Archive for 5 Agosto, 2016

5 Agosto, 2016

Ilvo Diamanti, La rivolta generazionale che alimenta il terrorismo

by gabriella

isis_parigiDiventa sempre più urgente trovare il senso dell’odio che sale intorno a noi, nota Diamanti in questo articolo sul jihadismo in Europa, perché l’Islam è, per i giovani attentatori suicidi di Parigi, Nizza e Bruxelles, poco più di un pretesto, una giustificazione ex-post. Tratto dalla rubrica Bussole di Repubblica del 4 agosto 2016.

È difficile capire cosa spinga tante persone, spesso di origine maghrebina, ma nate e vissute in Europa – e soprattutto in Francia – a provocare tante vittime, tanto sangue. Me lo sono chiesto nei giorni scorsi, passeggiando lungo la Promenade des Anglais, a Nizza. Dove, poche settimane fa, un uomo, alla guida di un camion, ha compiuto un massacro, uccidendo oltre 80 persone. La città, oggi, sta cercando di riprendere un ritmo di vita normale. Per quanto possibile. D’altronde, il lungomare e la spiaggia sono affollati come prima. Segno che neppure il terrorismo riesce a sconvolgere le nostre routine. Tuttavia, questa città è alla ricerca di un senso.

I terroristi evocano la “guerra jihadista”. Ma è una spiegazione insufficiente. Perché il legame degli autori degli attentati recenti con l’IS e con gli jihadisti appare, spesso, debole (magari non nel caso di Nizza.) Infatti, si tratta di persone che non mostrano convinzioni religiose particolarmente intense. Sovente, si tratta di “convertiti”, in tempi recenti. La cui appartenenza all’Islam radicale e all’IS viene “recitata” in video e, quindi, rilanciata in rete. Talora dall’IS stessa. Perché la via del terrore perseguita dello Stato Islamico incrocia, puntualmente, la via mediatica. Tuttavia, questi “nuovi terroristi” esibiscono la bandiera dell’IS ex-post. La stessa IS, non di rado, conferma la matrice degli attentati e degli attentatori solo “dopo”. Così si delinea un insidioso “patto di sangue”, letteralmente. Fra gli autori degli attentati, che ottengono un’identità, una legittimazione. E l’IS, lo Stato Islamico, che dà senso “globale” alla “sua” guerra.Più che il mandante, appare il mito che giustifica il terrore, prodotto, talora, da “terroristi ex-post”. Così, appare concreto il rischio di perdersi, in una spirale di orrore e di incomprensione. E diventa ancor più urgente trovare il senso dell’odio che sale intorno a noi.

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5 Agosto, 2016

Riccardo Gazzaniga, Il mare è solo una piscina più grande

by gabriella

Yursra

Una delle atlete che gareggeranno per la squadra dei rifugiati ha raggiunto l’Europa a nuoto e la Germania a piedi. Tratto dal blog di Riccardo Gazzaniga.

Questa bellissima e giovanissima ragazza si chiama Yusra Mardini, ha 18 anni ed è una delle nuotatrici che parteciperanno alle prossime olimpiadi di San Paolo nei 200 Stile Libero, la stessa gara di Federica Pellegrini. Difenderà i colori di una squadra di soli 10 atleti, che non ha bandiera e nemmeno inno, se non quello delle Olimpiadi. Perché è una squadra di rifugiati.

Yusra non nuoterà per il paese in cui è nata – la Siria –  e nemmeno per le medaglie, ma forse le importa poco, visto che solo un anno fa era nel Mar Egeo a nuotare per la vita. Sì, perché dopo aver partecipato ai Mondiali del 2012 quando aveva solo 15 anni ed essersi candidata a diventare una delle migliori nuotatrici siriane, Yusra ha visto la sua vita sconvolta dalla guerra.

La casa di Damasco è stata rasa al suolo, ogni avere della sua famiglia cancellato, nulla per cui rimanere, nemmeno lo sport:

“A volte non potevo allenarmi, a volte arrivavano bombe dentro la piscina. Il soffitto aveva i buchi. Un sacco di sportivi e specialmente i giocatori di calcio sono morti sotto i bombardamenti”.

Yusra, con la sorella Sarah, ha deciso di scappare: insieme ad alcuni parenti hanno raggiunto il Libano e poi la Turchia. Qui hanno pagato gli scafisti che li hanno buttati su un gommone per raggiungere l’isola di Lesbo. Ma il gommone, sovraccarico rispetto alla capienza massima di sette persone, ha iniziato a imbarcare acqua durante la traversata. I viaggiatori hanno gettato in mare tutti i bagagli, ma non bastava: l’imbarcazione sarebbe affondata. Allora Yusra, Sarah e un’altra persona che sapeva nuotare si sono tuffate per scaricare peso e sono rimaste attaccate al gommone in parte nuotando, in parte spingendolo loro stesse. Tre ore in acqua, durante le quali hanno percorso quasi 5 chilometri nell’Egeo insieme alla loro imbarcazione che, con meno peso, restava miracolosamente a galla.

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