Archive for ‘Pedagogia’

16 Gennaio, 2025

L’aretè omerica

by gabriella

Il primo modello di eccellenza umana della civiltà occidentale.


Indice

1. La paideia greca

1.1 L’educazione e il suo fine
1.2 La paideia

 

2. L’Iliade

2.1 L’aretè aristocratica
2.2 La figura di Achille e i due maestri

 

3. L’Odissea

3.1 La Telemachìa

 

1. La paideia greca

1.1 L’educazione e il suo fine

L’educazione, che i greci chiamano paideia, è l’attività che serve a sviluppare il potenziale umano, cioè quanto di meglio possiamo diventare.

Il fine dell’educazione è infatti l’eccellenza o virtù: aretè in greco.

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15 Gennaio, 2025

Introduzione alla pedagogia

by gabriella

Qui, quo e qua “giovani marmotte”

Perché l’essere umano ha bisogno di educazione?  Perché ogni società umana si è dotata di un sistema di trasmissione della propria cultura alle giovani generazioni? Che differenza c’è tra il sistema educativo di una società moderna e quello di una società tradizionale?

E, ancora, perché in Occidente gli anni di scuola tendono ad allungarsi sempre di più? A queste domande risponde la pedagogia, anche interrogando saperi diversi come l’antropologia, la paleoantropologia e la sociologia.

 

Indice

1. Cultura e processi educativi
2. Istruzione ed educazione
3. Storia della pedagogia e ideali educativi

 

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9 Gennaio, 2025

Il «Selvaggio dell’Aveyron»

by gabriella

Il più famoso dei ragazzi selvaggi: la storia che animò il dibattito illuministico sull’uomo, lo stato di natura e la civilizzazione.

Indice

1. La specie umana tra biologia ed educazione
2. I bambini lupo osservati da Linneo
3. Victor dell’Aveyron

3.1 Victor a Parigi
3.2 Victor prova a parlare

 

1. La specie umana tra biologia ed educazione

L’umanità deriva da due fonti: una è la natura, i nostri geni, l’altra sono l’educazione e l’esperienza. Ma in che modo interagiscono le due fonti? Sono sufficienti i nostri cromosomi per farci essere così come siamo? L’intuito ci dice di sì ma, come vedremo, le cose stanno diversamente.

Avete mai sentito parlare dei “ragazzi-lupo”, quegli esseri umani abbandonati in fasce e cresciuti allo stato selvatico grazie al buon cuore di qualche animale? Di leggende ce ne sono tante.

La più nota è quella di Romolo e Remo, ma ne esistono pure altre, come quelle di Ciro di Persia, Tarzan o Mowgli. D’altra parte è facile immaginare che i neonati indesiderati venissero abbandonati in prossimità di zone selvagge. Succede anche ai giorni nostri e ne abbiamo testimonianza ogni qual volta leggiamo del ritrovamento di bambini lasciati sulla soglia di una chiesa o, peggio, gettati in un cassonetto.

Sicuramente i casi scoperti sono una minoranza e tanti bambini muoiono in breve tempo, tuttavia, di quando in quando e incredibilmente, qualcuno riesce a sopravvivere.

 

2. I bambini-lupo osservati da Linneo

Carl_LinnaeusSecondo il biologo settecentesco Linneo l’essere umano trovato nel bosco era tetrapus, mutus, hirsutus, ed era sicuramente di una varietà diversa dal resto della specie umana.

Lo chiamò Homo sapiens ferus e citò i casi più famosi: un ragazzo-lupo di Hesse (1344), un ragazzo-orso lituano (1661), un ragazzo-pecora (1672), una ragazza di Cranenburg (1717), un ragazzo trovato in Germania nel 1724 (Peter) e una ragazza di Champagne (1731).

Le ragioni dell’abbandono possono essere tante, dalla povertà al degrado, dalla vergogna a gravidanze indesiderate portate a termine. O, ancora, in paesi come l’India o la Cina i neonati possono essere abbandonati per evitare sanzioni da parte dello Stato.

Diversi sono invece quei casi, forse ancor più pietosi, di bambini tenuti segregati dal mondo esterno, cresciuti in buie cantine o in stalle puzzolenti, soli o a contatto con buoi o maiali.
Sanichar

Dina Sanichar

Tra i casi che la storia ricordi, i più noti riguardano Victor, di cui parleremo a breve; Kaspar Hauser, rapito da neonato e tenuto segregato a lungo, un giovane ritrovato a Nuremberg e poi ucciso in circostanze misteriose, forse perché era l’erede del duca di Baden; Amala e Kamala, due bambine ritrovate in India all’inizio del XX secolo; Genie, una ragazzina segregata da un padre folle negli anni ’70 a Los Angeles e Sanichar, un bambino di sei anni trovato in India a vivere con i lupi.

