Critico della politica e della vita associata, Rousseau ha condotto una riflessione globale sui problemi della vita civile, dedicando gli sforzi più significativi alla costruzione degli strumenti politici ed educativi per modificare tale realtà.
Indice
1. I temi antiilluministi del Discorso sulle scienze e sulle arti
2. La critica della civiltà del Discorso sull’origine della diseguaglianza
2.1 La diseguaglianza è contraria alla legge di natura 2.2La contestazione delle visioni dello stato di natura di Locke e Hobbes
2.2.1Lo stato di natura in Locke 2.2.2Lo stato di natura in Hobbes 2.2.3 Lo stato pre-civile secondo Rousseau
3. L’Emilio
3.1 Libri I. L’infanzia e l’educazione negativa 3.2 Libro II. La fanciullezza e l’educazione positiva
3.2.1 L’autoregolarsi della libertà: dipendenza dalle cose e dipendenza dagli uomini 3.2.2 Contro Locke: l’illusione del ragionare coi fanciulli 3.2.3 L’esempio del maestro 3.2.4L’apprendimento della lettura
3.3Libro III. L’educazione dai dodici ai quindici anni
3.3.1 La nobiltà del lavoro manuale
3.4 Libro IV. L’adolescenza e l’educazione alla socialità 3.5 Libro V. La giovinezza
Placido Rizzotto era un giovane contadino che dopo aver visto la seconda guerra mondiale e aver combattuto la guerra partigiana, si era messo alla testa delle rivolte contadine per l’occupazione delle terre incolte a Corleone, in Sicilia.
Placido combatteva contro l’ingiustizia millenaria dei feudatari e dei loro squadristi che ogni mattina, sulla piazza del paese, chiamavano i lavoratori a giornata ad uno ad uno, escludendo quelli che avevano alzato la testa e non avevano mostrato rispetto.
Portato via sulla piazza del paese il 10 marzo 1948, senza che nessuno osasse uscire a difenderlo, fu gettato, forse ancora vivo, in un dirupo inaccessibile a Roccabusambra, poco fuori Corleone.
Aveva appena tenuto un discorso memorabile alla Camera del Lavoro, nel quale aveva spiegato ai braccianti che lo ascoltavano che il nemico da combattere non erano il padrone o la mafia, ma la paura e l’ignoranza che cementano un potere ingiusto.
Quando le sue ossa sono state ritrovate, 64 anni dopo la sua scomparsa, il 9 marzo 2012, avevo la radio accesa e scrivevo il testo di una lezione introduttiva su Platone.
Sentendo leggere passi del suo ultimo discorso, mi sono accorta che Placido aveva capito, senza aver mai letto un dialogo platonico, il problema di “pensare la città giusta” e usava proprio le stesse parole di quell’uomo vissuto duemilacinquecento anni prima, per spiegare ai suoi compagni che l’ignoranza e la paura sono ciò che tiene in piedi l’ingiustizia.
Per questo la lezione introduttiva su Platone contiene un frammento di quel discorso [dal minuto 3:34]:
Nel video seguente, la sua storia raccontata da Pippo Fava nell’ultima intervista rilasciata prima di essere, a sua volta, ucciso [la versione integrale qui e qui].
Nell’ideale educativo di Sparta, il cui momento di maggior splendore si colloca tra VII e VI secolo a.C., in un’epoca di poco successiva alla stesura dei poemi omerici, si coglie un’eco dell’areté eroico, ma con la fondamentale differenza che l’atto eroico non indica più l’abilità e il coraggio del singolo guerriero e non ha più come fine la gloria individuale, ma la difesa e il potenziamento della polis.
Il testo della lezione è ricavato dai classici Jaeger e Marrou.
Dal punto di vista pedagogico, il ‘700 è il secolo dei grandi riformatori di sistemi scolastici e di tre grandi filosofi dell’educazione: Locke, Rousseau e Kant.
Il primo ad intervenire è John Locke, i cui Pensieri sull’educazione sono uno dei testi pedagogici più letti e dibattuti tra ‘700 e ‘800.
In questo lavoro, nato dalla richiesta di consigli per l’educazione di suo figlio da parte di Lord Edward Clarke of Chipley, Locke delinea – in 217 lettere – il nuovo modello formativo della classe dirigente sulla base delle necessità sociali dell’élite dell’epoca.
È il manifesto dell’individualismo liberale e dell’educazione borghese.
L’educazione del gentleman ha come rovescio quella dei ragazzi di estrazione popolare: semplice misura correzionale di avviamento al lavoro coatto attuata un secolo dopo la morte del filosofo.
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1. Lo scenario storico 2. I Pensieri sull’educazione: spirito critico e libertà
2.1 L’educazione del gentleman:open education, tra autorità e libertà 2.2L’educazione popolare: ortopedia lavorativa e scolarizzazione generalizzata nelle working school
Erudito di fama internazionale, linguista ed esponente della comunità protestante dei Fratelli Boemi, Jan Amos Komensky (1592-1670) è l’ultimo erede dell’umanesimo e della riforma protestante e il primo pedagogista moderno.
Nel suo pensiero, riforma politica e riforma dell’educazione non possono essere separati e il diritto dei poveri e delle donne a sviluppare pienamente la propria personalità attraverso l’istruzione è ricavato direttamente dalla natura spirituale di un’umanità fatta «a immagine e somiglianza di Dio» (Genesi).
Enorme è quindi la distanza di Comenio dalla prima teorizzazione del diritto dei poveri alla scuola che Lutero concepiva semplicemente come via per la salvezza dell’anima (1517), ma anche da quella posteriore di Condorcet per il quale «la società deve al popolo un’istruzione pubblica come mezzo per rendere effettiva l’eguaglianza dei diritti» (1791).
