Archive for Febbraio, 2019

8 Febbraio, 2019

Trasimaco, La giustizia è l’utile del più forte

by gabriella

Alle celebre affermazione del sofista secondo il quale la giustizia è la legge con la quale i forti impongono il loro vantaggio, Socrate obietta che la giustizia è piuttosto l’utile del più debole che uomini giusti sono disposti a perseguire.

Questi non cercano onori e fama, ma accettano di guidare lo stato «per non incorrere nel tremendo castigo di essere governati da chi è peggiore di loro».

La Repubblica di Platone nel bell’allestimento teatrale di Claudio Longhi messo in scena dalla Fondazione San Carlo di Modena il 7 e 9 febbraio 2014. Al minuto 22:15 lo scontro tra Socrate e Trasimaco davanti a Polemarco, l’ingenuo figlio del padrone di casa, Cefalo e l’affermazione del sofista, a conoscenza dei meccanismi del potere, che «la giustizia è l’utile del più forte».

Trasimaco: Credi davvero, Socrate, che i pastori mirino al bene delle pecore e dei buoi? Che li nutrano e li ingrassino e li curino per uno scopo diverso da quello dei padroni e del loro proprio? E allo stesso modo pensi che i governanti ignorino il loro profitto? La giustizia! La giustizia è un bene utile a chi è più forte e governa, ma è un danno per chi obbedisce e serve. I sudditi fanno il bene del padrone e lo rendono felice servendolo, ma non riusciranno mai a rendere felici loro stessi. La tirannide porta via i beni altrui, sacri, profani, pubblici, privati. A coloro che si macchiano di simili misfatti di solito si dà il nome di sacrileghi, di schiavisti, di rapinatori, di ladri … e invece quando uno, oltre che delle sostanze dei loro cittadini, si impadronisce anche delle loro persone e se ne serve come di schiavi facendosi tiranno, ecco che viene dato il nome di felice e beato, nonostante abbia realizzato l’ingiustizia assoluta. Ecco, l’ingiustizia è assai più degna di un uomo libero di quanto lo sia la giustizia.

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4 Febbraio, 2019

Massimo Gramellini, INVALSI 2018 Il bambino azienda

by gabriella

Sta passando il principio che la scuola serva soltanto a trovare un lavoro e non anche se stessi.

Condizionati dal Pensiero Unico Materialista, gli estensori dei questionari Invalsi hanno chiesto ai bambini della primaria:

«Pensando al tuo futuro, quanto pensi che siano vere queste frasi?».

Segue un elenco di traguardi esistenziali immaginati come eccitanti per dei bambini di dieci anni: avere abbastanza soldi, comperare ciò che si vuole, trovare un buon lavoro. Alle piccole cavie vengono concesse sei gradazioni possibili di risposta, da «per niente» a «totalmente».

Se avessi dieci anni, ma non è detto che non li abbia, risponderei: «per niente».

E, con un linguaggio appena un po’ più ingenuo di quello che userò, aggiungerei:

«Alla mia età rivendico il diritto di potere ancora sognare e di non associare la felicità al possesso di beni materiali. Il lavoro e i soldi sono importanti, specie se non li hai. Ma dalla scuola mi aspetto che insegni anche altro. Che mi dia gli strumenti culturali per vivere meglio, per cogliere la bellezza in un’opera d’arte, per ammirare un tramonto e non solo una vetrina.

Che, almeno alle elementari, mi spinga a fantasticare e a cercare dentro di me il talento unico e irripetibile che sicuramente posseggo, come tutti. Che non faccia di me solo un consumatore compulsivo e uno sbarratore di crocette nei questionari, ma un essere umano completo, capace di abitare la vita nella sua interezza o — come direste voi — totalmente».

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