Archive for ‘Pedagogia’

28 Giugno, 2013

M. Ragone, Le parole di Danilo Dolci. Voce “Educare”

by gabriella

L’impegno educativo porta Dolci a ricercare i nessi tra educare, creatività e sviluppo. Il più onesto insegnare, il più «scientifico » istruire, non possono bastare: l’essenziale accordo creativo di ogni ambiente, dalla famiglia al mondo, passa attraverso il chiaro sapersi connettere di ognuno. Educare è favorire in ognuno l’iniziarsi dalla naturale curiosità allo scoprire esprimendosi, al sapere rapportare comunicando; contribuire a svegliare, scoprire e ampliare gli interessi più profondi, seminando interrogativi.

«L’educazione diventa rivoluzionaria quando non è “investimento per la formazione di personale adatto, e in numero sufficiente, a corrispondere ai bisogni della civiltàindustriale”, ma processo di sensibilizzazione e costruzione dicittadini di una nuova società, che si adattano solo a quantoritengono accettabile.» [Inventare il futuro, 1968, pp. 127-8.]

L’educatore ascolta
essenziale,
«la sua parola è medicamento»,
impara a fare crescere domande,
sollecita consigli, studia come
sviluppare dal fondo
nuove persone, gruppi responsabili –
attento a illimpidire esattamente
impara a fare crescere le ali.

Danilo Dolci, Poema umano

Palpitare di nessi

«Educare un mondo congruo a vivere, in cui l’umano uno senta necessario scoprire e attuare un’unità più complessa, forsesignifica:
– imparando a guardare e osservare (dai miei occhi escono radicie cordoni ombelicali nel mondo, dalle mie orecchie, dallapelle, da tutta la mia persona), favorire in ognuno l’iniziarsidalla naturale curiosità allo scoprire esprimendosi, al sapererapportare comunicando;
– contribuire a svegliare, scoprire e ampliare l’interesse profondo;
– il bisogno di essere tra, di essere dentro: poiché ognuno percepisce,esprime, reagisce e cresce diversamente, segnato dalla suapreistoria, esercitare la scienza–arte della levatrice rispettando ivalori genetico–potenziali;
– formare laboratori maieutici in cui, valorizzando anche tempie spazi diversi, ognuno possa risultare levatrice ad ognuno: incui la struttura ambientale condizioni in modo organicamente liberatorio dalle diverse forme di chiusura, oppressione, ignoranza, ansia, paura, attraverso la continua ricerca;
– comunicare sostenendo via via nel tempo il creativo compiersidi ognuno: ogni donna diventando madre si trova modificatoil proprio organismo (il rapporto tra l’embrione e la madrerappresenta un equilibrio biologico nell’ambito della specie: senon viene raggiunto un reciproco adattamento creativo, muore il figlio o muore la madre);
– contribuire a sviluppare metodi di apprendimento, attiva responsabilizzazione,arte di vivere (la levatrice non cela comeopera ma non detta a chi impara “si fa così”), rispettando l’esigenzadel maturarsi e la comune natura cosmopolita: considerandotraguardi comuni i programmi;
– avviare e sviluppare a ogni livello processi di analisi e autoanalisi affinché ognuno impari a considerare e risolvere problemi e conflitti componendo gli interessi particolari nell’interesse organico, impari a interpretare e modificare la realtà inventando sia le possibili leve che le forze necessarie al cambiamento, impari ad articolare i rapporti di potere: in modo che la creatura sappia operare, verificarsi, valorizzarsi, potenziarsi, interagendocon l’esperienza dell’ambiente» [Palpitare di nessi, 1985, pp.113-4.]

Poema umano

Per educare
meglio non inizi
dalla grammatica, dall’alfabeto:
inizia dalla ricerca del fondo interesse
dall’imparare a scoprire,
dalla poesia ch’è rivoluzione
perché poesia.
Se educhi alla musica:
dall’udire le rane,
da Bach, e non da pedanti esercizi.

