Nel Trattato sulla natura umana (1739/1740), la critica alla nozione di causa, affine a quella svolta da Sesto Empirico nell’ambito dello scetticismo antico, ha un ruolo centrale.
Secondo Hume, la causa e l’effetto non sono proprietà delle cose, ma idee prodotte dall’attitudine associativa della nostra immaginazione. Di conseguenza, al di fuori della rappresentazione immaginativa, la relazione causale risulta indefinibile, dato che nei fatti non si può trovare nulla che basti a stabilirne il significato oggettivo.
La causalità è, quindi, senza dubbio una relazione indispensabile per la nostra conoscenza, ma è impossibile cercare di verificare se le “cose” stanno veramente così [trad. it. Bari, Laterza, 1982, I, pp. 22-24 e 87-90].
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1. Se le idee fossero interamente slegate e sconnesse, soltanto il caso potrebbe congiungerle; ma è impossibile che le stesse idee semplici si raccolgano regolarmente in idee complesse (come di solito accade) senza un legame che le unisca tra loro, senza una proprietà associativa, sì che un’idea ne introduca un’altra naturalmente. […]
2. Le proprietà che danno origine a quest’associazione e fanno sì che la mente venga trasportata da un’idea all’altra sono tre: somiglianza, contiguità nel tempo e nello spazio, causa ed effetto. Io non credo necessario attardarmi a dimostrare che le suddette proprietà producono un’associazione fra le idee, sì che, all’atto in cui se ne presenta una, ne fanno sorgere naturalmente un’altra. E ovvio, infatti, che nel corso del nostro pensiero e nel costante giro delle idee, la nostra immaginazione passa facilmente da un’idea ad altre che le somigliano: questa proprietà, da sola, è già un legame e un’associazione sufficiente per l’immaginazione. […]
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