Archive for ‘Sociologia’

28 Novembre, 2022

La modernizzazione

by gabriella

Un modulo di otto lezioni dedicato alla nascita e alla specificità della società moderna (o industriale, o capitalistica), concepite come una storia economica [ruolo delle tecnologie e delle leggi del mercato, passaggio da un’economia di sussistenza a un’economia di produzione], una storia sociale [nascita del proletariato urbano e della povertà come condizione sociale], una storia culturale [crisi dell’autorità, rivoluzione scientifica, astronomica, politica] e una storia politica [nascita dello stato moderno e definizione moderna dei concetti di libertà, uguaglianza, tolleranza, laicità, sovranità popolare, cittadinanza].

Indice

1. Introduzione alla modernizzazione

1.1 Un cambiamento sociale globale
1.2 Il concetto di modernizzazione
1.3 Il concetto di Occidente

2. Le enclosure e la trasformazione del paesaggio rurale inglese  

2.1 Dall’economia di autoconsumo all’economia di produzione
2.2 Lo sfruttamento intensivo delle risorse della terra e l’aziendalizzazione delle fattorie

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22 Novembre, 2022

Dal sistema Speenhamland alle Workhouse

by gabriella

Workhose

In un periodo in cui l’Inghilterra stava affrontando anni di raccolti scarsi, con il prezzo del grano che continuava a salire senza la possibilità di poterlo importare dall’Europa, a Speenhamland, un distretto a sud del paese, alcuni magistrati si riuniscono in una locanda del villaggio di Speen e decidono di riformare completamente l’assistenza ai poveri. Si trattava di una innovazione sociale ed economica per quei tempi, fondata sul “diritto di vivere”.

Fino ad allora, infatti, secondo quanto regolamentato dall’Act of Settlement del 1662, il lavoratore era legato alla propria “parrocchia”. La Speenhamland Law liberalizzava i lavoratori da queste “corporazioni” e contestualmente prevedeva un sistema di sussidi da aggiungere ai salari. L’idea era di assicurare un reddito di base soprattutto ai poveri e alle loro famiglie indipendentemente dai loro guadagni per raggiungere un adeguato livello di sussistenza. Le quote da assegnare a ogni componente della famiglia sarebbero state quantificate sulla base del prezzo del pane.

In poco tempo il sistema si diffuse in tutto il sud dell’Inghilterra e, in particolare, nelle aree rurali e nei distretti manifatturieri.

Nel 1832 il governo di Londra avviò un’indagine a livello nazionale sulle condizioni di lavoro, sulla povertà delle zone rurali e sul “sistema Speenhamland” per quella che, scrive Rutger Bregman nel libro Utopia for Realists, è stata considerata la più ampia indagine governativa della storia.

Il rapporto finale di 13mila pagine giungeva alla conclusione che il piano sperimentato era stato disastroso perché aveva portato a un’esplosione demografica, alla riduzione dei salari e al degrado della classe operaia inglese.

Tra il 1960 e il 1970, il rapporto venne riletto da alcuni storici che scoprirono che buona parte del testo del rapporto finale era stata scritta prima della raccolta dei dati e che solo il 10% dei questionari distribuiti era stato compilato. Quasi nessuna delle persone intervistate era tra le beneficiarie del sussidio.

Tale falsificazione si legava evidentemente alla necessità di creare un mercato del lavoro libero da vincoli e a basso costo attraverso cui alimentare l’industrializzazione britannica.

Nel 1834 il “sistema Speenhamland” viene quindi smantellato definitivamente e, sulla base del rapporto, parzialmente truccato, venne approvato il Poor law amendment act, che segnò una netta inversione di tendenza nella gestione delle politiche assistenziali: l’assistenza veniva subordinata a condizioni così restrittive da renderla meno appetibile del lavoro salariato.

Lo sciopero divenne illegale (Combination Law, 1799) e l’organizzazione operaia considerata associazione a delinquere per commettere atti di vandalismo contro la proprietà.

Saint Peter’s Field, 16 agosto 1819, la carica della cavalleria contro una manifestazione di 80.000 persone che fece 684 morti e passata alla storia come massacro di Peterloo (da Waterloo)

Un Orfan Working School dell’età vittoriana

Nel 1834, il Poor Law Amendament Act (o New Poor Law) istituisce le workhouse, luoghi di lavoro coatto dove venivano rinchiusi vagabondi, orfani, disoccupati. Si realizzava, così l’idea, concepita oltre cento trent’anni prima da John Locke, che i poveri e i senza lavoro dovessero essere internati e forzati al lavoro, come misura di sicurezza pubblica e di moralizzazione individuale.

