Archive for ‘Poesia’

4 Febbraio, 2017

George Orwell, Un impiccato

by gabriella

George-Orwell

George Orwell (1903 – 1950)

Appena ventenne, Eric Arthur Blair (noto con lo pseudonimo di George Orwell) lasciò gli studi per tornare in India, dov’era nato, ed arruolarsi nella polizia imperiale di stanza in Birmania.

L’esperienza, traumatica, gli rivelò l’arroganza imperialista e la funzione repressiva della polizia. Si dimise, sostenendo in seguito di aver capito che dal quel momento il suo posto sarebbe stato «davanti ad una baionetta, mai più dietro».

L’Impiccato è incluso nella raccolta George Orwell, Nel ventre della balena e altri saggi, Milano, RCS, 2010, pp. 257-261.

Il peggior criminale che abbia mai camminato su questa terra
è moralmente superiore al giudice che lo condanna alla forca.

George Orwell

Accadde in Birmania, un fradicio mattino durante la stagione delle piogge. Una luce malaticcia, come stagnola giallastra, da sopra l’alto muro pioveva di sbieco nel cortile della prigione. Eravamo in attesa davanti alle celle dei condannati a morte: una fila di cubicoli, chiusi da doppie inferriate, come piccole gabbie per animali. Ogni cella era poco più di tre metri per tre e non conteneva che un tavolaccio e una brocca d’acqua da bere. Alcune erano occupate da silenziosi uomini dalla pelle scura, accovacciati presso l’inferriata interna, con una coperta drappeggiata intorno al corpo. Erano i condannati a morte, che sarebbero stati impiccati quella settimana o la settimana successiva.

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12 Maggio, 2016

INVALSI? No, grazie

by gabriella

cyrano-de-bergeracCosa meglio di Rostand per incorniciare la giornata di chi sciopera mentre tanti si rassegnano, piegano la testa e fanno finta di trovarsi d’accordo?

LE BRET: Se tu provassi a mettere un po’ da parte questo tuo animo da moschettiere, Cirano, il successo e gli onori ti…
CIRANO: E che dovrei fare? Cercarmi un protettore? Trovarmi un padrone? Arrampicarmi oscuramente, con astuzia, come l’edera che lecca la scorza del tronco cui si avvinghia, invece di salire con la forza?
No, grazie.
Dedicare versi ai ricchi come qualsiasi opportunista? Fare il buffone nella speranza vile di vedere spuntare sulle labbra di un ministro un sorriso che non sia minaccioso?
No, grazie.
Mandar giù rospi tutti i giorni? Logorarmi lo stomaco? Sbucciarmi le ginocchia per il troppo genuflettermi? Specializzarmi nel piegare la schiena?
No, grazie.
Accarezzare la capra con una mano e annaffiare il cavolo con l’altra?  Avere sempre a portata di mano il turibolo dell’incenso in attesa di potenti da compiacere?
No, grazie.
Progredire di girone in girone, diventare un piccolo grande uomo da salotto, navigare avendo per remi madrigali e per vele sospiri di vecchie signore?
No, grazie.
Farmi pubblicare dei versi a pagamento dall’editore Sercy?
No, grazie.
Farmi eleggere papa da un concilio di dementi in una bettola?
No, grazie.
Affaticarmi per farmi un nome con un sonetto invece di scriverne degli altri?
No, grazie.
Trovare intelligente un imbecille? Essere angosciato dai giornali e vivere nella speranza di vedere il mio nome apparire sulle riviste letterarie?

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28 Settembre, 2015

Giorgio Agamben, Sulla difficoltà di leggere

by gabriella

Jheronimus_Bosch_Table_of_the_Mortal_Sins__AccidiaIl testo seguente, anticipato da Alphabeta2, è tratto dalla raccolta di saggi Il fuoco e il racconto, appena pubblicata da Nottetempo. Si tratta della trascrizione dell’intervento presentato alla tavola rotonda Leggere è un rischio durante la Fiera della piccola e media editoria di Roma, nel dicembre 2012.