Quando avranno saputo, i tuoi alunni
può una carezza essere infinite
carezze diverse, un male infiniti
mali diversi,
e una vita infinite vite,
arrivando alle scale chiedi le suonino
tesi come una corda di violino
con la concentrazione necessaria
al più atteso concerto.

Non temere di rimanere
solo.
Inizia con pochi
a garantire qualità all’avvio,
per essere di tutti:
elastico con chi non sa capire
aperto al diverso
non lasciarti annegare in confusioni arruffone
da chi è inesatto e impuntuale cronicamente –
taglia netto.

E soprattutto cerca di scoprire
la necessaria dialettica
tra l’impegno maieutico e l’assumere
responsabili scelte.
[Poema umano, 1974, pp. 123-4.]

Il lavoro di Michele Ragone è interamente accessibile online (in creative commons) all’indirizzo: http://www.inventati.org/educazionedemocratica/pdf/biblioteca/Michele_Ragone_Le_parole_di_Danilo_Dolci.pdf

28 Giugno, 2013

Antonio Fiscarelli, Comunicazione e trasmissione secondo Danilo Dolci

by gabriella

Danilo Dolci

Il blog di Giuseppe Casarrubea segnala un bel saggio di Antonio Fiscarelli, dottorando a Lyon 2, sul conflitto tra comunicazione e trasmissione nel pensiero educativo di Danilo Dolci.

Nella storia teorica e pratica dell’educazione, la nozione di trasmissione ha sicuramente riscosso maggiore interesse rispetto a quella di comunicazione, quando questa non è stata decisamente confusa con quella. Non sottostimerei quanto abbia storicamente influito nell’affermarsi dell’una in contrasto con l’altra il fatto che per millenni le popolazioni abbiano vissuto sotto governi dittatoriali prima di cominciare l’esperienza della democrazia [Traduzione del testo francese “Danilo Dolci. Le conflit entre transmettre et communiquer et sa résolution maïeutique, presentato alla “Biennale internationale de l’éducation, de la formation et des pratiques professionnelles”, Parigi, 2012].

La trasmissione – di conoscenze, valori, tradizioni, abitudini – a cui fanno principalmente allusione alcune correnti di pensiero e pratiche educative, i modi di organizzare il passaggio generazionale dei patrimoni sociali e culturali, conserva legami molto forti con le forme di governo che anticipano la nascita della democrazia. Un modello educativo –che Danilo Dolci non ha esitato a definire trasmissivo, nel senso peggiore del termine- si è formato durante secoli di tirannie e dispotismi, di cultura oppressiva, autoritaria e violenta. Al contrario, la nozione di comunicazione e tutto l’universo immaginario che essa implica, sono comparsi solo negli ultimi due tre secoli di progressivo sviluppo dei grandi stati democratici. Questi sono fondati su un’idea molto positiva di comunicazione, intesa come partecipazione e apertura agli scambi e alle relazioni reciproche tra individui e gruppi (ciò che faciliterebbe anche gli scambi meramente economici come li possiamo osservare oggi, fondamentali per il tipo di democrazia che gli stati moderni hanno adottato, ciascuno interpretandolo a modo proprio), mentre le dittature puntano a rompere la comunicazione di individui e gruppi verso l’esterno, a ridurla drasticamente all’interno, a strutturare una comunicazione interna inoculante e omologante.

Nel praticare scambi ridotti al poco che basta per conservare il controllo e il dominio di pochi su molti, anche nelle democrazie la comunicazione resta su alcuni piani appunto vincolata ancora al modello trasmissivo (l’esempio più tipico è quello dato dai mass-media e dalla politiche didattiche nelle scuole e nelle università).  Tuttora prevalente nei centri sensibili dell’educazione dei popoli, tale modello è l’esito dell’interiorizzazione dei modelli precedenti, solo parzialmente influenzati dalla moderna cultura democratica, molto limitatamente cresciuti di autentico democratico modo di essere e fare a seconda del paese).

read more »

4 Giugno, 2013

Miyamoto Musashi, Go Rin no Sho. Yagyu Munenori, Libro della tradizione familiare dell’arte della guerra

by gabriella

Miyamoto MusashiColoro che sono ignoranti non mostrano il proprio genio perché pare che non ne abbiano affatto. Allo stesso modo l’intelligenza altamente sviluppata non appare perché viene celata. E’ solo la pseudo-erudizione che si manifesta apertamente.