A leggere di queste vicende si comprende come ciascuna storia sia un dramma a sé, eppure qualcosa le accomuna: nessun ragazzo selvaggio è mai stato normale, nessuno si è mai integrato nella società umana.
Perché questo? Cosa saremmo senza la nostra cultura?

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8 Gennaio, 2025

Jerome Bruner, La necessità umana di educazione

by gabriella

In questo brano, tratto da Il significato dell’educazione (1971), Bruner esamina come le caratteristiche della nostra specie ci abbiano predisposto al bisogno di educazione.

homo erectusGli esseri umani, a differenza degli altri primitivi, hanno un’infanzia prolungata e un più lungo rapporto di dipendenza dagli adulti.

L’opinione corrente sull’origine di questa condizione può essere sintetizzata in questo modo. A mano a mano che gli ominidi divennero sempre più bipedi con le mani libere necessarie per l’uso degli utensili, ci fu non solo un aumento delle dimensioni del cervello, ma anche la richiesta di una cintura pelvica più robusta per sostenere lo sforzo pressante di camminare eretti.

L’aumento della forza nella cintura pelvica si verificò attraverso una graduale chiusura del canale natale e si determinò così un paradosso ostetrico: un cervello più voluminoso in rapporto a un canale del parto più stretto per il passaggio del neonato.

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11 Dicembre, 2024

Scrivere in corsivo, leggere un libro

by gabriella
mano umana e di una scimmia

E’ stato il bipedismo degli ominidi e la successiva specializzazione della mano nell’uso di utensili, la causa del formidabile sviluppo cerebrale della nostra nostra specie

Scriverecorsivosviluppa il pensiero: è infatti un’attività che richiede la coordinazione di più muscoli della mano, la cui conquista attiva (e richiede) l’azione di più aree del cervello coinvolte nell’attività di pensiero, del linguaggio e della memoria.

Questo nesso è talmente noto, che una delle ipotesi paleoantropologiche più convincenti spiega l’evoluzione della nostra specie e la crescita esponenziale del cervello con le conseguenze del bipedismo e della liberazione delle mani per la manipolazione degli oggetti.

Se, dunque, scrivere in corsivo ci riesce difficile, è probabile che cercare di apprenderne la tecnica ci aiuti a superare altri problemi di apprendimento.

Chi scrive in corsivo, scrive infatti più velocemente e fluidamente di chi scrive in stampatello, il che significa che la scrittura accompagna un’attività di pensiero più veloce e supporta una maggiore concentrazione.

Questa è la ragione per cui gli studenti che scrivono in corsivo hanno mediamente risultati migliori di chi scrive in stampatello (ciò si lega, d’altra parte, all’osservazione che chi scrive in stampatello ha avuto un’educazione meno efficace e una scolarizzazione meno attenta allo sviluppo delle abilità di base, per cui risulta meno capace di chi ha ricevuto una formazione migliore). Un articolo introduttivo (Federica Baroni), un approfondimento (Marco Belpoliti) e un’infografica.

Indice

1. Federica Baroni, Perché secondo la scienza è importante saper scrivere in corsivo
2. Marco Belpoliti, Scrivere a mano?
3. Marco Belpoliti, Perché non ricordo gli ebook?

 

1. Federica Baroni, Perché secondo la scienza è importante saper scrivere in corsivo

L’insegnamento del corsivo sta gradualmente sparendo dai programmi scolastici della scuola primaria. In Finlandia dal prossimo anno non sarà più obbligatorio imparare a scrivere a mano. Negli Stati Uniti il Common Core State Standards, istituto che fornisce le linee guida per l’omogeneità dell’insegnamento nella scuola pubblica, ha eliminato l’obbligo del corsivo.

In Italia è ancora insegnato ma, rispetto al passato, ha perso importanza. Inoltre a casa i bambini imparano dai genitori a digitare su tablet e smartphone e non vengono indirizzati alla scrittura su carta. Il risultato è che i ragazzi sanno digitare velocemente un testo sulla tastiera del pc o del tablet, ma non sono quasi più in grado di scrivere in corsivo.

Ma gli esperti avvertono: secondo alcuni studi la mancanza dell’uso del corsivo può avere effetti negativi sullo sviluppo del cervello. E negli Stati Uniti si è aperto un vero e proprio dibattito sul corsivo e sulla sua importanza. Tanto che nove Stati, fra cui California e Massachusetts, lo hanno reinserito come materia di studio a scuola.

