Auguste Comte, Il potere è necessario e naturale

by gabriella
comte

Auguste Comte

Nel brano seguente, tratto dal Corso di filosofia positiva (1830-42), l’ingenuità biologicista con la quale Comte affronta la prima analisi funzionalistica del potere.

Più che uno strumento di dominio, il potere è una realtà inevitabile quanto indispensabile alla sopravvivenza della società, poiché permette una vita sociale guidata e disciplinata: l’uomo tende naturalmente a comandare ed obbedire.

Come l’istinto altruistico è alla base della coesione sociale, l’istinto del comando e della sottomissione sono infatti alla base del governo della società.

Tale è dunque la tendenza elementare di tutta la società umana ad un governo spontaneo. Questa tendenza necessaria è in armonia, nella nostra natura individuale, con un sistema corrispondente di inclinazioni particolari, le une nei riguardi del comando, le altre dell’obbedienza.

Dal primo punto di vista non bisogna, indubbiamente, considerare la disposizione troppo comune a comandare come il segno di una vera vocazione di governo, che dev’essere infinitamente rara, a causa dell’eminente preponderanza ch’essa esige.

È così, per esempio, che le donne, in generale così appassionate per il dominio, sono di solito così radicalmente inadatte ad ogni governo, anche domestico, sia a causa di una minore razionalità, sia anche per la mobile irritabilità d’un carattere più imperfetto […].

Lo studio della casa parigina di Comte

Lo studio della casa parigina di Comte

Comunque sia, senza che la disposizione al comando debba, per se stessa, indicare una qualsiasi attitudine al governo, bisogna nondimeno riconoscere che essa è indispensabile al suo esercizio, tanto per ispirare all’insieme della società una fiducia incompatibile con la nostra irresolutezza, che per permettere al sistema personale delle nostre facoltà politiche di sviluppare ogni energia conveniente […].

Alla superiorità d’un simile carattere deve corrispondere e corrisponde infatti, nella maggior parte degli uomini, una disposizione contraria all’obbedienza, non meno pronunciata nella natura eminentemente complessa dell’organismo umano.

Se gli uomini fossero naturalmente così indisciplinati come lo si suppone spesso oggi, non si potrebbe assolutamente capire come avessero mai potuto essere veramente disciplinati. È, al contrario, evidente che noi siamo tutti più o meno inclini a rispettare involontariamente, nei nostri simili, una superiorità qualsiasi, soprattutto intellettuale o morale, anche indipendentemente da ogni desiderio personale di vederla esercitare a nostro vantaggio […].

Per quanto disordinata sia oggi, a causa della nostra anarchia spirituale, la sete universale del comando, non c’è nessuno, senza dubbio, che in un segreto e scrupoloso esame privato, non abbia sovente sentito, più o meno profondamente, come è dolce obbedire, quando possiamo realizzare la felicità, ai nostri giorni quasi impossibile, d’essere convenientemente scaricati, da sagge e degne guide, della pesante responsabilità d’una guida generale della nostra condotta […].

Al momento stesso dei più violenti sconvolgimenti politici, quando l’economia sociale sembra momentaneamente minacciata da una prossima dissoluzione, l’istinto delle masse popolari viene ancora a manifestare spontaneamente, in una nuova incontestabile maniera, questa irresistibile tendenza sociale che, fin nel compimento delle più rivoluzionarie demolizioni, ispira loro volontariamente una scrupolosa obbedienza verso le superiorità intellettuali e morali di cui esse seguono spontaneamente la guida […]

Così la spontaneità fondamentale delle diverse disposizioni individuali si mostra essenzialmente in armonia con il corso necessario dell’insieme delle relazioni sociali per stabilire che la subordinazione politica è, in generale, inevitabile quanto indispensabile.

Il tempio della religione dell'umanità che Comte aprì a Parigi nel Marais

Il tempio della religione dell’umanità che Comte aprì a Parigi nel Marais

Esercitazione

1. Su quale considerazione poggia la tesi che le società umane abbiano bisogno di essere governate?
2. Quale concezione hobbesiana Comte contesta implicitamente in questo brano?

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