24 Aprile, 2018
by gabriella
Piero Delbello, direttore dell’IRCI
Piero Delbello ha accolto tre classi della nostra scuola in viaggio d’istruzione sui luoghi delle guerre del secolo scorso, per raccontarci lo sradicamento degli sfollati istriani e giuliano dalmati tra le cose abbandonate al Magazzino 18 del Porto vecchio di Trieste.
«È un posto strano, questo. Il tempo si è fermato qui. È come una Pompei contemporanea. 2000 metri cubi di cose di chi se n’è andato, è passato, è emigrato e non è tornato a riprendersele. Una storia difficile, controversa, che puzza di silenzi e di morte …»
che, infine, nemmeno il direttore dell’Istituto Regionale per la Civiltà Istriano-Fiumano-Dalmata può raccontare fluidamente, ma gli esce a frammenti, per immagini, come quella del nonno contadino dallo sguardo fisso fuori dalla finestra, ammutolito dallo spaesamento che saluta il nipote cinquenne a grugniti e cenni del capo.
Sotto il racconto di Simone Cristicchi, qui un documentato resoconto di quelle che l’istituzione del giorno del ricordo derubrica a «complesse vicende» del confine italo-jugoslavo, ad indicare la convivenza delle differenze etniche, religiose e politiche prima della destabilizzazione fascista, l’assimilazione forzata degli slavi di Trieste e i massacri dell’esercito italiano in Slovenia, il campo di concentramento italiano di Rab, le foibe, la cessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia e l’esodo di chi scelse di andarsene.
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