Dopo decenni di gestione miope e clientelare, una città meravigliosa in crisi di prospettive scuote il giogo e cerca il proprio riscatto. «Non c’è niente di più di difficile da prendere in mano, di più pericoloso da guidare e di più incerto successo che avviare un nuovo ordine di cose», osservava Machiavelli, ma a questa città indomita e guascona, poco incline alla rassegnazione, il coraggio non fa difetto.
Il resoconto di Senzasoste della storica sconfitta del PD a Livorno grazie ad una aggregazione informale di liste civiche radicali intorno al Movimento 5 stelle.
“Non v’è niente di più difficile da prendere in mano, di più pericoloso da guidare e di più incerto successo che avviare un nuovo ordine di cose, perché l’innovazione ha nemici in tutti quelli che hanno operato bene nelle vecchie condizioni e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che potranno essere avvantaggiati dal nuovo”.
Machiavelli, Il Principe
Filippo Nogarin è il nuovo sindaco di Livorno. Lo hanno deciso i 35.899 che lo hanno votato (1/4 dell’elettorato) e che sono stati sufficienti per mandare per la prima volta il Pd all’opposizione, visto che l’ex partitone ha preso solo 31.709 voti, 2.300 in meno che al primo turno. Più che una vittoria dei 5 Stelle appare una disfatta del Pd.
Ci sono alcuni aspetti inequivocabili di questo voto. Il primo è il drastico calo della partecipazione dal 64% del primo turno al 50% del secondo. Il secondo è che il Pd non è riuscito a portare a casa nemmeno gli stessi voti del primo turno, fatto che fa sospettare che un po’ di renziani non siano andati a votare nemmeno a questo giro. Come ultimo aspetto quello della provenienza del voto: i 19.500 voti in più che sono arrivati a Nogarin (al primo turno ne aveva presi 16.210) provengono per la maggior parte da sinistra, sicuramente molti dei 13.973 presi da Raspanti al primo turno (Buongiorno Livorno e alleati). Ma anche molti da parte di cittadini che in questi anni hanno condiviso le lotte contro il rigassificatore, il megainceneritore, la discarica di Limoncino, le speculazioni di Nuovo Centro e Porta a Mare.
Vediamo commenti di molte persone che vivono fuori Livorno che sono stordite da questo risultato e da posizioni come le nostre. Chi vive qui sa benissimo che la sinistra organizzata elettoralmente (eccetto Rifondazione), quella organizzata dal basso e quella diffusa nel sostegno a tante lotte sul territorio, hanno votato in massa per i 5 Stelle, o meglio contro il Pd. Molti tappandosi il naso ma per il bene della città, altri in modo naturale visto che nella sede del Movimento 5 Stelle di Livorno sono appese le bandiere “No Tav”, “No Rigassificatore” e “Referendum Acqua Pubblica”, le stesse che molti hanno in casa. Col Pd invece cosa c’era da condividere? Nulla, se non la vuota retorica di chi spesso parla facendo credere ai propri elettori che esiste sempre il Pci. Anzi, probabilmente molti possono condividerci le decine di denunce e i processi dei prossimi mesi per molte battaglie recenti e passate.
Ci sarà sicuramente qualcuno che la farà passare come la sconfitta della Livorno rossa e della sinistra e interpreterà questo risultato come l’avanzamento delle destre. Noi sappiamo solamente che in questo consiglio comunale ci sarà solo una rappresentante del centrodestra su 32 consiglieri (minimo storico della destra livornese). Ci saranno 20 del M5S di cui ne conosciamo alcuni che abbiamo incrociato in qualche lotta ambientalista, ci saranno 3 di Buongiorno Livorno e ci sarà Marco Cannito. Se qualcuno in tutto ciò ci vede l’avanzamento della destra (storica o moderna) ce lo spieghi bene. Sicuramente in questo consiglio comunale ci sarà meno rappresentanza per banche e lobby, anche se sappiamo che i poteri forti della città continueranno a comandare e il consiglio comunale è ormai un luogo dove le sorti della città si decidono in misura minima.
Tuttavia in Comune stasera c’erano molte facce preoccupate: dirigenti, funzionari, vertici dei Vigili Urbani e molti altri che hanno sempre avuto la faccia arrogante di chi si sentiva tutelato da un potere inscalfibile. Questa è la sconfitta di un malgoverno ventennale, di un potere adagiato e sempre più privo di qualità. È anche la sconfitta culturale de Il Tirreno che ha cercato fino all’ultimo di reggere il gioco a Ruggeri sull’impegno a cambiare, dipingendo Nogarin come un improvvisato.
Chiudiamo ribadendo un passaggio che abbiamo scritto nell’editoriale preballottaggio:
Sappiamo bene che quando si apre un tombino sigillato esce tanta merda sottoforma di ambigui imprenditori che aspettavano la fine di un’era, personaggi incapaci che pensano di aver inventato la politica o pericolosi cialtroni. Ma sappiamo anche che quando un potere pluridecennale se ne va, libera anche tante energie spesso represse in questa cappa di piombo che ha sempre visto coesi partito-sindacato-amministrazione.
Noi continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto. Militanza politica e un giornale indipendente.
Livorno ha dato, come sempre, un segnale di ribellione sapendo di rischiare. Ma come disse Lenin:
“Per fare una frittata bisogna cominciare a rompere delle uova”.
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