Yagyu Munenori

 

Miyamoto Musashi (1584-1645). Dal Go Rin no Sho

Alcuni a tutt’oggi si mantengono con l’arte della spada (kendo) tuttavia si limitano a insegnare le “tecniche” della scherma. Recentemente i monaci shintoisti ispirati dagli dei hanno fondato le loro scuole di scherma e girano per il paese insegnando l’arte.

Da sempre si considera l’arte del vantaggio come una delle arti tradizionali, ma quando parliamo di essa non dovremmo limitarci alla sola tecnica della spada.

Se ci guardiamo attorno ci rendiamo conto che tante arti sono venali. Persino gli uomini si vendono; inventano marchingegni per trafficare meglio invece di di mettere a disposizione la propria competenza. E’ un po’ come separare il seme dal fiore e attribuire maggior valore al fiore. Questo comportamento li spinge a vantarsi delle proprie capacità per sbalordire il prossimo. Avendo una generica familiarità con le tecniche di scherma insegnate nelle diverse scuole, cercano il loro tornaconto insegnando o apprendendo solo queste. Purtroppo la conoscenza superficiale della materia è spesso più nociva dell’ignoranza assoluta.

Mi piace paragonare l’arte della guerra all’attività dell’artigiano e più esattamente a quella del carpentiere, che costruisce le case. L’ideogramma del carpentiere significa “grande abilità” e lo stesso vale per i principi dell’arte della guerra. Se volete apprendere l’arte della guerra leggete questo mio libro e meditate.

Il maestro è l’ago il discepolo il filo. Per conoscere a fondo è necessario esercitarsi con grande abilità.

read more »

2 Giugno, 2013

Esercitazione su Castoriadis. 3D

by gabriella

cornelius-castoriadisTratto da Psicanalisi e immaginazione radicale del soggetto [intervista rilasciata a Parigi, 7 maggio 1994].

Professor Cornelius Castoriadis, la sua pratica di analista ha anche un’influenza sulla sua concezione filosofica?

C’è un rapporto molto profondo tra la mia concezione della psicoanalisi e la mia concezione della politica. Ambedue infatti mirano all’autonomia dell’essere umano, anche se, ovviamente, attraverso vie diverse. La politica mira a liberare l’essere umano, a permettergli di accedere alla propria autonomia per mezzo di un’azione collettiva la quale ha come oggetto la trasformazione delle istituzioni; vale a dire, la politica mira ad instaurare delle istituzioni di autonomia. L’oggetto della politica non è la felicità, come si voleva nel Settecento e nell’Ottocento, e come intendeva anche Marx. Questa concezione non è solo erronea, ma anche catastrofica. L’oggetto della politica è la libertà. Anche l’idea americana del diritto a ricercare la felicità – contenuta nella Dichiarazione di Indipendenza – implica una nozione di autonomia del soggetto. Quando Lei parla di autonomia, la intende nel senso “americano”? No, non la intendo nel senso americano. In effetti, se lei ricorda, la Dichiarazione Americana dice: “pensiamo che Dio abbia creato gli esseri umani tutti liberi ed eguali, e con eguali diritti a perseguire la felicità”.

read more »

19 Maggio, 2013

Marco Dotti, Testa ben piena o ben fatta? Il terzo istruito di Michel Serres

by gabriella

Serres

L’agile ricognizione del pensiero educativo di Michel Serres tratteggiata da Marco Dotti in occasione della traduzione italiana di Non è un mondo per vecchi per Bollati Boringhieri.

