E’ uscito a fine dicembre 2015 su Internazionale, questo bell’articolo di Christian Raimo che confronta le politiche scolastiche del governo in carica con gli effetti di quelle precedenti, alla luce di una serie di studi e interventi recenti. Ne emerge uno spaccato della situazione attuale della scuola in 32 punti che prende in considerazione, tra gli altri aspetti, la condizione economica e giuridica degli insegnanti, la deriva della valutazione, la retorica della “riforma” e l’assenza del monitoraggio sugli effetti, l’assenza di progettualità per la rimozione degli squilibri strutturali, con un omaggio finale a Giorgio Israel che condivido.
Quando s’insediò al governo nel febbraio del 2013 Matteo Renzi volle da subito chiarire che la priorità per il suo esecutivo sarebbe stata la scuola. Ha continuato a ripeterlo in moltissime occasioni, facendo nel frattempo approvare una riforma in parlamento, la cosiddetta Buona scuola. Ma purtroppo è proprio sulle politiche dell’educazione che l’Italia sta vivendo la sua crisi più grande. Cos’è che non va? Cos’è che potrebbe andare meglio? Quali sono le urgenze e le ambizioni di una politica dell’educazione oggi in Italia?
Ho provato a mettere in fila una trentina di punti, usando molti studi e articoli di dibattito sulla scuola usciti nel 2015 e citando in maniera consistente e spesso quasi testuale due libri recenti: La scuola, le api e le formiche di Walter Tocci (Donzelli) e Senza educazione di Adolfo Scotto di Luzio (Il Mulino) (sull’ultimo numero del domenicale del Sole 24 Ore, c’è già un breve interessante intervento di Sergio Luzzatto su questi due testi).
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