Archive for ‘Scuola Pubblica’

13 Maggio, 2014

Carlo Salmaso, I test INVALSI sono anonimi?

by gabriella

Mi permetto di entrare nel merito di uno degli aspetti più controversi legati allo svolgimento dei test Invalsi, aspetto che negli ultimi giorni è tornato prepotentemente alla ribalta in alcuni interventi sia di chi risulta favorevole alla somministrazione delle prove, sia di chi le ritiene inutili e dannose.

Cercherò quindi di rispondere alla domanda: i test Invalsi sono anonimi? Secondo me questo non è vero.

Per provare a spiegarvi il perché, ripropongo alcuni estratti del Manuale dati di contesto dell’Invalsi per le segreterie delle scuole, edizione 2011 (qui trovate il volumetto in versione integrale).

Il codice alunno (codice SIDI) è un codice univoco assegnato dal sistema SIDI del MIUR a ciascun allievo presente nell’Anagrafe Nazionale degli Alunni.

L’inserimento del codice alunno (codice SIDI) è molto importante poiché consentirà già dall’anno prossimo alle segreterie di evitare di inserire nel sistema INVALSI i dati trasmessi a partire da questo anno scolastico.

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13 Maggio, 2014

Adriana Presentini, La riflessione filosofica dei bambini all’indomani del test INVALSI su “La saggezza del moscerino”

by gabriella

invalsi_no7 maggio 2010. Prima conversazione: “La sapienza del moscerino”

I bambini, divisi in coppie, hanno riletto il testo ed elaborato le seguenti domande:

Lorenzo e Alessio (Tirex):
– Come mai il moscerino vuole essere più intelligente delle formiche?
Andrei S. e Chakira (Tigri dai denti a sciabola):
– Come mai le formiche non vedono la chiocciola?
– Come mai il moscerino ha visto la chiocciola?
Riccardo e Rawene (Draghi):

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13 Maggio, 2014

La sperimentazione filosofica di una maestra alla prova dell’INVALSI

by gabriella

Adriana Presentini, La forza del moscerino. Una favola morale… con più punti di vista.

«ad una domanda di senso, o valoriale, non c’è mai una e una sola risposta [..] la risposta giusta lo è nella misura di una condivisione su base dialogica, oltre ad essere ‘verità provvisoria’ del gruppo, sempre suscettibile di essere di nuovo oggetto di indagine e discussione».

Adriana Presentini

La storia

Sara la formica e le sue sorelle tornavano a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Sara spingeva un chicco di grano, Mara una briciola di pane e Lara, la più forte, una spiga d’orzo tutta intera.
Arrivarono all’entrata del formicaio, ma lì trovarono una sorpresa: l’ingresso era ostruito da una pietra grigia, enorme e liscia. Sara girò intorno al grande sasso per cercare un buchetto da cui entrare, ma fu tutto inutile: non c’era nemmeno un passaggio piccolo piccolo! La pietra copriva perfettamente l’entrata.

Le tre sorelle si misero a spingere la pietra con tutte le loro forze, ma il sasso non si spostò nemmeno di un pochino così. Spinsero da destra, da sinistra, da dietro, da davanti, di lato, di traverso… Ma la pietra liscia era troppo pesante e non si mosse di un millimetro. Le formiche erano sudate e stanche, mentre l’entrata della loro casa era sempre chiusa.

In quel momento un ronzio leggero fece alzare la testa alle tre sorelle. Era un moscerino, che si fermò proprio in cima al sasso.

“Posso aiutarvi?” chiese.

“Non credo” rispose Sara.

“Se non riusciamo a spostare questo sasso noi tre robuste formiche, non vedo che cosa potrebbe fare un esserino deboluccio come te!”

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13 Maggio, 2014

Giorgio Mascitelli, La scuola della valutazione

by gabriella

The GuardianUna condivisibile riflessione sulla standardizzazione dei saperi e sulle finalità private infiltrate negli obiettivi educativi dettati dalle prove OCSE-PISA e dai test INVALSI: «finale di partita – osserva Mascitelli su Alfabeta2 –  dell’idea di acculturazione e della formazione come processo di emancipazione che ha informato di sé la scuola moderna», cioè della scuola repubblicana nata dalla Rivoluzione francese.

La pubblicazione sul giornale inglese Guardian il 6 maggio scorso di una lettera al direttore del programma PISA dell’OCSE Andreas Schleicher da parte di un gruppo di accademici ed esperti di didattica in prevalenza anglosassoni sui danni prodotti dallo stesso programma al sistema scolastico rappresenta una riflessione e una proposta di dibattito che per la sua ampiezza richiederebbe il rapido sviluppo di quella che, per comodità, potrei chiamare un’opinione pubblica globale.

