Archive for ‘Internet’

14 Gennaio, 2013

In ricordo di Aaron Swartz RIP #Aaron_Swartz

by gabriella

Mauro Vecchio, L’addio di internetAaron

La conoscenza non è un crimine.

Anonimous

Eminenti netizen e accademici ricordano un giovane brillante. La famiglia attacca il MIT e le autorità federali per il trattamento riservato al figlio. La perdita di un hacker e un attivista di primo piano.

Gli utenti della sua Reddit e varie personalità di spicco nell’universo digitale, dal padre del web Tim Berners-Lee al portavoce pirata Peter Sunde, e ancora Cory Doctorow, Brewster Kahle (fondatore di Archive.org), Doc Searls (tra l’altro uno degli autori del Cluetrain Manifesto). Un senso profondo di rispetto verso l’opera di un costruttore, al di là delle più semplicistiche definizioni adottate in questi giorni dalla stampa internazionale. Dopo il suo drammatico suicidio, Aaron Swartz non può essere ricordato soltanto come un hacker nel mirino dei federali.

Certamente impossibile ignorare quella beffarda incursione tra i meandri cibernetici dell’archivio JSTOR, da cui erano fuoriusciti ben quattro milioni di documenti – tra paper e journal – gelosamente conservati nelle infrastrutture informatice del prestigioso MIT. In un comunicato ufficiale pubblicato sul sito celebrativo Remember Aaron Swartz, la famiglia dell’ex-studente di Stanford ha duramente attaccato sia il MIT che le autorità statunitensi.

“La morte di Aaron non è una semplice tragedia personale“, ha denunciato la famiglia Swartz in attesa dei funerali di domani a Highland Park, Illinois. L’insaziabile curiosità del giovane costruttore sarebbe stata spezzata dagli atteggiamenti intimidatori e persecutori del sistema giudiziario a stelle e strisce. Le posizioni intransigenti assunte dal procuratore federale Carmen M. Ortiz e dallo stesso ateneo di Boston avrebbero “contribuito alla sua morte”.

In totale, Swartz rischiava una condanna fino a 35 anni di prigione e una sanzione pecuniaria di un milione di dollari. Nelle vesti dell’hacker, Swartz era entrato senza autorizzazione all’interno del network tramite uno switch, riuscendo a connettersi all’archivio digitale JSTOR mediante la rete del MIT. Azioni dispiegate per distribuire online una parte significativa dell’archivio di JSTOR a mezzo P2P, rimettendo in pubblico dominio documenti che in teoria avrebbero dovuto già esserlo ma che invece risiedevano inspiegabilmente in un giardino recintato il cui accesso era riservato al pubblico pagante.

read more »

16 Novembre, 2012

Herman T. Tavani, Philosophical Theories of Privacy: Implications for an Adequate Online Privacy Policy (2007)

by gabriella

Considerato che giusto ieri mi sono sentita proporre per la stipula di una polizza RCA sull’auto di mio figlio, uno sconto di cento euro se avessi accettato di farvi installare una scatola nera, leggerò presto questa ricognizione filosofica delle teorie della privacy.

Consiglio chi voglia cimentarsi, di leggere prima (o durante) i classici degli anni ’90 e ’00 sulla sorveglianza: Gilles Deleuze, Poscritto alle società di controllo e David Lyon, L’occhio elettronico. Privacy e filosofia della sorveglianza (1994) [qui l’originale inglese] e La società sorvegliata (2001). Gli strumenti per pensare tutto questo sono foucaultiani, ne parla nel video seguente l’ex garante per la privacy, Stefano Rodotà.

 

Pubblicato in “Metaphilosophy”,Volume 38, Issue 1, pages 1–22, January 2007.

