Un bell’articolo di Belpoliti su memoria, percezione e digitalizzazione uscito su Doppiozero.
Incontro Giovanna in una libreria. Sta cercando tra le novità i libri da leggere questa estate. È incerta se comprare un libro di carta, oppure la sua versione ebook. Quello tradizionale pesa di più e costa anche di più, tuttavia, mi confessa, i libri che legge sul tablet non se li ricorda per nulla.
“Strano – dice – è come se leggessi qualcosa di cui non conservo memoria.”
E non è questione dei saggi, che legge di meno sul tablet, ma proprio dei romanzi o racconti.
“Com’è possibile?”, mi domanda.
La medesima osservazione me l’ha fatta un mese fa un amico. Anche lui ha constatato che i testi letti in versione elettronica sono meno ricordabili:
“Che sia un mio difetto?”, mi ha domandato. Da allora mi sto interrogando su questo strano effetto di oblio, o scarsa memorizzazione. Da tempo mi sono accorto che le email, ma anche i documenti, che ricevo via posta elettronica, li ricordo meglio se li stampo. Visti su un foglio A4, le parole, le frasi, i concetti, li trattengo meglio. Ma non posso stampare tutto, sia per una ragione pratica, sia per un problema etico: si consuma troppa carta. Tuttavia il tarlo mi è rimasto.
Parlando con Giovanna mi viene in mente una cosa: il tablet è un supporto a due dimensioni.
“Anche il libro”, dice Giovanna. “Sì, è vero, ma tu con il libro hai un orientamento spaziale”. “Come?”. “Destra e sinistra”, rispondo.
Detto altrimenti, il libro si trova in uno spazio a tre dimensioni; possiede un orientamento che è quello determinato dalla nostra simmetria bilaterale: davanti/dietro; destra/sinistra. Pur essendo bidimensionale il foglio partecipa della terza dimensione che è data dalla nostra stessa presenza nello spazio. Ricordiamo meglio perché le parole sono collocate su un supporto che è tridimensionale: il libro possiede tre dimensioni.
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