In questo contesto era nata, nei primi decenni dell’800, l’agitazione industriale  detta luddismo (1811-16) dal nome di Ned Ludd, protagonista  – probabilmente immaginario – dei primi sabotaggi, e il luddismo agrario che usava il nome del capitano Swing (1830-31).

Tali agitazioni che vengono represse con decine di impiccagioni e centinaia di deportazioni in Australia, rappresentavano una risposta a cambiamenti che avevano ripercussioni su tutto il loro stile di vita; cioè – come osservava un contemporaneo, al fatto

«che il lavoro adulto non abbia più valore di quello dei bambini o delle donne; [che] i lavoratori uomini sono ridotti a meri osservatori ed esecutori di voleri della macchina che non richiede per gran parte delle sue operazioni un impegno fisico o intellettuale; [così che] il maschio adulto ha iniziato ad andare via ed è stato sostituito da coloro che nell’ordine tradizionale delle cose dipendevano da lui per il loro sostegno. [Questo] ha preparato la strada alla rottura dei legami che tenevano insieme una società e che erano le basi della felicità domestica e del valore nazionale» [P. Gaskell, Artisans and machinery, 1836, cit. in K. Robins, F. Webster, Tecnocultura (1999), trad. it., 2003, p. 81]. 

Lord Byron (1788 – 1824)

Quando, nel 1812, il Parlamento inglese votò il Frame Breaking Bill che infliggeva la pena capitale a chi distruggeva i telai meccanici – reato allora punito con la deportazione da 7 a 14 anni – alla Camera dei Lord solo George Byron si espresse in modo contrario, sferzando i lord con ironia:

Gli operai, nella cecità della loro ignoranza, invece di rallegrarsi dei perfezionamenti in queste arti così vantaggiose per il genere umano, si considerarono vittime dei progressi meccanici. Nella loro follia immaginarono che l’esistenza e il benessere del popolo fossero questione di maggior importanza dell’arricchimento di alcuni individui, conseguenza del perfezionamento negli strumenti del lavoro che lasciano l’operaio senza collocamento. […]

Ma immaginiamo che una tale legge sia adottata; immaginiamo uno di quegli uomini, quali io ne ho visti … smunti dalla fame, immersi in una cupa disperazione, incuranti di una vita che le Signorie Vostre apprezzano forse meno di un telaio… immaginiamo quell’uomo circondato dai figli ai quali non può dare pane neppure a rischio della vita, in procinto di vedersi strappato per sempre da una famiglia che la sua pacifica industria aveva fino allora sostenuta, e per la quale non può più far nulla… immaginiamo un tal uomo, e ce ne sono delle migliaia in questa situazione fra i quali potete scegliere le vostre vittime; immaginiamolo trascinato dinanzi a un tribunale per esservi giudicato per questo nuovo misfatto in virtù di questa nuova legge; ebbene, mancheranno ancora due cose, secondo me, per giudicarlo e condannarlo, cioè… dodici becchini per giurì, e un Jefferies per giudice! [il giudice Jefferies, attivo sotto Giacomo II, nel XVII secolo, passò alla storia per la sua spietatezza unita al servilismo verso il sovrano, NDR].

8 Novembre, 2022

Alessandro Dal Lago, La xenofobia contemporanea secondo l’etnografia

by gabriella
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Hannah Arendt (1906 – 1975)

L’introduzione a Lo straniero e il nemico, analisi etnografica dell’ostilità crescente verso gli stranieri nelle società contemporanee.

A partire da Abramo, la condizione dello straniero respinto dalla città è un mito fondativo della tradizione ebraico-cristiana. Popolo per definizione di stranieri, nell’esilio egiziano o nella cattività babilonese, tra le genti di Canaan o sotto il tallone romano, nella diaspora e nelle persecuzioni che ne scandiscono la storia fino allo sterminio, gli ebrei incarnano il doppio ruolo di matrice della nostra cultura e di testimonianza della sua storica colpa.

La definizione weberiana degli ebrei come popolo-pariah, che Hannah Arendt (1951; 1975) riprenderà in un’accezione non più descrittiva ma propositiva (la condizione di pariah come premessa di una possibile libertà politica), sottolinea l’estraneità che il cosiddetto Occidente alberga in se stesso.

Per molti secoli (almeno fino alla comparsa degli zingari), gli ebrei saranno l’unico popolo veramente straniero in Europa, straniero in quanto impossibile da identificare con un territorio e con uno Stato, e quindi confinato in ghetti, sottoposto a regolamenti e statuti particolari e vessatori, oggi tollerato nelle città e domani cacciato o abbandonato ai pogrom.