Abstract: This essay critically examines some classic philosophical and legal theories of privacy, organized into four categories: the nonintrusion, seclusion, limitation, and control theories of privacy. Although each theory includes one or more important insights regarding the concept of privacy, I argue that each falls short of providing an adequate account of privacy. I then examine and defend a theory of privacy that incorporates elements of the classic theories into one unified theory: the Restricted Access/Limited Control (RALC) theory of privacy. Using an example involving data-mining technology on the Internet, I show how RALC can help us to frame an online privacy policy that is sufficiently comprehensive in scope to address a wide range of privacy concerns that arise in connection with computers and information technology.

read more »

29 Ottobre, 2012

Massimo Mantellini, Obbligo di rettifica, l’eterno ritorno

by gabriella

Dovessi dire qual è il sentimento predominante, leggendo le cronache dal Senato, dove la Commissione Giustizia ha da poco approvato il cosiddetto disegno di legge Salva-Sallusti sulla diffamazione, direi che è lo sconforto. Lo sconforto e la depressione verso una classe politica che non è più solo ampiamente divergente, nei temi su cui si applica discute e legifera, dagli interessi dai cittadini, ma che ha ormai preso definitivamente il largo da una idea minima di intelligenza e comprensione, fosse anche solo per proprio personale interesse.

Perfino il lato pirandelliano della vicenda, la frettolosa toppa promessa ad un direttore di giornale che, quanto ad attenzione per la diffamazione nessuno vorrebbe prendere come esempio, rischia non solo di fare più danni della mancata norma, ma viene utilizzata per occuparsi d’altro, per dedicare attenzione a temi ricorrenti come il controllo dell’informazione, dei giornalisti non allineati ed ovviamente della rete Internet.

Dice il senatore Castelli durante i lavori della Commissione, egregiamente riassunti da Fabio Chiusi sul suo blog, che “la diabolicità del sistema Internet è che quella notizia resta per sempre”. In una sola frase viene riassunta, in un italiano magari un po’ faticoso, la caducità della nostra idea di conservazione della conoscenza. La biblioteca di Alessandria, Jorge Luis Borges, l’aspirazione ad imparare dai nostri errori tenendone traccia, vengono archiviati con naturalezza nel pensiero verticale dell’ingegnere leghista. La notizia resta per sempre e tutto questo è diabolico e deve essere impedito.

read more »

16 Luglio, 2012

La blogosfera ha 15 anni

by gabriella

Il 18 luglio del 1997 il primo strumento per “bloggare”. Un fenomeno che ha cambiato il modo di fare informazione su internet ma che è stato stravolto dal successo di Facebook e Twitter. Ecco la sua breve ma intensa storiadi SILVIO GULIZIA

IL 18 LUGLIO 1997 lo sviluppatore statunitense Dave Winer 1 annunciava il primo strumento per “bloggare”, come si sarebbe poi detto. A 15 anni dalla nascita del primo sistema per raccogliere link e pensieri e presentarli dall’ultimo al primo ci sono oggi oltre 181 milioni di blog, secondo l’ultimo studio di NM Incite 2 (gruppo Nielsen). Il 63% degli internauti italiani ha un blog. Uno su dieci ci scrive tutti i giorni, mentre il 43% almeno una volta al mese (dati Mediascope IAB Europe 3). 

Il Frontier, questo il nome che Winer dette al suo tool, era un archetipo delle piattaforme di cura dei contenuti poi divenute comuni. Fra queste c’è stata pure Splinder, che in Italia raggiunse i 600mila utenti prima di iniziare il declino schiacciata dall’arrivo nel nostro Paese di WordPress (2005) e Blogger (2006) e dall’apertura a tutti di Facebook (2007), con il conseguente boom dei social network (2008) che ha stravolto il modo di bloggare.

read more »

Tags:
5 Luglio, 2012

Derrick de Kerckhove, Wikileaks

by gabriella
 WikiLeaks è uno dei momenti significativi della storia di internet
Felix Stalder

