Il Manifesto del Partito Comunista, un piccolo libro di appena ventitré pagine – l’unico insieme alla Bibbia ad avere un’edizione in tutte le lingue del mondo – fu scritto da Marx ed Engels nel 1847 su incarico della Lega dei giusti che doveva elaborare il proprio statuto.
Poté essere stampato nel febbraio 1848, a Londra, grazie a una colletta di 25 sterline tra gli operai.
Nonostante le sue dimensioni, scrisse Lenin,
«pesa quanto interi volumi, il suo spirito anima e muove tutto il proletariato organizzato e in lotta del mondo civile».
Di seguito la Prefazione, il primo capitolo “Borghesi e proletari” e il secondo “Proletari e comunisti”. Qui, l’intero volume.
Prefazione
Uno spettro s’aggira per l’Europa – lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.
Quale partito d’opposizione non è stato tacciato di comunismo dai suoi avversari di governo; qual partito d’opposizione non ha rilanciato l’infamante accusa di comunismo tanto sugli uomini più progrediti dell’opposizione stessa, quanto sui propri avversari reazionari?
Da questo fatto scaturiscono due specie di conclusioni. Il comunismo è di già riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee.
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