Abbiamo dato regole etiche alla legittima difesa, mica vogliamo il Far West

by gabriella

Gazebo, Legittima difesa

"Be, la legge è legge…"#gazebonotte

Publié par Gazebo sur jeudi 4 mai 2017

Un mio collega scrive in proposito:

A MODEST PROPOSAL

Con la nuova legge sulla legittima difesa, tutti noi ci stiamo attrezzando con pistole, fucili, doppiette, kalashnikov, mitragliatori Thompson a ruota modello Al Capone, spingarde, archibugi, carabine Winchester, mortai, lanciagranate e bazooka, così da poter sparacchiare impunemente sui ladri al calar del buio.

C’è però un inconveniente: a norma di legge, lo si può fare solo di notte. E se invece il ladro ti entra in casa d’estate alle otto, quando è ancora pieno giorno? Che fai, gli spari? Che poi tutti i vicini sentono la detonazione e testimoniano – gli infami! – che l’hai fatto secco mentre il sole splendeva.

Ecco, la mia proposta è questa. Per un ladricidio efficace e professionale, esistono infiniti mezzi: il coltello, il randello, il tortóre, la mazza da baseball, la padella in ghisa da lanciare sulla fronte, il soffocamento con laccio come i Thug di salgariana memoria, il fioretto, la sciabola, la scimitarra, il gladio, lo spadone a due mani, la katana, i colpi di karate alla nuca, le stellette ninja, il nunchaku, l’arco e le frecce, la balestra, il giavellotto, la picca, l’alabarda, il mazzafrusto, la bipenne da guerra, le bolas, la cerbottana col curaro, la fionda come Davide e Golia, la presa alla giugulare stile Spock, la mannaia da macellaio, i dolcetti all’arsenico lasciati sul tavolo del soggiorno, lo Zyklon B, i calzini sporchi del giorno prima.

Insomma tanti metodi discreti e silenziosi, che certo richiedono addestramento (ma qui si aprono anche infinite possibilità di business), ma che ti permettono di far fuori il ladro e poi chiamare all’uopo la volante, al calar del buio, sostenendo con piena innocenza, e senza tema di smentita, che il fattaccio è appena successo.

 

Gianni Rodari, Il Signor Guglielmo e i ladri

Tratto da Prime fiabe e filastrocche, Torino, Einaudi ragazzi, 1993.

Il signor Guglielmo abita nei boschi e ha molta paura dei ladri. Il signor Guglielmo non è ricco, ma i ladri come fanno a saperlo? Pensa e ripensa, il signor Guglielmo ha deciso di scrivere questo cartello e di metterlo sulla porta:

«Si pregano i ladri di suonare il campanello. Essi saranno lasciati entrare liberamente e potranno vedere con i loro occhi che qui non c’è proprio niente da rubare. (Di notte suonate a lungo, perché ho il sonno molto duro.) Firmato: il signor Guglielmo».

Una notte si sente il campanello suonare. Il signor Guglielmo corre a vedere chi è.
«Siamo i ladri!» – sente gridare.
«Vengo subito!» – dice il signor Guglielmo.
Corre ad aprire la porta, i ladri entrano con la barba finta e la maschera sugli occhi. Il signor Guglielmo fa loro visitare tutta la casa e i ladri possono vedere che non c’è niente da rubare, neanche un gioiellino grosso come un grano di riso.
Brontolano un po’ e poi se ne vanno.

«Benedetto quel cartello!» pensa il signor Guglielmo. Adesso i ladri vengono spesso a trovarlo. Ce ne sono di tutte le qualità, alti e piccoli, magri e grassi. Quando vede che i ladri sono poveri, il signor Guglielmo regala loro qualche cosa: un pezzo di sapone, una lametta per fare la barba, un po’ di pane e formaggio.
I ladri sono sempre gentili con lui e prima di andarsene gli fanno un inchino.

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