Venerdi scorso un governo dimissionario e di minoranza ha approvato il Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione, un meccanismo che allontana ulteriormente la scuola pubblica italiana dai propri compiti costituzionali attraverso il meccanismo dell’accountability, la responsabilizzazione verso i risultati che toglierà agli studenti più svantaggiati quanto resta.
Insorgono sindacati e studenti: «È il colpo di mano di un governo arrogante e autoritario». La straordinaria vitalità in limine mortis del governo Monti ha partorito un’altra riforma della scuola, calata dall’alto, senza fondi, mirata alla creazione di un sistema della valutazione ispirata all’ideologia dell’accountability, che in italiano si traduce con «rendicontabilità». Ieri il consiglio dei ministri ha approvato il regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione (Snv) per le scuole del sistema pubblico nazionale e per le istituzioni formative accreditate dalle regioni.
Il nuovo sistema si basa sull’attività dell’Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione), sulla collaborazione dell’Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) e sulla creazione di un «contingente» di ispettori che avranno il ruolo di guidare i nuclei di valutazione esterna. Ad oggi sono oltre 1300 le scuole che lo stanno sperimentando. Una volta concluso, questo processo rivoluzionerà la vita di 9 mila istituti, un milione di dipendenti e 7 milioni di studenti. Il provvedimento, voluto fortemente dal ministro dell’istruzione Francesco Profumo, spingerà gli istituti a stilare un rapporto di autovalutazione seguendo i dati messi a disposizione dal sistema informativo del Miur, dall’Invalsi e dalle stesse scuole. Il suo principio ispiratore mira a sottoporre i docenti e gli studenti, oltre che gli stessi istituti, ad un crescente controllo di valutazione e sanzione della loro «produttività».
L’obiettivo sarà perseguito estendendo i testi di valutazione dell’apprendimento agli alunni della seconda e quinta elementare, della prima e della seconda media, del secondo anno delle superiori e anche alle quinte, prima della maturità. Al cuore del sistema c’è l’Invalsi che elaborerà i calendari delle visite degli ispettori-valutatori. Il suo ruolo è ispirato alla governance neoliberale che regola la vita delle scuole nel Nord Europa e risponde agli impegni assunti con l’Unione europea in vista della programmazione dei fondi strutturali 2014/2020.
L’Snv affida agli istituti il compito di definire gli indicatori di efficienza che dovranno essere rispettati dai presidi manager. L’Indire sosterrà i cosiddetti «processi di innovazione» delle scuole promuovendo l’uso delle nuove tecnologie – il feticcio della lavagna elettronica o del tablet nelle classi – e la creazione di «ambienti di e-learning» per aggiornare i docenti. Alla base c’è la valutazione dei risultati, cioè l’efficienza delle performance degli istituti a partire dalle quali sarà determinato il fondo ministeriale da destinargli. In altre parole, più studenti verranno promossi, più i docenti risulteranno «efficienti», più i singoli istituti saranno «virtuosi». A questi ultimi toccherà approntare i «piani di miglioramento» per innalzare il proprio rendimento. Tranne la Cisl, tutti i sindacati e gli studenti attaccano Profumo per l’approvazione di una misura «autoritaria e sbagliata».
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Per capire perché tutto questo peggiorerà ulteriormente la qualità della scuola (già in caduta libera dopo lo scardinamento dei curricoli della “riforma” Gelmini):
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