La rivoluzione in corso, appena iniziata, che riguarda il rapporto cittadini-potere politico si chiama «Twitter», «Wikileaks». Stiamo vivendo un cambiamento antropologico: i blog, Twitter e i social network sono la nuova «agorà elettronica». In questo vedo una tendenza, già evidente nella crisi provocata da Wikileaks, dalla quale emerge chiaramente un’esigenza di trasparenza che parte dal basso e si confronta con le gerarchie finanziare, di impresa e anche governative[3]. Wikileaks evidenzia una tendenza irreversibile della cultura dell’elettricità, iniziata con il matrimonio fra linguaggio ed elettricità attraverso le linee del telegrafo. Questo lo vedeva già McLuhan nel 1966:

oggi il mondo istantaneo, con media d’informazione elettrica, coinvolge tutti nello stesso istante. Il nostro è un nuovo mondo dedicato al momento presente. Il tempo in un certo senso si è fermato e lo spazio è svanito. Come i primitivi noi viviamo nel nostro villaggio globale, pieno di eventi simultanei. Il villaggio globale non è creato dalle macchine a motore e nemmeno dagli aeroplani, ma dal movimento istantaneo dell’informazione elettrica. Il villaggio globale è allo stesso tempo grande quanto l’intero pianeta e piccolo quanto il paese dove ciascuno di noi è impegnato, maliziosamente, a mettere il naso negli affari altrui. Non vi si trova necessariamente armonia, ciascuno è sempre più preoccupato per ciò che succede al vicino che non a se stesso e alla propria vita[4].

read more »

5 Luglio, 2012

Pierre Lévy, L’hypersphère publique

by gabriella

Questo nuovo articolo di Pierre Lévy è uscito su “Medium”, VIII (2011), 29 ed è stato ripubblicato da Cosmopolis.

I temi sono quelli  tradizionalmente cari a Lévy, affrontati con l’approccio sviluppato a partire da Cyberdémocratie. Essai de philosophie politique (2002, tr. it. Cyberdemocrazia. Saggio di filosofia politica, Mimesis, Milano 2008). Benché la sua filosofia del cyberspazio non brilli per senso critico e concretezza sociologica (e sì che è stato allievo di Serres e Castoriadis), Lévy ha comunque il dono di riepilogare in modo intelligente ciò che altri direbbero in sei volumi. Questo saggio sulla nuova sfera pubblica (particolarmente i paragrafi La nouvelle liberté d’expression, d’écoute et d’association, L’alphabétisation à l’intelligence collective De l’opinion publique à l’intelligence collective) è quindi davvero utile per fare il punto delle trasformazioni, delle opportunità e delle sfide (soprattutto educative) della digitalizzazione del mondo [traduzione mia in corso].

 

Le médium numérique

Le médium numérique du début du XXIe siècle se caractérise par une possibilité d’expression publique, d’interconnexion sans frontières et d’accès à l’information sans précédent dans l’histoire humaine. Ce médium est en train de remplacer, tout en l’absorbant, l’ancien système des médias structuré par l’édition papier, le cinéma, les journaux, la radio et la télévision. Dès le début des années 2000, il m’apparaissait que la croissance du médium numérique se traduirait par une transformation radicale de la sphère publique qui aurait de profondes et durables conséquences politiques[2]. Déjà, en 1999, des collectifs de militants s’organisaient en ligne de manière souple et décentralisée pour manifester contre l’OMC et le FMI à Seattle. Bien mieux, grâce l’outil techno-social Indymedia[3], ils témoignaient de leur action en temps réel et à l’échelle mondiale sans passer par les médias unidirectionnels traditionnels. En utilisant à fond les nouveaux vecteurs de communication, la victorieuse campagne d’Obama en 2008 a montré dans quel médium se jouait désormais l’opinion publique. Wikileaks et ses émules sont devenus des acteurs majeurs du jeu politico-diplomatique mondial. Les révoltes arabes de 2010-2011 se sont organisées en ligne par Facebook et Twitter et leurs acteurs ont tous à la main un téléphone intelligent qui enregistre et diffuse en temps réel les événements auxquels ils participent. Isolé dans ma cabane au Canada, je lis quotidiennement les titres de dizaines de journaux et de blogs de partout dans le monde, et je reçois chaque jour des centaines de tweets qui m’informent de mes sujets d’intérêts favoris.