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26 Ottobre, 2022

Friedrich Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra

by gabriella

Una delle prime inchieste sulla condizione operaia, nella quale Engels fotografa gli orrori del primo capitalismo industriale: la schiavitù alle macchine, la disoccupazione tecnologica, la competizione per la sopravvivenza tra gli operai, il lavoro malsano, femminile e minorile, col loro seguito di malattie e mutilazioni tali per cui questo moderno proletariato è spesso simile «a un esercito che torna da qualche campagna militare».

Il testo è accessibile in rete preceduto dall’introduzione di Eric J. Hobsbawm che, sottolineandone la dignità di classico della scienza sociale, osservava come l’acutezza di Engels fosse spiegata non solo dal suo talento, ma dalla sua visione: «buon scienziato sociale poteva essere – infatti – solo chi fosse libero dalle illusioni della società borghese».

Il coda al testo i lavori di approfondimento degli studenti della 4F [a.s. 2017-18].

Degno di nota, per il prefatore, soprattutto il fatto che

Friedrich Engels (1820 - 1895)

Friedrich Engels (1820 – 1895)

«Engels non ha mai ha presentato la borghesia come una massa di individui dal cuore di pietra. Il suo odio per quel che la borghesia rappresentava, e per ciò che la induceva a comportarsi in quel determinato modo non era l’odio ingenuo verso alcuni uomini di cattiva volontà, diversi dagli uomini di buona volontà.  Esso faceva parte della critica al carattere inumano del capitalismo, che automaticamente trasforma gli sfruttatori in una classe “profondamente immorale, cosi inguaribilmente corrotta, intimamente corrosa e resa del tutto incapace di ogni progresso dall’egoismo”» [p. 9].

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26 Ottobre, 2022

Cristina Cecchi, Il Neolitico e l’origine della diseguaglianza

by gabriella

Uno stralcio dell’articolo sulla diseguaglianza di Cristina Cecchi, pubblicato da Micromega.

Per ricostruire l’origine della diseguaglianza ci si può servire dei dati archeologici disponibili per i popoli antichi e dei dati antropologici per i popoli contemporanei [delle società tradizionali]. È l’operazione compiuta da Kent Flannery e Joyce Marcus con l’opera The Creation of Inequality: How Our Prehistoric Ancestors Set the Stage for Monarchy, Slavery, and Empire, pubblicato da Harvard University Press per la prima volta nel 2012 e tuttora inedito in Italia.

Chiunque siamo, ovunque viviamo, qualunque lingua parliamo, qualsiasi siano i nostri costumi e le nostre credenze e il colore della pelle, all’incirca due milioni di anni fa i nostri progenitori vivevano in Africa, erano neri ed erano eguali.

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16 Settembre, 2022

Intervista alla prof. sui beni comuni

by gabriella

L’associazione culturale FareRete BeneComune mi ha chiesto di chiarire il tema dei beni comuni e particolarmente dei beni comuni immateriali in vista di un prossimo convegno. Ci ho provato in questa breve intervista.

18 Maggio, 2022

Thomas More, La prima modernizzazione in Inghiliterra

by gabriella

Thomas More (1478 – 1535)

Nel primo libro di Utopia, il viaggiatore portoghese Raffaele Itlodeo, giunto ad Anversa, si intrattiene con alcuni inglesi ai quali propone il racconto dello straordinario incontro con gli abitanti di Utopia.

Prima del racconto, e per contrasto con i suoi contenuti, Itlodeo ascolta la discussione che si apre tra lo stesso More (che figura tra i personaggi) e un avvocato sulle misure penali assunte per punire i ladri.

Lo sfondo è quello delle prime, radicali, trasformazioni tecniche ed economiche che annunciano la modernizzazione: il telaio meccanico rendeva l’industria tessile più remunerativa, era allora conveniente sostituire le colture agricole con i pascoli, dove un solo uomo svolgeva il lavoro precedentemente assicurato da un’intera famiglia contadina.

Sono le prime «recinzioni» (enclosures) e la cacciata dei contadini dalla terra, la grande pauperizzazione che sconvolse More e allarmò Elisabetta I.

Elisabetta I ( 1533-1603 )

“Li stiamo impiccando dappertutto” – diceva. “Ne ho visti fino a venti appesi ad uno stesso patibolo. Ma quello che non capisco è come mai, finendo la maggior parte di essi sulla forca, continuano ad esserci tanti furti”.