Vorrei parlarvi non della lettura e dei rischi che essa comporta, ma di un rischio che è ancora piú a monte, cioè della difficoltà o dell’impossibilità di leggere; vorrei provare a parlarvi non della lettura, ma dell’illeggibilità.

Ciascuno di voi avrà fatto esperienza di quei momenti in cui vorremmo leggere, ma non ci riusciamo, in cui ci ostiniamo a sfogliare le pagine di un libro, ma esso ci cade letteralmente dalle mani. Nei trattati sulla vita dei monaci, questo era anzi il rischio per eccellenza cui il monaco soccombeva: l’accidia, il demone meridiano, la tentazione più terribile che minaccia gli homines religiosi si manifesta innanzitutto nell’impossibilità di leggere.

Ecco la descrizione che ne dà san Nilo:

Quando il monaco accidioso prova a leggere, s’interrompe inquieto e, un minuto dopo, scivola nel sonno; si sfrega la faccia con le mani, distende le dita e va avanti a leggere per qualche riga, ribalbettando la fine di ogni parola che legge; e, intanto, si riempie la testa con calcoli oziosi, conta il numero delle pagine che gli rimangono da leggere e i fogli dei quaderni e gli vengono in odio le lettere e le belle miniature che ha davanti agli occhi finché, da ultimo, richiude il libro e lo usa come un cuscino per la sua testa, cadendo in un sonno breve e profondo.

La salute dell’anima coincide qui con la leggibilità del libro (che è anche, per il Medioevo, il libro del mondo), il peccato con l’impossibilità di leggere, col diventare illeggibile del mondo. Simone Weil parlava, in questo senso, di una lettura del mondo e di una non lettura, di un’opacità che resiste a ogni interpretazione e ogni ermeneutica. Vorrei suggerirvi di fare attenzione ai vostri momenti di non lettura e di opacità, quando il libro del mondo vi cade dalle mani, perché l’impossibilità di leggere vi riguarda quanto la lettura ed è forse altrettanto e più istruttiva di questa.

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27 Settembre, 2015

Primo Levi

by gabriella
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Primo Levi

Pubblicato per la prima volta nel 1947 presso una piccola casa editrice torinese, Se questo è un uomo non ha cessato nel tempo di crescere in grandezza e problematicità.

Autore decisamente non religioso, Primo Levi conserva tuttavia un retroterra culturale e morale imprescindibile per ogni ebreo della diaspora e un’interrogazione sull’umano, sulle sue ambiguità e complessità che continuano a riguardare ciascuno di noi. Uomini e profeti ne ha parlato stamattina con Marco Belpoliti.

Suggerimenti di  lettura
Marco Belpoliti, Primo Levi di fronte e di profilo, Guanda ed. 2015
Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi 2014
Primo Levi, Ad ora incerta, Garzanti 1984

Musica
Pëtr Il’ič Čajkovskij, 1812 Overture


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24 Giugno, 2015

Dedications to Massimo Urbani

by gabriella

L’avanguardia risiede nei sentimenti, non nelle forme.

Massimo Urbani

Il mio preferito e da sempre maggior rimpianto: quello di aver cominciato ad amare il jazz troppo tardi per poterlo ascoltare a due metri. Spezza il cuore vederlo suonare Lover man tra il brusio e la distrazione di quanti non si resero conto di trovarsi davanti un artista meraviglioso, un poeta, un musicista indimenticabile.

E non si può non piangere entrando in quello sguardo azzurro che si asciuga una lacrima, poi si schermisce, in fondo a Blues for Bird.

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24 Maggio, 2015

La Grande Guerra

by gabriella
14 Aprile, 2015

Majakovskji

by gabriella

Valdimir Majakovskij (1893 – 1930)

vladimir-majakovskijA tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronika Vitol’dovna Polonskaja. Se farai in modo che abbiano un’esistenza decorosa, ti ringrazio. […] Come si dice, l’incidente è chiuso. La barca dell’amore si è spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci. Voi che restate siate felici.

