Archive for ‘Internet’

6 Novembre, 2011

Wikisource e Wikiquote, amare i libri al tempo della rete

by gabriella

La biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita,
perfettamente immobile, armata di volumi preziosi,
inutile, incorruttibile, segreta. Aggiungo: infinita.

José Luis Borges, Finzioni

Wikisource è molto di più di una biblioteca globale digitale, è una comunità di lettori impegnata a digitalizzare, codificare (cioè inserire tag e riferimenti bibliografici indispensabili per l’utilizzo delle fonti) e rendere accessibili opere letterarie. La wikiguida in italiano sottolinea efficacemente questo aspetto, definendo gli wikisourciani “amanuensi dell’età digitale”.

La definizione, apparentemente enfatica è, in realtà corretta, gli wikisourciani infatti sono i soccorritori dei libri in un’età dominata dal commercio, nella quale i libri pubblicati negli ultimi 70 anni (90 per gli Stati Uniti) sono accessibili solo se posseduti da una Biblioteca vicina o se si ha il denaro sufficiente per acquistarli, mentre quelli pubblicati prima (inclusi classici e grandi opere scientifiche) cioè finiti nel pubblico dominio (public domain) rischiano di diventare permanentemente inaccessibili in quanto privi di distribuzione.

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I bibliofili italiani, ad esempio, sanno bene quanto sia difficile, in questo momento di declino dell’editoria nazionale, seguire un dibattito scientifico, a meno di conoscere un’altra lingua straniera (meglio se un paio) e saper usare le risorse internet. Salvo eccezioni, gli editori italiani infatti non traducono quanto dovrebbero contributi esteri anche fondamentali, ed è triste, visto che fino a vent’anni fa la nostra editoria era celebre per fiuto, cultura e conoscenza dei dibattiti stranieri. Non solo, ma è sempre più difficile anche poter rileggere un classico perchè gli stessi editori che seguono sempre meno le novità scientifiche non li ristampano, preferendo pubblicare modesti instant book o i piatti reportage giornalistici del mainstream nazionale. Un panorama sconfortante, insomma, seppure contrastato eroicamente dai tanti piccoli  editori (nonchè librerie) che non si rassegnano e continuano a lottare con i propri bilanci.

Insomma, i lettori appassionati o professionali (come gli insegnanti) sono sempre più spesso costretti ad abbandonare la carta per poter continuare a leggere – nella mia esperienza, il rapporto libro/risorsa digitale è già da una decina d’anni di 1 a 10 – e quando ci riescono è sempre più spesso grazie all’accessibilità e alla gratuità delle risorse digitali, di cui wikisource è un esempio (vale la pena notare che lo stipendio di un insegnante italiano non consente l’acquisto di più di un libro o due al mese, nessuno se c’è il bollo, il tagliando o la riparazione della lavastoviglie, e che l’illuminata politica di promozione dell’ignoranza in atto da qualche anno non prevede nemmeno il rimborso dell’IVA sull’acquisto di strumenti didattici – libri, abbonamenti, pc, scanner, stampanti, proiettori, che portiamo a scuola a nostre spese – benchè permetta alle aziende di detrarre dalle imposte il costo della Ferrari “di rappresentanza” su cui viaggia il figlio del boss).

Arricchire una risorsa bibliografica comune non è comunque solo un bel modo di impiegare il tempo libero per gli appassionati di libri, ma è soprattutto un potente strumento didattico attraverso cui insegnare agli studenti delle superiori che cos’è una fonte e come la si cita, oltre che naturalmente (e se ne ha un bisogno estremo) come si legge un libro.

Quest’anno sto proponendo ai miei studenti di 3° e 4° liceo di realizzare dei Wikiquote (appena li vedrò sicuri nell’utilizzo di questo elementare strumento della famiglia wiki, proporrò di lavorare con Wikisource) su alcuni argomenti delle lezioni di codocenza (che il cosiddetto “riordino” ha cancellato) che vertono sui temi della “felicità” (si vedano i post 1, 2 e 3) e dell’idea di natura umana nella scienza politica moderna  (si vedano i post 1 e 2).

Entro dicembre i ragazzi della terza realizzeranno un wikiquote sul film La ricerca della felicità di Gabriele Muccino, mentre gli studenti della quarta lo faranno su Utopia di Thomas More (12 dicembre: abbiamo iniziato a conoscere Wikiquote, aggiornando la voce nel frattempo creata da altri wikiquotiani con le migliori citazioni e dialoghi del film. Entro la fine dell’anno completeremo il lavoro).