Gli estensori della lettera criticano la pretesa di ridurre a valutazioni quantitative omogenee sistemi scolastici disomogenei finendo con il produrre risultati falsati, ponendo le scuole e i sistemi scolastici che operano in ambienti sociali sfavorevoli agli ultimi posti e favorendo una didattica tutta rivolta a migliorare la posizione in classifica, che trascura obiettivi fondamentali dell’insegnamento come la formazione culturale e civica dello studente. Un secondo genere di osservazioni non meno importanti è relativo al quadro di legittimità delle prove PISA che sono promosse da un’organizzazione che non ha alcun mandato internazionale, a differenze di Unicef o Unesco, per occuparsi di questioni educative e culturali e alla sua collaborazione per la realizzazione di queste prove con soggetti economici privati che hanno interessi aziendali nel mondo della scuola.

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13 Maggio, 2014

Chi fa i quiz danneggia anche te, digli di smettere

by gabriella

scioperoNel contesto della Giornata nazionale anti-INVALSI, Martedì 13 maggio alle 17,00 i proff. Calascione e Giudici animeranno un caffé filosofico sul tema della valutazione al CVA di Ponte san Giovanni. L’incontro è aperto a studenti e cittadini.

Ho letto di recente su La Letteratura e noi che quando il filosofo e matematico Henri Poincaré fu chiamato dalla Corte di Cassazione francese a dare un parere sulle perizie calligrafiche che dovevano stabilire la colpevolezza del capitano Dreyfus nel contesto del celebre affaire, scrisse un rapporto in cui osservava che sostituire gli elementi morali con cifre è «pericoloso e vano» e che

«occorre astenersi assolutamente dall’applicare il calcolo alle cose morali»,

che definì «lo scandalo della scienza». E’ dello storico americano Irwin Thompson, invece, l’osservazione che

«ciò che veramente conta non può essere contato».

Giornata antiinvalsiDa quando li stanno imponendo alla scuola, sui test INVALSI si è scritto molto, ma non ancora abbastanza. Incollo quindi una bella intervista a Guido Armellini, per preparci allo sciopero e al pomeriggio di scuola alternativa che faremo il 13 per continuare a insegnare nella scuola che vale la pena di fare.

Mi è particolarmente piaciuto quanto Armellini dice del mestiere di insegnante:

[..] un lavoro interessante e molto impegnativo: fare domande sensate su un testo letterario non è affatto facile. Ma questo è il nostro mestiere: un artigianato che è che anche pensiero, perché implica una riflessione sul senso della letteratura e sul senso dell’insegnamento. Spesso noi insegnanti nutriamo un senso di inferiorità nei confronti del sapere accademico, sia in campo pedagogico sia in campo letterario; ma il nostro mestiere è fondato su un sapere relativamente autonomo, che certo deve interagire con gli altri, ma che ha una sua specificità. Il criterio per valutare la qualità del mio lavoro non sta nella maggiore o minore vicinanza al sapere accademico, ma nella qualità della relazione che si è instaurata fra le opere letterarie e i miei studenti. Il mio scopo non è di trasmettere agli studenti le prospettive più aggiornate e accreditate della critica, ma di aiutarli a sviluppare una loro interpretazione, che può anche andare in una direzione completamente diversa.

 

D.L.V. Oggi la presenza mediatica del tema della valutazione (prove Invalsi, rilevazioni internazionali sulla literacy) è forte. Si tratta però sempre di rilevazioni standardizzate, allo scopo di rendere i risultati comparabili su scala nazionale e internazionale. Secondo lei tutto ciò sta schiacciando l’idea della valutazione su quella della misurazione?

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13 Aprile, 2014

Fabrizio Marcucci, Se i cani poliziotto entrano a scuola

by gabriella

antidrogaDue settimane fa un amico e collega ternano non ha permesso che la polizia interrompesse la sua lezione all’Istituto per Geometri per perquisire l’aula in cui si trovava. Nella mia, il reparto antidroga si è presentato a ricreazione, limitandosi a far perlustrare corridoi e bagni ai propri cani. Il nostro collega è stato censurato e sarà chiamato a rispondere del suo gesto, ma le sue ragioni sono inattaccabili: se a scuola entra la polizia, non possiamo che uscirne noi. Soltanto una scuola, una famiglia, una società che sentono estranei i propri figli e si considerano incapaci di guidarli possono abdicare al proprio ruolo e affidarlo ai cani poliziotto. Questo il senso del commento di Fabrizio Marcucci [Giornale dell’Umbria] che sottolinea come l’eventuale legalità dell’ingresso della polizia a scuola non ne assicuri la legittimità.

