Quattro scenari di sviluppo: tre apocalissi e una via d’uscita
Costruendo una civiltà ad alto consumo energetico, ogni giovane popolazione produce conseguenze sul proprio ecosistema.
I modelli matematici costruiti da un team di astrofisici ipotizzano che l’esito catastrofico delle conseguenze indotte da una popolazione sia probabile in rapporto di 3 su 4 ma che esista una possibilità residuale che qualche civiltà abbia potuto rendersi conto prima della fine delle conseguenze del proprio modello di sviluppo.
Noi quale abbiamo intrapreso?
Tratto da Repubblica.it.
Una delle domande più importanti per la sopravvivenza a lungo termine della specie umana è il modo in cui le civiltà gestiscono i cambiamenti che apportano ai loro ambienti a mano a mano che diventano più tecnologicamente avanzati. Questa domanda potrebbe anche aiutarci a valutare le possibilità che nell’universo esistano altre forme di vita intelligente.
Uno studio, recentemente pubblicato sulla rivista Astrobiology, suggerisce che ci sono quattro diversi scenari che una civiltà può seguire mentre si sviluppa. Uno di questi quattro percorsi conduce all’esistenza sostenibile. Ma negli altri tre casi le civiltà sfruttano troppo le risorse e collassano e di conseguenza si estinguono.
La domanda più logica, quindi, è: quale dei quattro percorso abbiamo intrapreso?
Il pogrom di Kielce
Il racconto dell’ultimo progrom di ebrei nella Polonia post-bellica, il 4 luglio 1946. Da Wikiradio.
Irene Biemmi, Il sessismo nei libri delle elementari
La scuola italiana continua a tramandare modelli di mascolinità e femminilità rigidi e anacronistici. Lo documenta Irene Biemmi in Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari [Rosenberg & Sellier, 2018] di cui riporto uno stralcio della Postfazione. Tratto da Micromega.
Tutto cambia, ma non i libri di testo (Postfazione)
Umberto Eco, I pampini bugiardi
Nel 1972 Umberto Eco pubblica I pampini bugiardi. Indagine sui libri al di sopra di ogni sospetto: i testi delle scuole elementari, l’anno successivo Elena Gianini Belotti dà alle stampe Dalla parte delle bambine (1973).
Pascal Boyer, In che Dio credevano i nostri antenati evolutivi?
Pascal Boyer spiega che, nonostante l’alta variabilità di comportamenti religiosi nelle diverse società, è possibile rintracciare un denominatore comune dell’atteggiamento religioso ovvero la presenza di agenti cui viene attribuita una mente che desidera, ricorda e agisce intenzionalmente, in maniera simile a quella umana. Oltre alle grandi religioni organizzate, esistono quelle che Boyer chiama “attività religiose informali”, le stesse che probabilmente praticavano i nostri antenati e che contenevano il germe dell’evoluzione delle religioni. L’intervista di Francesco Suman all’antropologo per La mela di Newton.
Pascal Boyer è professore al dipartimento di antropologia e psicologia della Washington University di St. Louis, dove detiene la cattedra di Henry Luce Professor of Individual and Collective Memory.
È tra i pionieri dello studio delle religioni da un punto di vista cognitivo. È autore di libri fondamentali per la sua disciplina come Religion explained (2001), tradotto in italiano da Odoya nel 2010 (E l’uomo creò gli dei. Come spiegare la religione). Il suo ultimo libro è Minds make societies – how cognition explains the world humans create (2018), edito da Yale University Press.
Pascal Boyer era tra gli invited speakers della conferenza tenutasi a Erice dal 9 al 14 maggio scorso intitolata “Future directions on the evolution of rituals, beliefs and religious minds” e organizzata dal Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana e dalla Scuola Internazionale di Etologia “Danilo Mainardi” diretta dal prof. Stefano Parmigiani (Università di Parma).
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