20 Gennaio, 2019
by gabriella
Didattica della rivolta postunitaria del Sud, del brigantaggio, di briganti e brigantesse.
Vi hanno briganti quando il popolo non li aiuta.
Quando si ruba per vivere e morire con la pancia piena.
e vi ha brigantaggio quando la causa del brigante e la causa del popolo
allorquando questo lo aiuta, gli assicura assalti, la ritirata, il furto e ne divide i guadagni.
Ora noi siamo nella condizione del brigantaggio.
Vincenzo Padula. Cronache del brigantaggio in Calabria, 1864-5
Indice
1.1 Le cause
1.2 Chi erano
1.3 Chi li appoggiava
1.4 Cronologia
1.5 Dati
1.6 La repressione
1.6.1 La strage di Pontelandolfo a Casalduni
1.6.2 La legge Pica
1.6.3 L’eredità della Priora
1.7 Carmine Crocco
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12 Ottobre, 2018
by gabriella

Peter Norman sul podio con Tommy Smith e John Carlos
Ricorre il cinquantesimo anniversario della protesta di Tommie Smith, John Carlos e Peter Norman durante le premiazioni dei Giochi Olimpici di Città del Messico, 1968.
Tratto dal blog di Riccardo Gazzaniga.
Le fotografie, a volte, ingannano. Prendete questa immagine, per esempio. Racconta il gesto di ribellione di Tommie Smith e John Carlos il giorno della premiazione dei 200 metri alle Olimpiadi di Città del Messico e mi ha ingannato un sacco di volte.
L’ho sempre guardata concentrandomi sui due uomini neri scalzi, con il capo chino e il pugno guantato di nero verso il cielo, mentre suona l’inno americano. Un gesto simbolico fortissimo, per rivendicare la tutela dei diritti delle popolazioni afroamericane in un anno di tragedie come la morte di Martin Luther King e Bob Kennedy. È la foto del gesto storico di due uomini di colore. Per questo non ho mai osservato troppo quell’uomo, bianco come me, immobile sul secondo gradino.
L’ho considerato una presenza casuale, una comparsa, una specie di intruso. Anzi, ho perfino creduto che quel tizio – doveva essere un inglese smorfioso – rappresentasse, nella sua glaciale immobilità, la volontà di resistenza al cambiamento che Smith e Carlos invocavano con il loro grido silenzioso. Invece sono stato ingannato.
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3 Settembre, 2018
by gabriella

Gorée, Senegal
C’è una roccia a Plymouth, in Massachussets, sulla quale è inciso che gli Stati Uniti sono nati sull’sola di Gorée.
Da questo frammento di terra africana al largo del Senegal partivano infatti le rotte degli schiavi, e di lì veniva il passeggero del Mayflower che fu il primo ad essere formalmente venduto e acquistato come schiavo, nel 1619, in terra americana [Cfr.
Encyclopedia of Race and Racism, Thomson Gale, p. 134].

Gorée, in senegalese
Bir che significa
“ventre femminile”, si trova a tre km. da Dakar, la capitale del Senegal.
Dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’ONU nel 1978, Gorée ha rappresentato, per chi l’ha attraversata in catene fin dal lontano 1444, «la porta per l’inferno» della schiavitù, alla quale sono stati sottoposti milioni di uomini e donne africani, strappati alla loro terra ed inviati, con le imbarcazioni portoghesi, spagnole ed olandesi, nelle Americhe del Sud e nei Caraibi per lavorare nei campi di cotone e di canna da zucchero.

La porta del non ritorno
La porta del non ritorno
Nella Casa degli Schiavi sull’isola si può ancora visitare la porta del non ritorno da dove uscivano gli schiavi catturati in tutta l’Africa occidentale per essere poi caricati sulle navi che li avrebbero portati in America.
Molti degli schiavi (dai 9 a 15 milioni di uomini, donne e bambini) lasciarono le coste dell’Africa da Gorée durante i tre secoli interessati alla deportazione. Tenuti in celle fino alla partenza delle navi, imboccavano il corridoio che portava direttamente al mare attraverso la porta del non ritorno. I più forti erano imbarcati, i deboli gettati in mare.
Il 20/25% di loro moriva durante la traversata.

La visita di Barak Obama
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3 Settembre, 2018
by gabriella

They will remember that we were sold, but not that we were strong. They will remember that we were bought, but not that we were brave. William Prescott, former slave, 1937
Il traffico di schiavi ha avuto un ruolo determinante nella costruzione della civiltà occidentale, delle sue fortune, del suo splendore.
Il Merseyside Museum of Liverpool ricorda la storia dei tre secoli di commercio transatlantico, più del 10% del quale passato proprio dal porto inglese – dal 1780 la capitale del traffico di schiavi -, nel bellissimo International Museum of Slavery, aperto nel 2007.
Vi si racconta la storia di milioni di persone (dai 9 ai 15), la cui vita in cattività durava in media cinque anni, durante i quali dovevano subire ogni tipo di violenza e sopraffazione. I testi seguenti sono mie traduzioni dei documenti del Museo, visitato nel luglio 2016.
Indice
3.1 Autobiografia di Olaudah Equiano, 1789
4.1 Storia di Okechukwu, Kwame, Oyeladun e Kofi
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6 Agosto, 2018
by gabriella

Nel settantatreesimo anniversario del bombardamento atomico, un articolo di Simona Maggiorelli uscito su Left.it due anni fa e una clip di RepTV.
Fu il texano Claude Robert Eatherly (1918-1978), pilota e meteorologo, a dare il via libera allo sgancio della prima bomba atomica della storia, “little boy”, che colpì Hiroshima il 6 agosto 1945. Earthely aveva solo 27 anni, ma era già un esperto nel suo settore. Quel giorno agì sulla base di considerazioni pratiche e razionali: il cielo era sgombro e non c’erano perturbazioni in arrivo su Hiroshima.
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4 Luglio, 2018
by gabriella
Il racconto dell’ultimo progrom di ebrei nella Polonia post-bellica, il 4 luglio 1946. Da Wikiradio.
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20 Maggio, 2018
by gabriella

Quelle ruote bloccate per mirare preciso, lo straccio di una camicia per lanciare un pezzo di terra contro chi pensa di poterla prendere tutta e i pantaloni arrotolati sulle gambe perse nei bombardamenti israeliani del 2008, a diciannove anni.
Le labbra strette di Fadi sullo sfondo del deserto in fiamme che i padroni della terra e dell’acqua gli avevano lasciato per casa. Non sappiamo se dopo aver lanciato il suo sasso sia morto per la palla di un cecchino o il tiro di artiglieria dell’esercito che aveva di fronte. E’ stato ucciso il 14 maggio 2018 a ventinove anni, con altri 54 ragazzi e bambini, per mano di quelli che dicono di difendersi dal pericolo delle loro fionde.



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24 Aprile, 2018
by gabriella


Piero Delbello, direttore dell’IRCI
Piero Delbello ha accolto tre classi della nostra scuola in viaggio d’istruzione sui luoghi delle guerre del secolo scorso, per raccontarci lo sradicamento degli sfollati istriani e giuliano dalmati tra le cose abbandonate al Magazzino 18 del Porto vecchio di Trieste.
«È un posto strano, questo. Il tempo si è fermato qui. È come una Pompei contemporanea. 2000 metri cubi di cose di chi se n’è andato, è passato, è emigrato e non è tornato a riprendersele. Una storia difficile, controversa, che puzza di silenzi e di morte …»
che, infine, nemmeno il direttore dell’Istituto Regionale per la Civiltà Istriano-Fiumano-Dalmata può raccontare fluidamente, ma gli esce a frammenti, per immagini, come quella del nonno contadino dallo sguardo fisso fuori dalla finestra, ammutolito dallo spaesamento che saluta il nipote cinquenne a grugniti e cenni del capo.
Sotto il racconto di Simone Cristicchi, qui un documentato resoconto di quelle che l’istituzione del giorno del ricordo derubrica a «complesse vicende» del confine italo-jugoslavo, ad indicare la convivenza delle differenze etniche, religiose e politiche prima della destabilizzazione fascista, l’assimilazione forzata degli slavi di Trieste e i massacri dell’esercito italiano in Slovenia, il campo di concentramento italiano di Rab, le foibe, la cessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia e l’esodo di chi scelse di andarsene.
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20 Aprile, 2018
by gabriella
Il commovente monologo Mi’ padre partigiano, originariamente in A me gli occhi please, del 1976, è stato pubblicato sul profilo Fb di Animali politici.
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29 Marzo, 2018
by gabriella
Il 19 aprile del 1923 Mussolini, dall’ottobre a capo di un governo di coalizione tra forze cosiddette nazionali, annuncia:
il giorno 21 aprile dedicato alla memoria della fondazione di Roma sarà celebrata in tutto il Regno d’Italia la Festa Nazionale del lavoro e saranno passati in rassegna i reparti della Milizia volontaria” [1]. Il capo del governo giustifica così la decisione alla Camera dei Deputati: “La grande guerra, che ha valorizzato ogni manifestazione di attività, ha sviluppato anche in tutte le classi una più profonda coscienza delle energie e del lavoro individuale. Celebrare, in un giorno all’anno, queste energie e questo lavoro è sprone ad una più fervida, proficua attività collettiva e nazionale; ed è bene che ciò sia formalmente riconosciuto in una legge dello Stato. E perché la celebrazione si ricongiunga ai ricordi della nostra storia e del genio della stirpe, il Governo ha voluto farla coincidere con la data del 21 aprile: la fondazione di Roma, data immortale da cui ha inizio il lungo, faticoso, glorioso cammino dell’Italia.
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