Archive for ‘Poesia’

1 Giugno, 2014

Bertold Brecht, Lode dell’imparare

by gabriella

BrechtImpara quello che è più semplice!
Per quelli il cui tempo è venuto
non è mai troppo tardi!
Impara l’a b c: non basta, ma
imparalo! E non ti venga a noia!
Comincia! Devi sapere tutto, tu!
Tu devi prendere il potere.

Impara, uomo all’ospizio!
Impara, uomo in prigione!
Impara, donna in cucina!
Impara, sessantenne!
Tu devi prendere il potere.

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22 Maggio, 2014

Anton Cechov, Il violino di Rotschild

by gabriella
Anton Cechov

Anton Cechov (1860- 1904)

Protagonista di questo racconto cechoviano sono il cinismo disperato di Jakov Ivànov – un uomo dalla miseria irredimibile guardata com’è con gli occhi calcolatori del borghese – e la sua conversione all’umanità, racchiusa nell’estremo dono del violino. La bellezza delle considerazioni finali lascia davvero incantati ma, oltre alla capacità di rappresentazione propria del grande narratore, colpisce in Cechov e negli altri autori russi del suo tempo, quel giudizio quasi metafisico su una condizione umana prodotta invece dalla diseguaglianza, come vedono chiaramente lo scrittore e i suoi personaggi. Questa dolente naturalizzazione del male – prima radice della sua perniciosa presenza nel mondo – era propria di un’epoca arrivata alle soglie della comprensione della natura storica delle esistenze individuali, conquistata a metà ottocento e sviluppata pienamente il secolo dopo. Oggi, suona familiare quello sguardo un po’ ottuso, impotente a comprendere, che quel tempo ci propone, anticipando drammaticamente il futuro.

La cittadina era piccola, peggio di un villaggio, e vi vivevano quasi soltanto dei vecchi, i quali morivano così raramente che era addirittura un dispetto. All’ospedale e alla prigione, di bare ne richiedevan pochissime. In una parola, gli affari eran cattivi.

Se Jakov Ivànov fosse stato fabbricante di bare nella città principale del governatorato, certamente avrebbe avuta una casa propria e l’avrebbero chiamato Jakov Matvèievic; qui in questa cittaduzza lo chiamavano semplicemente Jakov, e per di più i ragazzi di strada gli avevano dato, chissà perché, il soprannome di Bronza; ed egli viveva poveramente, come un semplice contadino, in una piccola casupola vecchia, nella quale c’era soltanto una camera, e in questa camera avevano posto lui, Marfa, la stufa, un letto matrimoniale, le bare, il banco da lavoro e tutto quel che occorre alla vita quotidiana.

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15 Gennaio, 2014

Rosa Luxemburg, A Sonja Liebknecht

by gabriella

rosa_luxemburg17 dicembre 1917. Dal carcere di Breslavia, Rosa Luxemburg scrive all’amica Sonja Liebknecht (moglie di Karl) nel suo terzo anno di detenzione. Due anni dopo – nel corso della rivolta di gennaio – verrà assassinata con i calci dei fucili dai Corpi Franchi dell’esercito tedesco insieme a Karl Liebknecht; il suo corpo gettato nella Sprea.

Sonicka, passerotto mio, la vostra lettera mi ha fatto tanto piacere […].

E’ ormai un anno che Karl è rinchiuso a Lackau. Ci ho pensato spesso in questo mese e proprio un anno fa voi eravate da me a Wronke e mi regalaste quel bell’albero di Natale. Quest’anno me ne sono procurata uno qui, ma è misero, spoglio di molti rami, non c’è paragone con quello dell’anno scorso. Non so proprio come farò a metterci gli otto lumini che ho rimediato.

E’ il mio terzo Natale in gattabuia, ma non fatene una tragedia. Sono calma e serena come sempre. Ieri sono stata a lungo sveglia – adesso non riesco ad addormentarmi prima dell’una, però devevo essere a letto già alle dieci – così, al buio, i miei pensieri vagano come in sogno. Ieri dunque pensavo: quanto è strano che, senza alcun motivo particolare, io viva sempre in un’ebbrezza gioiosa. Me ne sto qui, ad esempio, in questa cella oscura, sopra un materasso duro come la pietra, intorno a me nell’edificio regna come di regola un silenzio di tomba, sembra di essere rinchiusi in un sepolcro: attraverso la finestra si disegna sul soffitto il riflesso della lanterna accesa l’intera notte davanti al carcere.

