Il servizio di Radiorai3 [prima parte; seconda parte; terza parte; quarta parte] dedicato al settantesimo anniversario dell’armistizio, due anni fa.
Alle 19:42 dell’8 settembre 1943, il capo del governo Maresciallo Badoglio dette agli italiani l’annuncio dell’armistizio dagli studi dell’Eiar di Via Asiago. L’8 settembre del 1943 rappresenta una data cruciale per la memoria e per l’identità collettiva dell’Italia repubblicana postbellica. Non esagerava Winston Churchill quando scriveva che dopo l’8 settembre iniziava per il nostro Paese il periodo più tragico della sua storia, quello di una guerra civile, di un paese diviso in due, lacerato da una feroce occupazione nazista e dai continui bombardamenti angloamericani, dove la Resistenza iniziava, si allargava e si radicava e la violenza delle truppe di occupazione, spalleggiate dai soldati e dai militi della Repubblica sociale italiana, si faceva sempre più terribile.
E’ un periodo segnato dalla vergogna per la fuga indecorosa del re e del Governo e per la mancata difesa di Roma, per l’abbandono nel caos e nella mancanza di ordini dell’esercito, per la repressione o il non aiuto alle iniziative popolari di resistenza contro i tedeschi. Ma è anche un periodo in cui la speranza e la gioia, esplose il 25 luglio, trovano una loro radice nella lotta di resistenza che in un anno e mezzo contribuirà alla libertà del paese e al suo riscatto morale e politico. Ne è memoria e anticipazione il discorso di Duccio Galimberti del 26 luglio 1943.
Mentre il re fugge, i romani restano a difendere la città: è la battaglia di Porta S. Paolo.
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