Impossibile concludere un post dedicato agli strumenti wiki senza due parole su Wikipedia. Va detto, in proposito, che se fino a cinque o sei anni fa si doveva ancora sottolineare l’affidabilità di questa fonte proprio (e non “nonostante”) perchè aggiornata in tempo reale da milioni di utenti (non necessariamente specialisti), oggi anche i colleghi più scettici invitano i loro studenti a consultarla, vinti probabilmente dalla stessa realtà che ha costretto la più grande e blasonata enciclopedia del mondo (l’Enciclopedia Britannica) a chiudere il proprio sito web per scarsità di accessi. Da tempo, insomma si è capito che per le superiori modalità con cui è costruita (la cooperazione disinteressata e gratuita è più efficiente del mercato) Wikipedia non ha rivali commerciali: la sapienza contenuta in milioni di teste è evidentemente maggiore di quella di poche, per quanto esperte e professionali possano essere. Personalmente, non studio se non davanti allo schermo (con la scrivania piena di libri, giornali e appunti cartacei), consulto, in genere, wikipedia, all’inizio e alla fine di un progetto di lavoro e quando trovo carente o inesatta la o le voci che mi interessano (il che accade raramente) l’aggiorno in quattro click. Giusto stamattina, dopo aver letto un articolo di Le Monde sul nonnismo nell’università francese (che ho deciso di tradurre e incollare nel post “bullismo”, tema a cui all’inizio dell’anno ho dedicato un modulo nelle seconde) ho visionato la voce relativa e, trovandola incompleta, l’ho modificata e linkata al post. Ci ho messo in tutto 10 minuti.

24 Ottobre, 2011

F. Guerrini, Cinque progetti per liberare il Web

by gabriella

Mai come di questi tempi il Web ha assunto un ruolo centrale nelle nostre vite. Allo stesso tempo, mai come adesso la Rete, come l’abbiamo conosciuta finora, è sotto attacco: da parte di autorità di regimi repressivi, che vogliono impedire ai cittadini di comunicare e informarsi. Da parte delle aziende di telecomunicazioni, a cui il principio della “neutralità della rete”, grazie al quale chiunque può avere accesso a qualsiasi contenuto una volta pagato il canone di connessione alla banda larga, sembra un inaccettabile freno alla libertà di impresa, e di profitto.

Al summit Contact di New York, appena conclusosi, si è parlato proprio di questo: di come riformulare l’architettura di Internet, in modo da favorire l’emergere di protocolli decentralizzati e provenienti “dal basso”, per arrivare alla “Next Net”, la nuova Rete che mantenga davvero le promesse degli esordi. Le idee, si è visto, non mancano: parecchi gruppi di programmatori visionari sono già al lavoro, anche se è difficile dire se le loro creazioni potranno fuoriuscire dal ristretto ambito degli smanettoni e fare presa sulla grande massa di internauti: quella, per intenderci, che tende a confondere la Rete con Facebook. Eccone alcuni fra i progetti più innovativi, e meno conosciuti.

Il progetto Locker
Un progetto open souce per consentire ai navigatori di custodire i dati che condividono, volontariamente o in maniera inconsapevole, sul Web, in un luogo sicuro. E di sfruttarli commercialmente in prima persona, se ne hanno l’intenzione, mediante una serie di applicazioni, sempre open source, che attingano alle informazioni conservate nei locker, le cassaforti del cyberspazio.

Commotion Wireless
Una piattaforma di comunicazione distribuita basata sulle reti per cellulari e il wi-fi che dovrebbe sopravvivere a qualsiasi tentativi di censura della rete Internet imposto dall’alto. L’idea ha preso forma dopo i recenti tentativi di “spegnimento” della Rete verificatisi in Egitto e Tunisia. Una struttura di comunicazione peer-to-peer dovrebbe garantire agli attivisti anche maggiore garanzia di non essere monitorati da parte di provider o servizi di Stato.

Metacurrency
In un’era dove il vero valore è sempre più prodotto dalla conoscenza e il denaro si può trasformare in bit di informazioni, la valuta così come la conosciamo, appare obsoleta. Il progetto di Metacurrency è quello di decentralizzare e ridare alle persone la capacità di attribuire valore alle cose a cui tengono, sperimentando molti tipi di valuta alternativi al denaro. Una serie di presentazioni sul sito del progetto, contribuisce a chiarire questo concetto.

FreedomBox
Creata da un professore della Columbia School of Law, Eben Moglen, la “scatola della libertà” consiste in un piccolo server personale, basato sulla distribuzione Linux Debian e su un qualsiasi cellulare di vecchia generazione che funga da modem. L’idea è quella di creare una rete di piccoli server personali a basso costo (una trentina di dollari), che, con l’utilizzo di strumenti gratuiti e open source, consenta l’invio di email e chiamate Voip criptate.