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4 Gennaio, 2014

Frankenstein

by gabriella

frankensteinLa natura come orrore e come consolazione, l’esclusione e il rifiuto del diverso, nel commovente X capitolo in cui Mary Shelley mette a confronto il dottor Frankenstein con il mostro da lui creato [Frankenstein o il nuovo Prometeo, 1816, pp.29-31].

L’audiolettura di Ad alta voce.

Passai il giorno seguente aggirandomi per la vallata. Fui alle sorgenti dell’Arveiron, che prende origine da un ghiacciaio e scende lentamente dalla sommità dei monti fino a sbarrare la valle. I fianchi ripidi delle grandi montagne erano davanti a me; la grande muraglia di ghiaccio mi sovrastava; qualche gracile abete era sparso qua e là; il silenzio solenne di questa gloriosa camera delle udienze della natura imperiale era interrotto solo dal gorgogliare delle acque o dallo staccarsi di qualche blocco di ghiaccio, dal clamore di tuono delle valanghe o dagli scricchiolii, rimbombanti tra le montagne, del ghiaccio accumulatosi che, per il lavorio silenzioso di leggi immutabili, ogni tanto si rompe come un giocattolo nelle loro mani.

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1 Novembre, 2013

Victor Hugo, Le dernier jour d’un condamné (Ultimo giorno di un condannato)

by gabriella
Victor Hugo (1802 - 1885)

Victor Hugo (1802 – 1885)

Scritto nel 1829, il romanzo narra in prima persona gli ultimi giorni di vita di un prigioniero del carcere di Bicêtre, destinato al patibolo. Qui la versione francese [traduzione in corso].

– Un salon. –
UN POËTE ÉLÉGIAQUE, lisant.
Le lendemain, des pas traversaient la forêt,
Un chien le long du fleuve en aboyant errait ;
Et quand la bachelette en larmes
Revint s’asseoir, le coeur rempli d’alarmes,
Sur la tant vieille tour de l’antique châtel,
Elle entendit les flots gémir, la triste Isaure,
Mais plus n’entendit la mandore
Du gentil ménestrel !

TOUT L’AUDITOIRE. – Bravo ! charmant ! ravissant ! On bat des mains.
MADAME DE BLINVAL. – Il y a dans cette fin un mystèr indéfinissable qui tire les larmes des yeux.
LE POËTE ÉLÉGIAQUE, modestement. – La catastrophe est voilée.
LE CHEVALIER, hochant la tête. – Mandore, ménestrel, c’est du romantique, ça !
LE POËTE ÉLÉGIAQUE. – Oui, monsieur, mais du romantique raisonnable, du vrai roman

– Un salone –
UN POETA ELEGIACO CHE LEGGE.
L’indomani dei passi attraversarono la foresta,
Un cane lungo il fiume errava abbaiando;
E quando la bachelette in lacrime
Tornò a sedersi, il cuore si riempì d’allarme,
Sulla vecchissima torre dell’antico castello,
Ella udì i flutti gemere, la triste Isaura,
Mai più udì la mandore
Del gentile menestrello!

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12 Ottobre, 2013

Giovanni Verga, Libertà

by gabriella

bronteLa furia popolare, folle e assassina secondo lo sguardo conservatore di Giovanni Verga, e la tragedia della fallita insurrezione dei contadini del sud.

Ispirato ai fatti di Bronte, il racconto uscì sulla «Domenica letteraria» del 12 marzo 1882 [e fu poi raccolto nelle Novelle rusticane, 1883].

Nel 1963, Sciascia ne scrisse una durissima recensione – La mistificazione di Verga in nome dell’arte e della patriaintroducendo il libro di Benedetto Radice, Nino Bixio a Bronte.

Sciorinarono dal campanile un fazzoletto a tre colori, suonarono le campane a stormo, e cominciarono a gridare in piazza: – Viva la libertà!
– Come il mare in tempesta. La folla spumeggiava e ondeggiava davanti al casino dei galantuomini, davanti al Municipio, sugli scalini della chiesa: un mare di berrette bianche; le scuri e le falci che luccicavano. Poi irruppe in una stradicciuola.
– A te prima, barone! che hai fatto nerbare la gente dai tuoi campieri! – Innanzi a tutti gli altri una strega, coi vecchi capelli irti sul capo, armata soltanto delle unghie. – A te, prete del diavolo! che ci hai succhiato l’anima! – A te, ricco epulone, che non puoi scappare nemmeno, tanto sei grasso del sangue del povero! – A te, sbirro! che hai fatto la giustizia solo per chi non aveva niente! – A te, guardaboschi! che hai venduto la tua carne e la carne del prossimo per due tarì al giorno!
– E il sangue che fumava ed ubbriacava. Le falci, le mani, i cenci, i sassi, tutto rosso di sangue! – Ai galantuomini! Ai cappelli! Ammazza! ammazza! Addosso ai cappelli! – Don Antonio sgattaiolava a casa per le scorciatoie. Il primo colpo lo fece cascare colla faccia insanguinata contro il marciapiede. – Perché? perché mi ammazzate? – Anche tu! al diavolo! – Un monello sciancato raccattò il cappello bisunto e ci sputò dentro. – Abbasso i cappelli! Viva la libertà! – Te’! tu pure! – Al reverendo che predicava l’inferno per chi rubava il pane. Egli tornava dal dir messa, coll’ostia consacrata nel pancione. – Non mi ammazzate, ché sono in peccato mortale!