Vladimir Majakovskji, Lettera d’addio, 1930

 


Fahrenheit, Intervista all’autrice de Il defunto odiava i pettegolezzi

 

I versi In morte di Vladimir Majakovskij furono dedicati da Boris Pasternak al poeta, morto il 14 aprile 1930, ottantacinque anni fa. Nell’interpretazione di Carmelo Bene.


 

13 Febbraio, 2015

Emily Sparks e Reuben Pantier, poesia e dramma dell’eros pedagogico

by gabriella

Dov’è quel ragazzo, il mio ragazzo –
in che remota parte del mondo è finito?
Il ragazzo che a scuola ho amato più di tutti? –
Io, la maestra, la zitella, il vergine cuore,
che li sentiva tutti come figli propri.

Lo conoscevo davvero il mio ragazzo,
quando lo giudicavo uno spirito ardente,
attivo, mai appagato?
Oh ragazzo, ragazzo, per cui ho pregato, pregato
in molte ore di veglia la notte,
ricordi la lettera che ti ho scritto sulla bellezza dell’amore di Cristo?

Sia che tu l’abbia capita o no, mio ragazzo,
dovunque tu sia
opera per la salvezza dell’anima tua,
che tutto il fango, tutte le scorie
possano fondersi nel fuoco che c’è in te,
finché il fuoco non sia altro che luce!…
Nient’altro che luce!

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11 Luglio, 2014

Jacques Brel, Ces gens là

by gabriella

Dedicata a quelli che si fanno piacere la realtà per timore di vederla, come quelli che si convincono che di tutto ciò che manca alla scuola, la valutazione oggettiva è proprio la cosa più urgente: il faut vous dire monsieur que chez ces gens là …. on ne pense pas.

D’abord, d’abord, y a l’aîné
Lui qui est comme un melon
Lui qui a un gros nez
Lui qui sait plus son nom
Monsieur tellement qu´y boit
Tellement qu´il a bu
Qui fait rien de ses dix doigts
Mais lui qui n´en peut plus
Lui qui est complètement cuit
Et qui s´prend pour le roi
Qui se saoule toutes les nuits
Avec du mauvais vin
Mais qu´on retrouve matin
Dans l´église qui roupille
Raide comme une saillie
Blanc comme un cierge de Pâques
Et puis qui balbutie
Et qui a l´œil qui divague

Faut vous dire, Monsieur
Que chez ces gens-là
On ne pense pas, Monsieur
On ne pense pas, on prie

Prima di tutto c’è il maggiore che è come un melone, che ha un gran naso, che non sa più il suo nome dal tanto che beve, signore, o dal tanto che ha bevuto, che non fa proprio niente, che non ne può più, che è completamente cotto, che si prende per il re, che si sbronza ogni notte con del pessimo vino, che lo si ritrova a mattino nella chiesa che dormicchia, rigido come una trave, bianco come un cero di Pasqua, e poi che balbetta e che ha l’occhio che divaga, va detto, signore, che da quelli là, non si pensa, signore, non si pensa… si prega.

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9 Luglio, 2014

Don Giovanni

by gabriella
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La mia versione preferita del Don Giovanni, diretta da Roger Norrington con The London Classical Player ed eseguita nel 1993 a Praga e Vienna. Qui il primo atto [Ouverture; Le arie: Notte e giorno faticar; Fuggi, crudele, fuggi; Ah chi mi dice mai; Madamina, il catalogo è questo; Giovinette che fate all’amore; Là ci darem la mano; Ah, fuggi il traditor; Non ti fidar, o misera; Or sai chi l’onore; Come mai creder deggio; Finch’an dal vino; Batti, batti o bel Masetto].

Don Giovanni: Andreas Schmidt
Leporello:Gregory Yurisich
Donna Anna: Amanda Halgrimson
Donna Elvira: Lynne Dawson
Don Ottavio: John Mark Ainsley
Il Commendatore: Alastair Miles
Zerlina: Nancy Argenta
Masetto: Gerald Finley

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