Connect.me
Un sistema di gestione della reputazione e delle competenze di singoli individui, basato su uno scambio di voucher digitali, che si possono emettere, per segnalare persone di indubbia autorevolezza, o ricevere in segno di apprezzamento da parte di altri utenti. Un modo per sfuggire alla dittatura degli algoritmi impersonali, tipici di servizi come Klout o Grader, che misurano il grado di preparazione solo sulla base di fattori numerici come il numero dei follower su Twitter o quello dei retweet.

tratto da: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=9647&ID_sezione=38

18 Ottobre, 2011

Facebook

by gabriella

C. Leonardi, Utenti di Facebook, siete tutti clienti paganti

Utenti di Facebook,
siete tutti clienti paganti. L’iscrizione al social network non costa nulla, ma la presenza sul sito si ripaga abbondantemente. Sul web bisogna abituarsi a essere clienti e… prodotto.

CLAUDIO LEONARDI Molti utenti di Facebook hanno protestato per le modifiche dell’interfaccia operate a fine estate. Ritenevano un oltraggio non essere stati interpellati. Altri, invece, hanno bacchettato gli “indignados” del network perché a caval donato, si sa, non si guarda in bocca. Insomma, Facebook è gratis, e ti lamenti pure? E’ indiscutibile che nessun iscritto al social network debba sborsare alcunché per accedere ai servizi, ma è proprio vero che Facebook è gratis? Ira Winkler, presidente dell’Internet Security Advisors Group e autore del libro Spies Among Us (Spie tra di noi) non è di questo avviso.

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11 Settembre, 2011

Giovanni Boccia Artieri illustra gli errori canonici delle interpretazioni di Internet

by gabriella

Giovanni Boccia Artieri (insegna sociologia della comunicazione ad Urbino, ne ho un ricordo anche personale) ha imbracciato mouse e tastiera per demolire ad una ad una le semplificazioni interpretative e i luoghi comuni su Internet a cui Veltroni ha (incautamente) deciso di dare voce.

Il suo è un intervento molto chiaro e utile da riporre nella cassetta degli attrezzi da brandire per spiegare Internet. Così, ad esempio: 1. demolizione degli ostacoli epistemologici alla comprensione della rete (reset), 2. significativi aneddoti sulla storia dei protocolli e sulla struttura della rete (edit), 3. elementi di teoria sociale delle nuove tecnologie (then restart).

Tratto dal blog del professore: http://mediamondo.wordpress.com/2011/08/29/riformismo-e-rete-come-non-cambiare-l%E2%80%99italia/

Io non so esattamente se e come il riformismo possa cambiare l’Italia. Certamente non possono farlo uomini e donne con visioni sfuocate su quello che gli sta attorno. Non possono farlo da politici, da soggetti che dovrebbero rapportarsi con l’opinione pubblica e muoversi nelle sfera pubblica alimentando il dibattito e sapendo ascoltare.

Non possono farlo se scrivono (pensano) cose come queste.

La rete è un meraviglioso laboratorio di legami e di saperi, uno strepitoso strumento di giustizia sociale conoscitiva ma, nel suo discorso pubblico, alimenta semplificazioni e il suo stesso linguaggio formale, pollice in su o in giù, rimanda a banalizzazioni esasperate, ad un mondo di tifosi in cui lo spazio per la razionalizzazione e la costruzione si fa più esile. Tutto tende ad essere corto, emotivo, estremo. Proprio quando avremmo più necessità di pensieri lunghi, di progetti grandi, di tempo per realizzarli.

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30 Agosto, 2011

Commotion, il progetto di un’Internet libera da qualunque controllo. Il progetto di una rete “ombra” per difendersi dalla censura

by gabriella

Le Monde di oggi riferisce della nascita di Commotion: non un gadget qualunque, ma la possibile killer application di una comunicazione senza controllo totalmente gratuita, cioè (come spiega l’articolo) “l’utopia suprema degli hacker e dei militanti libertari del mondo intero”: Commotion consiste infatti in reti wireless collegate tra loro attraverso frequenze libere e raggiungibili senza linea telefonica.

Chi conosce l’architettura di Internet sa che la gratuità e la libertà di questo mezzo di comunicazione entrano sistematicamente in contraddizione con la controllabilità e la necessità di stipulare un contratto di accesso alla rete con un provider telefonico (ISP). Commotion sembra spazzare via questo limite…

LEMONDE | 30.08.11 | 17h28   •  Mis à jour le 30.08.11 | 18h44

Une vingtaine de jeunes gens finalisent un logiciel permettant la création de réseaux sans fil à haut débit 100 % autonomes, qui fonctionneront sur les fréquences Wi-Fi, sans s'appuyer sur aucune infrastructure existante.

Une vingtaine de jeunes gens finalisent un logiciel permettant la création de réseaux sans fil à haut débit 100 % autonomes, qui fonctionneront sur les fréquences Wi-Fi, sans s’appuyer sur aucune infrastructure existante. Conspiritech / Wikimedia commons

Una ventina di giovani realizzano un programma che permette la creazione di reti senza fili a banda larga, autonome al 100%, che funzionano su frequenze Wi-fi, senza appoggiarsi ad alcuna infrastruttura esistente.

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