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=N5w8LLk_6Ok]

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10 Ottobre, 2013

Verdi

by gabriella

VerdiIl Requiem di Verdi diretto da Lorin Maazel a Philadelphia nel 1986 e le altre esecuzioni celebri diffuse da radiorai3 in occasione del bicentenario della nascita del musicista.

 

Requiem

La messa di Requiem fu composta da Giuseppe Verdi in occasione della morte di Alessando Manzoni (1873). Fu eseguita a Milano il 22 maggio 1874 con la direzione dello stesso Verdi nel primo anniversario della morte dello scrittore.

***

 

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26 Luglio, 2013

Wagner

by gabriella

Wagner

Le puntate di Tutto Wagner di Stefano Catucci, [marzo-giugno 2013], dedicate a Richard Wagner da radiorai3 nel bicentenario della nascita e il sito dedicato alla sua musica perché, come ha osservato Catucci chiudendo le sue lezioni, «non possiamo non dirci wagneriani».

Rienzi

[Rienzi, der Letze der Tribunen]

La terza opera di Richard Wagner [1813-1883] è ispirata alla vicenda storica di Cola di Rienzo, il tribuno del popolo che nel ‘300 tentò di restaurare la repubblica romana. Rappresentata a Dresda nel 1842, col suo stile grand opéra fu un trionfo per il giovane compositore ancora sconosciuto.

La bellissima Ouverture diretta da Ion Marin

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16 Maggio, 2013

Alexandros Panagulis

by gabriella

Nel trentacinquesimo anniversario della morte di Alekos Panagulis. Zi! zi! zi!

Se per vivere, o Libertà
chiedi come cibo la nostra carne
e per bere
vuoi il nostro sangue e le nostre lacrime
te li daremo
Devi vivere

Dicembre 1971

 

Il 13 agosto 1968 il poeta e rivoluzionario Alexandros Panagulis, insieme ad altri compagni della «Resistenza greca», mette in scena nei pressi di Varkiza l’attentato al dittatore Georgios Papadopoulos, salito al potere con un colpo di Stato militare, detto “dei colonnelli”, nell’aprile del ’67.

Alexandros (Alekos per gli amici – e per la polizia), nato nel 1939 ad Atene, era il secondogenito di tre fratelli, tutti democratici e antifascisti (il maggiore, Giorgios, fu anch’egli vittima del regime). Dopo essersi laureato in Ingegneria Elettronica al Politecnico nazionale di Atene, Alekos diserta il servizio militare, fonda il gruppo «Resistenza Greca» (movimento politico che i colonnelli non riuscirono mai a smantellare) e si auto-esilia a Cipro, dove per mesi progetta un piano d’azione per sbarazzarsi di Papadopoulos. L’attentato, tuttavia, fallisce: delle due mine che dovevano far saltare in aria la Lincoln blindata del dittatore ellenico ne esplode solo una dopo il passaggio dell’auto blindata.

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26 Marzo, 2013

Philip K. Dick

by gabriella

philip dick

Introduzione a Lessico dickiano di Antonio Caronia e Domenico Gallo.

Fascism is the enemy, wherever it appears.

Philip K. Dick, 1977

Solo chi è alla ricerca spasmodica di un senso e di un ordine può dare voce e respiro all’insensatezza e al disordine del mondo. Philip K. Dick cercò quest’ordine e questo senso lungo tutta la vita. Nel 1979 annotava nel suo interminabile diario notturno, l’Exegesis:

è evidente che all’epoca di The Dark-Haired Girl stavo disperatamente cercando un centro (omphalos) per la mia vita, ma non c’ero riuscito; ero ancora ‘apolide’. Adesso ho trovato l’autenticità – sein.

Si trattava ancora una volta di una situazione instabile. Dick non approdò mai davvero a una situazione di quiete interiore, né a un’ipotesi sul mondo che lo soddisfacesse appieno. Per questo fu capace di descrivere alcuni tra i più formidabili, strutturati, paranoici incubi di tutto il Novecento.

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