Che lo dica l’Associazione delle Industrie Elettroniche Informatiche e di Comunicazione e non il MIUR, è sintomatico della confusione che regna in materia di scuola e tecnologie. «I gadget sono investimenti inutili» – sostiene Cristiano Radaelli in questo articolo dell’aprile scorso (e il pensiero corre a Profumo ..) – «se non inseriti in un processo formativo completamente rivisitato. La scuola insegni a gestire l’enorme flusso di informazioni che arriva della rete, per guidare gli studenti verso un pensiero strutturato e critico. Il rischio è quello dell’information overload».
Altro punto nodale non meno importante riguarda l’imparare a gestire l’enorme flusso di informazioni che arriva dalla rete. Durante un seminario promosso dalla Fondazione Pubblicità Progresso all’Università Cattolica di Milano lo scorso gennaio, è stato affrontato proprio il tema dei rischi dell’information overload per i nostri studenti. Come illustrato dal Presidente di Pubblicità Progresso, Alberto Contri, il rischio è che la cattiva gestione della marea montante di input che ci arrivano quotidianamente, nell’era della iperconnettività, generi nei nostri giovani il rischio di un pensiero sempre meno strutturato e critico: il rischio della cosiddetta “costante attenzione parziale”. Il segreto sta, come documentato dalla crescita di corsi e master basati sul mixed learning nel mondo anglosassone, nell’interpretare le nuove tecnologie come strumenti di una comunicazione che deve innanzitutto essere mezzo per lo sviluppo di pensieri strutturati e articolati all’interno di un contesto sociale. Interessanti ad esempio i casi di università inglesi ed americane che, attraverso i sistemi di videoconferenza e social networking, permettono a studenti africani, grazie anche ai costi ragionevoli, di formarsi senza affrontare l’onere della migrazione. In tutto questo, però, la tecnologia e il web non diventano un mare magnum in cui pescare le risposte, ma strumenti di relazione e di rapporti diretti, se non fisici, quasi. La rete e le nuove tecnologie sono quindi una grandissima opportunità di crescita e sviluppo per la formazione dei nostri ragazzi. Sono uno strumento che gli insegnanti devono non solo essere in grado di utilizzare, ma il cui utilizzo devono essere in grado di insegnare.
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