Dall’inizio del XXI secolo, il medium digitale si caratterizza per una possibilità d’espressione pubblica, d’interconnessione senza frontiere e d’accesso  all’informazione senza precedenti nella storia umana. Questo medium sta rimpiazzando, assorbendolo, l’editoria di carta, il cinema, i giornali, la radio e la televisione. Dall’inizio degli anni ’00 è apparso chiaro che la crescita del medium digitale si sarebbe tradotta in una trasformazione radicale della sfera pubblica che avrebbe avuto profonde e durevoli conseguenze politiche[2].

Già nel 1999, dei collettivi di militanti si organizzavano online in modo agile e decentralizzato per manifestare contro il WTO e il FMI a Seattle. Meglio ancora, grazie allo strumento tecno-sociale Indymedia [3], testimoniavano della loro azione in tempo reale e su scala mondiale attraverso i media unidirezionali tradizionali. Utilizzando a fondo i nuovi mezzi di comunicazione, la vittoriosa campagna di Obama nel 2008 ha mostrato che in quel medium si organizzava ormai l’opinione pubblica. Wikileaks e i suoi emuli sono diventati attori maggiori del gioco politico-diplomatico mondiale. Le rivolte arabe del 2010-2011 si sono organizzate online attraverso facebook e Twitter e i loro portagonisti hanno tutti in mano uno smartphone che registra e diffonde in tempo reale gli avvenimenti a cui partecipano. Isolato nella mia capanna in Canada, leggo quotidianamente i titoli di decine di giornali e di blog di qualunque parte del mondo, e ricevo ogni giorno centinaia di tweet che mi informano dei miei temi preferiti.

read more »

29 Aprile, 2012

Perché Internet resti uno stupid network

by gabriella

Un nuovo provvedimento legale riapre il problema del filtraggio dei contenuti su Internet (filtering), nella fattispecie su YouTube. Il precedente italiano era stato il caso del ragazzino down torinese picchiato dai compagni di scuola il cui video, pubblicato su YouTube, aveva fatto (giustamente) indignare l’opinione pubblica, MA (inopportunamente) decidere il Tribunale di Milano per la condanna del social network. Il magistrato italiano stabilì allora il pericoloso precedente dell’obbligo di filtraggio dei contenuti prima della pubblicazione, rifiutando di accettare la (giusta) difesa di Google che aveva rimosso il video alla prima segnalazione di inopportunità.

Oggi, un caso analogo, legato alla violazione del copyright su YouTube, si è concluso con un’altra condanna. Qual è il rischio? Quello di credere di difendere libertà particolari (copyright, lotta alla pedofilia, privacy) mentre si attenta a libertà fondamentali (diritto d’espressione, libertà della rete). Internet è infatti una “rete stupida” (stupid network), una rete cioè che ignora ciò che sta circolando sui suoi circuiti [il primo a parlare di rete stupida è stato David Isenberg].

Lawrence Lessig [“The Architecture of the Innovation” e  “A Threat to Innovation on the Web”] ha spiegato che è proprio per questo che è libera e promuove intelligenza e creatività (nonché ricchezza) e che non si può insegnare a Internet a riconoscere i propri contenuti, senza farla diventare un infernale panottico digitale, nel quale NESSUN CONTENUTO, dalla mail, all’acquisto, alla petizione, potrà più dirsi PRIVATO.

La notizia, tratta da Repubblica.it (28.04.2012):

Germania.”Youtube deve filtrare i contenuti”. La corte a difesa dei diritti d’autore

Il tribunale di Amburgo ha preso le difese della casa discografica Gema, che ha portato in tribunale il sito di proprietà di Google a causa di 12 videoclip musicali pubblicati online i cui diritti non sono mai stati pagati. La sentenza potrebbe diventare un riferimento per cause simili in altri paesi.