C’è poco da stupirsi, intervenni allora senza esitare ad esprimermi in tutta franchezza davanti al cardinale. Questo modo di punire i ladri è, oltre che ingiusto, socialmente inefficace. E’ una punizione spropositata rispetto al furto, e al tempo stesso insufficiente ad impedirlo. Non mi sembra che un semplice furto sia un tale delitto da meritare la condanna capitale, né credo che possa esservi una pena atta a dissuadere chi ruba per mangiare. Mi sembra che di fronte al furto ci si comporti, non soltanto in questo paese, come quei cattivi maestri che preferiscono picchiare gli allievi anziché educarli. Si applicano pene gravi, anzi tremende, contro chi ruba, mentre sarebbe bastato provvedere a che ciascuno avesse di che vivere anziché lasciarlo nell’aberrante condizione di dover prima rubare e poi morire.

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5 Maggio, 2022

La propaganda è ..

by gabriella

quello che non ti aspetti. Da Sabina Guzzanti.

25 Aprile, 2022

La terza onda. La base psicologica del fascismo

by gabriella

Una riflessione sulla base psicologica del fascismo, a partire dall’esperimento sociale del 1967 “La terza onda” sui meccanismi potenti del comunitarismo settario.

In coda, l’analisi e il minutaggio del film L’Onda, ispirato ai fatti realmente accaduti durante quell’esperimento sociale, condotto da un professore di storia in una scuola californiana.

Internazionale, Se arrivasse il fascismo, lo riconoscereste?

 

L’esperimento del 1967

La Terza Onda (The Third Wave) è stato un esperimento sociale volto a dimostrare le ragioni del successo del nazismo. Fu attuato nella prima settimana di aprile del 1967 con gli studenti del secondo anno della Cubberley High School di Palo Alto (California), dal professor Ron Jones, nel contesto di un corso di storia della Germania nazista.

Jones, che non era stato in grado di spiegare ai suoi studenti il fascino del nazismo, ideò l’esperimento per far loro provare direttamente il coinvolgimento soggettivo in situazioni simili. Il professore diede quindi vita a un movimento chiamato “The Third Wave” (“La Terza Onda”) e convinse i suoi studenti che era necessaria l’eliminazione della democrazia. Il fatto che la democrazia ponga l’accento sull’individualità fu considerato un ostacolo alla coesione sociale e Jones evidenziò questo aspetto con il motto “Forza attraverso la disciplina, forza attraverso l’unione, forza attraverso l’azione, forza attraverso l’orgoglio”.

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1 Marzo, 2022

Carcere

by gabriella

poggiorealeLa dignità negata a Poggioreale documentata dal reportage fotografico di Valerio Bispuri. Il commento di Roberto Saviano.

“Non guardate queste foto pensando che chi ha sbagliato debba pagare. Non si paga in questo modo. Non si paga defecando e cucinando nello stesso metro quadrato. Non si paga vivendo senza acqua calda e riscaldamento. Non si paga perdendo dignità”.

Non guardate queste foto pensando che chi ha sbagliato debba pagare. Non si paga in questo modo. Non si paga defecando e cucinando nello stesso metro quadrato. Non si paga vivendo senza acqua calda e riscaldamento. Non si paga perdendo dignità. Il carcere è per i poveri? Sì, queste foto ci dicono che il carcere è per i poveri. Il carcere è per i disperati? Sì, queste foto ci dicono esattamente questo: il carcere è per i disperati.
I tempi della giustizia sono drammaticamente vergognosi e spesso questo sistema inefficiente è usato come grimaldello per convincere i detenuti a collaborare con la giustizia. Ben venga, dirà qualcuno, senza comprendere che è una scorciatoia che non fa bene a nessuno. Non alle indagini, non alla riabilitazione.
I dati che riguardano le carceri italiane sono allarmanti, ma ormai allarmano solo gli addetti ai lavori e quei pochi che hanno voglia di prestarvi attenzione e che fanno ogni giorno tanto con poche risorse: sto parlando dell’Associazione Antigone e dei Radicali Italiani, unici nel tradurre in dati, parole e politica l’urlo di dolore che si leva dalle carceri italiane. Sono oltre 54mila i detenuti nei 205 istituti italiani. Tra il 2000 e il 2013 i morti in carcere sono stati 2.239, tra questi 801 i suicidi e non solo di detenuti ma anche cento agenti della polizia penitenziaria e un direttore. Nelle condizioni in cui versano le carceri italiane, lavorarci è tortura quasi quanto esservi recluso. Perdi umanità, perdi sonno, perdi aria. Perdi tutto.

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