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9 Settembre, 2024

Cosa sono le scienze umane?

by gabriella

 

Aristote et ses disciples, miniature du XIIIe siècle, Bibliothèque de Topkapi à Istanbul

Aristotele e i suoi discepoli, miniatura del XIII secolo, Istanbul, Biblioteca di Topkapi

Qu’est-ce que les sciences humaines?, estratto con modifiche dal testo di Jean-François Dortier Les Sciences humaines, panorama des connaissances [Paris, Editions Sciences humaines, 1998, pp. 3-5] [traduzione mia].

Sorvoliamo sul problema terminologico, sarebbe vano cercare una definizione canonica o una traccia precisa delle reciproche frontiere tra le «scienze umane», le «scienze sociali» o le «scienze dell’uomo».

Queste scienze si sovrappongono parzialmente senza essere completamente sinonime. Le loro definizioni sono dovute più a distinzioni accademiche, variabili a seconda dei paesi e degli usi, che a una terminologia rigorosa.

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10 Luglio, 2024

L’unificazione ideologica d’Italia nella letteratura ottocentesca per l’infanzia

by gabriella

letteratura infanzia

Indice

1. La letteratura pre-unitaria per l’infanzia

1.1 Il Giannetto

2. L’unificazione ideologica d’Italia nella letteratura per l’infanzia

2.1 Pinocchio
2.2 Cuore

Conclusioni

 

1. La letteratura preunitaria per l’infanzia

Uno sviluppo interessante della letteratura per ragazzi si registra nel periodo risorgimentale preunitario, quando nelle regioni più avanzate degli stati italiani si avverte l’esigenza di un ampliamento dell’istruzione infantile.

 

1.1 Il Giannetto

Nel 1836, il pedagogista milanese Luigi Alessandro Parravicini pubblica il Giannetto, un libro scolastico che alternava parti narrative a sfondo morale e nozioni di varie discipline, inaugurando una formula di successo che varrà al volume sessanta riedizioni in cinquant’anni. Il libro è, sostanzialmente, un percorso nozionistico fuso con un piano narrativo e morale che segue la crescita e l’ascesa sociale di un vero self-mademan nostrano, dal tirocinio in bottega degli anni giovanili alla maturità in cui diventa un gran signore e un benefattore.

Caratteristico di questa letteratura in generale, e del Giannetto in particolare è l’intento di favorire l’apprendimento di un ordine sociale gerarchico, dipinto come giusto e naturale, al quale è necessario adeguarsi. Valori e modi di comportamento, dal necessario rispetto per i superiori alla compassione per chi ha avuto la ventura di nascere povero, vengono proposti ai giovani lettori in modo incalzante, scongiurando in partenza ogni lettura critica o difforme.

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10 Luglio, 2024

La parola ci fa uguali 1. L’unificazione linguistica degli italiani e i maestri degli esclusi

by gabriella

don Roberto Sardelli

Il testo seguente è la prima di tre lezioni di sociolinguistica dedicate alla comprensione del rapporto tra pensiero e linguaggio, tra condizione sociale e competenze cognitivo/espressive.

In questa parte si affrontano i problemi dell’unificazione linguistica degli italiani dialettofoni dopo l’unità politica e l’introduzione della scuola media unificata del 1963. La lezione approfondisce le difficoltà scolastiche dei ragazzi di estrazione popolare e la lezione dei nuovi maestri, da don Milani a Mario Lodi, da Bruno Ciari a Orlando Spigarelli a Maria Maltoni e Don Roberto Sardelli.

Nella seconda parte si prendono in esame i contributi dei sociolinguisti anglosassoni Basil Bernstein e William Lavov.

Nella terza e ultima lezione si approfondiscono i problemi dell’analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno attraverso gli studi di Tullio De Mauro.

Le prime due lezioni sono state elaborate a partire da testi di Maria Giuseppa Lo Duca.

Finché ci sarà uno che conosce 2000 parole e un altro che ne conosce 200,
questi sarà oppresso dal primo. La parola ci fa uguali.

Gli allievi di don Roberto Sardelli

Indice

1. L’Italiano nell’Italia preunitaria

1.1 Dal fiorentino alla lingua letteraria

2. La diffusione dell’italiano nel secondo dopoguerra e l’insuccesso scolastico

2.1 I maestri

2.1.1 Don Lorenzo Milani
2.1.2 Bruno Ciari
2.1.3 Mario Lodi
2.1.4 Orlando Spigarelli, Maria Maltoni
2.1.5 Don Roberto Sardelli

 

1. L’italiano nell’Italia preunitaria

1.1 Dal fiorentino alla lingua letteraria

Il primo dato storico e sociologico da avere ben chiaro è che l’idioma chiamato, a partire dal Cinquecento, «italiano» (formatosi attraverso la stilizzazione del dialetto fiorentino trecentesco, arricchito di latinismi e depurato di tratti locali), questo idioma è rimasto per secoli appannaggio nemmeno delle classi dirigenti, ma (fuori di Firenze, delle maggiori città toscane e di Roma) appannaggio quasi esclusivo della gente di lettere.