Comenio resta, infatti, ancorato alla visione premoderna di un ordine armonico di diritto divino nel quale si legittimano le diseguaglianze tra gli uomini e in cui i poveri, una volta istruiti «saprebbero ben restare al loro posto».
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1. Pampedia: riforma religiosa e riforma sociale 2.Il disegno di rinnovamento sociale dei Fratelli Boemi 3.L’umanità decaduta e la via della salvezza da operare «coi nostri mezzi» 4.Pansophia: insegnare tutto a tutti 5. Il metodo: la Didactica magna 6. Per una didattica conforme alla natura 7. Educazione ed emancipazione umana
La paideia greca prende avvio dalla consapevolezza che l’eccellenza umana (areté), ciò che un uomo può diventare, possa essere coltivata.
Ogni società, però, elabora un propria visione di eccellenza per proporla normativamente ai propri membri.
Omero è il primo modello di eccellenza umana della civiltà occidentale e il primo poeta a darle forma.
Nella sua opera si presenta con chiarezza il ruolo dell’insegnamento nello sviluppo delle capacità, anche se la possibilità di questo sviluppo è riservata alla sola classe nobile (aristoi), il cui valore è un dato di natura.
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1. La paideia greca
1.1 L’educazione e il suo fine 1.2 La paideia
2. L’Iliade
2.1 L’aretè aristocratico 2.2 La figura di Achille e i due maestri
3.L’Odissea
3.1 La Telemachìa
1. La paideia greca
1.1 L’educazione e il suo fine
L’educazione, che i greci chiamano paideia, è l’attività che serve a sviluppare il potenziale umano, cioè quanto di meglio possiamo diventare.
Il fine dell’educazione è infatti l’eccellenza o virtù: aretè in greco.
1.La rivoluzione neolitica e la nascita delle civiltà fluviali nella Mezzaluna fertile
1.1 I cambiamenti economici nel passaggio dal nomadismo alla sedentarietà 1.2 I cambiamenti sociali legati alla trasformazione neolitica
2. La nascita della scuola
2.1 La scrittura come strumento di governo
3. Egitto e Mesopotamia: l’educazione del sacerdote e dello scriba
3.1 La scrittura è il sapere più alto della casta sacerdotale
3.2 La scuola si laicizza
1. La rivoluzione neolitica e la nascita delle civiltà fluviali nella Mezzaluna fertile
1.1 I cambiamenti economici legati al passaggio dal nomadismo alla sedentarietà
Tra i 10.000 e i 3.500 anni prima di Cristo, nella lingua di terra dell’Asia occidentale, bagnata dai fiumi Tigri, Eufrate e Nilo chiamata mezzaluna fertile, si svilupparono alcune delle prime grandi civiltà.
1. L’educazione informale delle società prive di scrittura
Uno degli obiettivi fondamentali dell’educazione è la conservazione e la trasmissione della tradizione culturale alle generazioni più giovani.
Nelle società senza scrittura manca, però, lo strumento indispensabile pertramandare una concezione del mondo al di là del qui ed ora. L’educazione perciò deve essere assicurata attraverso il passaggio diretto e personale di valori, pensieri, modi di vita.
Questa trasmissione diretta e personale è raggiunta con l’educazione informaleche viene realizzata dal gruppo familiare, dai coetanei e dagli adulti della comunità.
Si tratta di una forma di educazione basata quasi esclusivamente sull’osservazione e sull’esperienza diretta che sostituisce in gran parte ciò che nelle società alfabetiche è fornito dalla scuola.
Dalla fondazione greca della filosofia dell’educazione ai nuovi fini della pedagogia moderna: una lezione introduttiva agli aspetti chiave della transizione.
Il mondo anticoscopre che l’eccellenza umana (areté) non è iscritta nel sangue nobile (aristoi) ma può essere allevata con l’educazione. Sono i sofisti a formare i cittadini non nobili che ambiscono al protagonismo politico nell’Atene del V secolo.
Due millenni dopo, il cristianesimo protestanteestende a tutti gli uomini il diritto all’educazione come via a Dio attraverso la lettura delle Sacre Scritture.
Comincia così la modernità pedagogica che inizia, con Lutero, la grande impresa dell’alfabetizzazione popolare e culmina con la rivendicazione illuminista che
«la scuola deve al popolo un’istruzione pubblica come mezzo per rendere effettiva l’eguaglianza dei diritti» [Condorcet, Cinq mémoire sur l’instruction publique, 1791].
Dopo la fiammata rivoluzionaria, la pedagogia ottocentesca ripiega sulla filantropia sostituendo l’obiettivo dell’inclusione sociale e dell’avviamento al lavoro dei poveri al protagonismo attivo del popolo.
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1.La paideia: virtù e cittadinanza
1.1 La virtù 1.2 Il sapere e l’educabilità dell’eccellenza umana 1.3Sapere e cittadinanza 1.4 L’eccellenza umana non è un fatto di natura, ma di cultura 1.5 L’umanità è una possibilità universale concessa (solo) all’uomo libero
2.Il ruolo del cristianesimo nella genesi della modernità
2.1L’educazione universale dei protestanti 2.2L’alfabetizzazione popolare
3. Dalla pedagogia emancipativa alla filantropia compassionevole
Perché l’essere umano ha bisogno di educazione? Perché ogni società umana si è dotata di un sistema di trasmissione della propria cultura alle giovani generazioni? Che differenza c’è tra il sistema educativo di una società moderna e quello di una società tradizionale?
E, ancora, perché in Occidente gli anni di scuola tendono ad allungarsi sempre di più? A queste domande risponde la pedagogia, anche interrogando saperi diversi come l’antropologia, la paleoantropologia e la sociologia.
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