Nel ventiseiesimo capitolo del primo libro dei Saggi, Michel de Montaigne scriveva:

«Non c’è ragazzo delle classi medie che non possa dirsi più sapiente di me, che non so nemmeno quanto basta a interrogarlo sulla sua prima lezione».Montaigne

Che cosa accadrebbe, si chiedeva Montaigne, se a quella lezione si fosse in qualche modo costretti? Non ci si troverebbe – «assai scioccamente», puntualizzava – vincolati a una costrizione ancora più grande? Non saremmo costretti a servirci di «qualche argomento di discorso più generale, in base al quale esaminare l’ingegno naturale dei ragazzi: lezione sconosciuta tanto a loro quanto a me»?

Il saggio che Montaigne pone al centro della sua idea di educazione è ricordato soprattutto per un’altra affermazione, che ha assunto il ruolo di massima e come ogni massima ha subito il non sempre fausto destino di essere più citata, che compresa. Montaigne affermava, infatti, che è meglio una testa ben fatta, che una testa ben piena.

Parlando di «tête bien faite» e contrapponendola alla «tête bien pleine» intendeva riferirsi prima di tutti al precettore, all’insegnante e, per estensione, anche al ragazzo che dovrebbe essere assecondato nel desiderio. Altrimenti, scrive, concludendo la propria dissertazione, «non si fanno che asini carichi di libri». Ma che cos’è un «asino carico di libri»?

read more »

24 Aprile, 2013

Noam Chomsky, Can civilisation survive really existing capitalism?

by gabriella

Traggo da Come Don Chisciotte, la traduzione del discorso tenuto da Noam Chomsky il 13 aprile 2013 al Collegio Universitario di Dublino in occasione del conferimento della UCD Ulysses Medal. Nell’evidenziare l’incompatibilità della democrazia e della stessa sopravvivenza del pianeta con il capitalismo reale (che lo studioso distingue da quello ideale, espressione delle teorie politiche ed economiche sorte nel XVI° secolo), Chomsky si sofferma sulla manipolazione dei pubblici in relazione ai grandi temi contemporanei (giustizia, cambiamento climatico), concludendo che è probabilmente per contenere la crescita della consapevolezza sociale che nel XXI secolo è stato demolito il sistema educativo nella maggior parte dei paesi capitalisti.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=_uuYjUxf6Uk]

Può la civiltà sopravvivere al capitalismo reale? [Si veda anche Le 10 leggi del potere].

Il capitalismo oggi esistente è radicalmente incompatibile con la democrazia.

Vi è il “capitalismo” e poi c’è il “capitalismo reale”.

Il termine “capitalismo” è comunemente usato riferendosi al sistema economico degli USA, che prevede considerevoli interventi dello Stato, i quali vanno dai sussidi per l’innovazione creativa alla politica assicurativa “too-big-to-fail” (troppo-grandi-per-fallire, ndr) del governo per le banche.

Il sistema è altamente monopolizzato e ciò limita ulteriormente la dipendenza dal mercato, in modo crescente: negli ultimi 20 anni la quota dei profitti delle 200 imprese più importanti è aumentata enormemente, riporta l’accademico Robert W. McChesney nel suo nuovo libro Digital disconnect.

In questo momento “capitalismo” è un termine comunemente usato per descrivere sistemi nei quali non ci sono capitalisti; per esempio il conglomerato-cooperativa Mondragón nella regione basca in Spagna, o le imprese-cooperative che si espandono nel nord dell’Ohio, spesso con il sostegno conservatore – entrambe esaminate in un’importante ricerca dell’accademico Gar Alperovitz.

read more »

3 Marzo, 2013

Luciano Canfora, La crisi politica di Atene secondo Tucidide e Senofonte

by gabriella

1 Gennaio, 2013

Edgar Morin, En 2013, il faudra plus encore se méfier de la docte ignorance des experts

by gabriella

morin

Nel 2013, dice Morin in un articolo pubblicato oggi su Le Monde, dovremo diffidare ancora di più della dotta ignoranza (il riferimento è al “sapere di non sapere” socratico) degli esperti. Un simile pensiero, osserva il filosofo, deve essere cosciente dell’errore di sottostimare l’errore di cui il proprio, come disse Descartes, è di ignorare che si è in errore. Una riflessione politica sul riduzionismo neoliberale e sulla tirannia tecnocratica delle piccole scelte che sfocia nella richiesta di attenzione per un’educazione laica alla quale affidare il mondo.