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10 Luglio, 2024

La parola ci fa uguali 3. Analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno

by gabriella
tullio-demauro

Tullio De Mauro (1932 – 2017)

Terza lezione di sociolinguistica dedicata al rapporto tra pensiero e linguaggio e, specificamente, alla comprensione del rapporto tra pensiero e linguaggio, tra condizione sociale e competenze cognitivo/espressive.

In questa parte si affrontano l’analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno attraverso gli studi di Tullio De Mauro e si cerca di dare risposta alle domande: quanti sono gli italiani che non comprendono le istruzioni di un foglio illustrativo? di un semplice nesso di causalità, oppure il lessico tecnico degli economisti e dei meteorologi e i termini in inglese dell’informazione quotidiana dal Fiscal Compact alla Spending Review?

La prima lezione è stata dedicata ai problemi dell’unificazione linguistica italiana e ai maestri degli esclusi, da don Milani a Bruno Ciari a don Sardelli. La seconda, invece, al contributo dei sociolinguisti anglosassoni Basil Bernstein e William Labov.

 

Indice

1. La camera ardente di De Mauro e l’attacco alla scuola

2. L’analfabetismo strumentale e la battaglia per l’alfabetizzazione in Italia
3. L’analfabetismo funzionale

3.1 Gli studi di Tullio De Mauro sull’analfabetismo

4. L’analfabetismo di ritorno

4.1 Paolo Di Stefano, Se sette italiani su dieci non capiscono la lingua

 

1. La camera ardente di De Mauro e l’attacco alla scuola

Quelle diseguaglianze [sociali] danno luogo a diseguaglianze di trattamento che producono risultati diseguali, da cui nascono diseguali capacità di orientarsi nei percorsi scolastici, che danno luogo a una molto diversa qualità dei titoli ottenuti, da cui infine si determinano diseguali possibilità di inserimento nel lavoro e nella vita sociale.

Tullio De Mauro, Internazionale, 1176, 21 ottobre 2016

Nel giorno della camera ardente di Tullio De Mauro [il 6 gennaio scorso], la ministra Fedeli ha esteso la sperimentazione della secondaria breve ad altre quaranta scuole, facendo toccare il numero di 100 agli istituti che diplomano gli studenti con un anno di anticipo.

Non è chiaro se l’iniziativa, intrapresa dai precedenti governi, abbia altro obiettivo oltre quello di togliere altre risorse alla formazione e far passare più rapidamente i nostri diciottenni dalla condizione di studente a quella di disoccupato, sottooccupato o universitario in difficoltà.

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6 Luglio, 2024

Dalla pedagogia antica alla pedagogia moderna

by gabriella

Dalla fondazione greca della filosofia dell’educazione ai nuovi fini della pedagogia moderna: una lezione introduttiva agli aspetti chiave della transizione.

Il mondo antico scopre che l’eccellenza umana (areté) non è iscritta nel sangue nobile (aristoi) ma può essere allevata con l’educazione. Sono i sofisti a formare i cittadini non nobili che ambiscono al protagonismo politico nell’Atene del V secolo.

Due millenni dopo, il cristianesimo protestante estende a tutti gli uomini il diritto all’educazione come via a Dio attraverso la lettura delle Sacre Scritture. Comincia così la modernità pedagogica che inizia con Lutero la grande impresa dell’alfabetizzazione popolare e culmina con la rivendicazione illuminista che

«la scuola deve al popolo un’istruzione pubblica come mezzo per rendere effettiva l’eguaglianza dei diritti» [Condorcet, Cinq mémoire sur l’instruction publique, 1791].

Dopo la fiammata rivoluzionaria, la pedagogia ottocentesca ripiega sulla filantropia sostituendo l’obiettivo dell’inclusione sociale e dell’avviamento al lavoro dei poveri al protagonismo attivo del popolo.

Indice

1. La paideia: virtù e cittadinanza

1.1 La virtù
1.2 Il sapere e l’educabilità dell’eccellenza umana
1.3 Sapere e cittadinanza
1.4 L’eccellenza umana non è un fatto di natura, ma di cultura
1.5 L’umanità è una possibilità universale concessa (solo) all’uomo libero

 

2. Il ruolo del cristianesimo nella genesi della modernità

2.1 L’educazione universale dei protestanti
2.2 L’alfabetizzazione popolare

 

3. Dalla pedagogia emancipativa alla filantropia compassionevole

 

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