Chi commissiona e mette in atto la perquisizione delle scuole con cani poliziotto avrà le sue leggi di riferimento che dimostreranno che l’azione è legittima. L’ultima, a Terni pochi giorni fa, ha avuto un’eco nazionale perché un professore ha negato la perquisizione all’interno della classe rifiutandosi di interrompere la lezione. Ora su di lui pende l’ipotesi di un’azione disciplinare. Ma il punto è che se anche la perquisizione fosse legittima, le manca comunque il conforto del buon senso.

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26 Marzo, 2014

Diminuiscono i lettori: il commento di Gino Roncaglia

by gabriella

L’ultima rilevazione ISTAT evidenzia una crisi generalizzata della lettura (-3%) che, nell’età scolare, ha avuto una diminuzione inquietante. Tra i bambini della scuola primaria i lettori (è considerato “lettore”: chi ha letto almeno un libro nell’ultimo anno) sono scesi in un anno del 4%, tra i ragazzi della secondaria inferiore del 3,6%, nella fascia d’età della secondaria superiore addirittura del 9,2%.

 

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28 Febbraio, 2014

Convegno CESP, La S/Valutazione della scuola pubblica. Insegnare oggi tra BES, INVALSI e nuovi tagli

by gabriella

cespLa S/Valutazione della scuola pubblica.

Insegnare oggi tra BES, INVALSI e nuovi tagli

Venerdì 28 Febbraio 2014

Auditorium dell’Istituto Professionale Cavour -Marconi-Pascal
Via Assisana,  Fraz. Piscille – PERUGIA

 

Registrazione partecipanti

8,45 –   9,00    Introduzione ai lavori

9,00 -10,30     Cesp – Perugia. BES – Vestire d’inclusione una politica che giustifica l’esclusione
Andrea Iomini (docente, libero ricercatore, Milano) INVALSI – La trappola della quantificazione: valutazione e meritocrazia
10,30 – 10,45  Pausa

                           Marco Barone (Avvocato, Bologna) Nuovi tagli – Scuola e professione docente nei più recenti provvedimenti normativi

12,00 – 13,30 Dibattito

27 Febbraio, 2014

Alain Gousseau, BES. Quale inclusione?

by gabriella

ESCLUSIONETraggo da La letteratura e noi, questa riflessione critica sulla direttiva MIUR che invita ad individuare nei nostri studenti la presenza di bisogni educativi speciali.

Mi permetto di proporre alcune riflessioni in riferimento al dibattito in corso nel mondo della scuola e degli ambienti pedagogici sulla questione dei cosiddetti ‘bisogni educativi speciali’ che ha trovato una sua esplicita formalizzazione nei documenti del Miur di dicembre 2012 e marzo 2013.

Considero la questione estremamente delicata e complessa ma anche importante poiché è il riflesso di una concezione della scuola e di una visione della gestione delle differenze in termini di apprendimento, crescita individuale e collettiva. In sostanza ne va del modello di società che vogliamo costruire formando le future generazioni e quindi della nostra idea di democrazia.

Faccio rapidamente alcune considerazioni e pongo alcuni quesiti sui quali invito il mondo della scuola ma anche dell’educazione in generale a riflettere seriamente:

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3 Gennaio, 2014

Pierluigi Pellini, Perché gli studi umanistici oggi

by gabriella

Un bell’intervento di Pierluigi Pellini sulla crisi della cultura umanistica e la debolezza della sua autodifesa, costretta a muoversi all’interno del paradigma dell’utile o di un suo immaginario superamento. Tratto da Le parole e le cose.

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Bibliothéque Nationale de France

bonheur de dames

Che i saperi umanistici non servano a niente non è tesi nuova: la sosteneva per esempio, in data 1883, un personaggio di Zola, il commerciante Octave Mouret, proprietario del grande magazzino che dà il titolo al tredicesimo dei Rougon-Macquart, Au Bonheur des dames.

La tirata di Mouret, rivolta nel romanzo a un amico d’infanzia, riscuote l’evidente plauso dell’autore (a suo tempo bocciato all’esame di maturità):

dovrai ammettere che i tuoi diplomi non ti hanno dato nulla di quello che cercavi… Lo sai che il mio caporeparto alle sete prenderà più di dodicimila franchi quest’anno? Proprio così! Un ragazzo di un’intelligenza lucida che si è accontentato di imparare a leggere, scrivere e far di conto… Da me i semplici commessi intascano dai tre ai quattromila franchi, più di quello che guadagni tu; oltretutto, la loro formazione è costata meno della tua e nessuno li ha lanciati nel mondo con la promessa di conquistarlo… Certo, il denaro non è tutto. Però, se devo scegliere tra i poveri diavoli infarciti di scienza che invadono le professioni liberali per fare la fame e i ragazzi pratici, armati per la vita, che conoscono a fondo il loro mestiere, no, non ho il minimo dubbio a schierarmi dalla parte di questi ragazzi, perché loro sì che l’hanno capita l’epoca in cui viviamo!

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