UN TRIBUNALE tedesco si è pronunciato contro YouTube in un caso relativo alla violazione dei diritti di musicisti e compositori. Il sito video di Google dovrà infatti installare filtri con cui impedire agli utenti di caricare online video musicali i cui diritti sono detenuti dall’etichetta discografica Gema.

read more »

5 Marzo, 2012

Ivan Fulco, Come nascondersi da Google. Vademecum per la privacy in rete. Munafò, Cosa sanno di noi i siti che visitiamo?

by gabriella

Dal 1° marzo, tra non pochi dubbi, sono entrate in vigore le nuove regole di privacy di Google. Piccolo viaggio tra i sistemi per regalare il meno possibile di se stessi al sistemi di tracciamento dei servizi di Mountain View di IVAN FULCO

Secondo i teorici del Grande Fratello (quello orwelliano, non quello Endemol), lo scambio non è per nulla equo: ogni giorno, Google permette ai suoi utenti di accedere a decine di servizi online in forma gratuita, ma il prezzo da pagare – per quanto non monetario – è comunque troppo alto. Sono tutti i dati che quotidianamente condividiamo con Mountain View (registrando un Google Account o anche solo eseguendo una ricerca), e che entrano nell’ecosistema del mercato pubblicitario a disposizione di decine di società. Google conosce il tuo nome, la tua posizione geografica, utilizza la tua cronologia di navigazione. Tutto con un obiettivo primario: fornire agli utenti inserzioni pubblicitarie mirate, per alimentare quel business che, solo nel 2011, ha stabilito un nuovo record, con un utile trimestrale di 9,72 miliardi di dollari. 

Dopo l’esordio, Il primo marzo, delle norme unificate sulla privacy1, il fronte degli scettici ha trovato tuttavia nuovi protagonisti. L’Unione Europea ha espresso “profonda preoccupazione” per le nuove regole2, sollevando dubbi sulla loro legalità. Il Presidente Obama3 ha avviato un piano per la protezione dei dati dei consumatori. Per diffondere una maggiore consapevolezza, una start-up italiana, Iubenda, sta sviluppando un servizio4 che mostri in tempo reale la diffusione dei nostri dati in Rete. Ma per un normale utente che non voglia condividere informazioni con Mountain View, qual è la soluzione?

Le armi di Google contro GoogleGli strumenti primari, paradossalmente, sono forniti da Google stessa. La pagina degli “Strumenti per la privacy”5, per iniziare, illustra tutte le procedure attraverso cui monitorare e cancellare i propri dati dagli archivi Google. È possibile eliminare elementi dalla cronologia di ricerca (“Controlli della Cronologia web”) o disattivare la registrazione delle chat (“Chat di Gmail non salvate nel registro”), ma soprattutto usare gli strumenti del “Data Liberation Front” che, per ogni servizio, spiega passo passo come esportare in locale i propri dati per poi cancellarli dai server remoti. 

read more »

14 Gennaio, 2012

Mike Wesch, An anthropological introduction to YouTube

by gabriella

Per questa lezione il professor Wesch ha ottenuto nel 2008 il riconoscimento di “miglior professore dell’anno”. La lezione dura circa 55 minuti, è in inglese e sottotitolata in inglese. Se non volete seguirla tutta, guardatevi almeno l’imperdibile finale (53:00) in cui il prof e i suoi studenti della Kansas University ballano la Numa dance.

5 Gennaio, 2012

La miglior notizia del 2011: Commotion

by gabriella

Relazioni, lavoro, tempo libero, non c’è niente che internet non abbia rivoluzionato negli ultimi decenni. Ma Commotion può fare molto di più.

Per saperne di più:

Cinque progetti per liberare il web

Che cos’è la net neutrality

Per il Parlamento europeo l’ACTA è un passo nella giusta direzione

Parlamento europeo: approvato il rapporto Gallo

Il rapporto Gallo al Parlamento europeo: l’ombra dell’ACTA sulla UE

La neutralità della rete arriva in Europa

ACTA: ecco il testo pubblicato

USA: una proposta di legge per spegnere Internet (in caso d’emergenza)

http://www.europa451.it/4/post/2011/08/commotion-internet-senza-fili-indipendente-anonimo-e-criptato.html


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: