Alessandra Daniele sulla “canonizzazione” di Steve Jobs

by gabriella

iPapa.jpgIl vecchio seduto davanti alla tv sente il figlio rincasare.
– Lavori sempre fino a tardi – dice in tono di vaga lamentela.
Il figlio posa il pacchetto della pizzeria sul tavolo del soggiorno.
– Non possiamo vivere solo con la tua pensione – poi chiede – hai mangiato?
Il padre annuisce.
– Sicuro?
Il vecchio conferma. Poi indica la tv.
– È tutta la sera che parlano di Stigiob. Neanche fosse morto il papa.
– L’iPapa – dice il figlio, scartando la pizza.
– Dicono che era un genio. Ha inventato il computer portatile.
– No – dice il figlio – ne ha prodotto un tipo.
– Quello che hai tu?
– No.
– Però ha inventato il telefonino.
– No. Ne ha prodotto un tipo.
– Quello che hai tu?
– No.
– E quell’affarino per sentire la musica.
– Il lettore MP3.
– Quello che hai tu?
– No.
Il vecchio riflette con aria vagamente delusa.
– Non hai niente delle cose che faceva Stigiob?
– No.
– Perché?
– Costano.
Il vecchio annuisce, pensoso.
– In America la manodopera è cara.
Il figlio scuote la testa.
– Li fanno in Cina.
– Quelli veri?
– Sì.
Il vecchio si rigira lentamente verso la tv. Il figlio addenta una fetta di pizza, e ne porge un’altra al padre. Il vecchio esita, poi la prende, e comincia a mordicchiarla con i pochi denti buoni, continuando a guardare la tv.
– Ne parlano ancora – dice – è diventato miliardario partendo da un garage. Come avrà fatto?
– Non gli è crollato sulla testa – risponde il figlio.

* * *

Nota

«Tirai fuori il mio comunicatore portatile, e glielo porsi. Lo osservò con crescente meraviglia, e fu deliziato quando gli mostrai il proiettore, lo stereo, e i biauricolari incorporati. Non propriamente semplice, comunque esattamente il tipo di evoluzione nel campo dell’elettronica che uno scienziato dell’epoca avrebbe associato al futuro.»
Dal racconto breve di John R. Pierce Invarianza (”Invariant”) del 1943


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