Hélas, nos dirigeants semblent totalement dépassés : ils sont incapables aujourd’hui de proposer un diagnostic juste de la situation et incapables, du coup, d’apporter des solutions concrètes, à la hauteur des enjeux. Tout se passe comme si une petite oligarchie intéressée seulement par son avenir à court terme avait pris les commandes.” (Manifeste Roosevelt, 2012.)

“Un diagnostic juste” suppose une pensée capable de réunir et d’organiser les informations et connaissances dont nous disposons, mais qui sont compartimentées et dispersées.

Une telle pensée doit être consciente de l’erreur de sous-estimer l’erreur dont le propre, comme a dit Descartes, est d’ignorer qu’elle est erreur. Elle doit être consciente de l’illusion de sous-estimer l’illusion. Erreur et illusion ont conduit les responsables politiques et militaires du destin de la France au désastre de 1940 ; elles ont conduit Staline à faire confiance à Hitler, qui faillit anéantir l’Union soviétique.

Tout notre passé, même récent, fourmille d’erreurs et d’illusions, l’illusion d’un progrès indéfini de la société industrielle, l’illusion de l’impossibilité de nouvelles crises économiques, l’illusion soviétique et maoïste, et aujourd’hui règne encore l’illusion d’une sortie de la crise par l’économie néolibérale, qui pourtant a produit cette crise. Règne aussi l’illusion que la seule alternative se trouve entre deux erreurs, l’erreur que la rigueur est remède à la crise, l’erreur que la croissance est remède à la rigueur.

read more »

21 Dicembre, 2012

Jared Diamond, Educazione selvaggia

by gabriella

Jared_diamond

Schoolstorming segnala una riflessione di Jared Diamond sull’educazione nelle società tradizionali, nella quale evidenzia la capacità delle comunità di cacciatori-raccoglitori di sviluppare nei loro giovani “sicurezza emotiva, […] fiducia in sé, […] curiosità e autonomia […] e un precoce sviluppo delle competenze sociali, non soltanto quando sono ormai adulti, ma già da bambini. Queste sono qualità che la maggior parte di noi ammira, qualità che vorremmo vedere nei nostri stessi figli, mentre di fatto noi scoraggiamo lo sviluppo di queste qualità suddividendo i bambini per età, dando loro voti, dicendo loro continuamente che cosa devono fare“. Qui il testo di Educazione selvaggia.

3 Novembre, 2012

Enrico Berti, L’etica delle virtù e l’educazione del futuro

by gabriella

In questo importante intervento, Berti discute i presupposti particolaristici dell’«etica delle virtù» alla luce del testo aristotelico, prendendo posizione nel dibattito tra comunitarismo e liberalismo, contro il primo, per i Lumi.

Indice

1. Il contributo di McIntyre
2. Comunità e società
3. Tradizione e razionalità
4. Quale futuro per l’educazione?

 

1. Il contributo di MacIntyre

Alasdair MacIntyre è sicuramente uno dei più originali e interessanti filosofi contemporanei. Specialmente col libro Dopo la virtù (1981) [A. MacInyre, After Virtue. A Study in Moral Theory, Notre Dame, Indiana, University of Notre Dame Press, 1981, trad. it. Milano, Feltrinelli, 1988] egli ha portato un contributo decisivo al dibattito sull’etica nella filosofia del Novecento, prospettando la possibilità di una “terza via” tra contrattualismo e utilitarismo, la quale da lui ha preso il nome di “etica delle virtù”.

read more »


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: