La Grande Guerra
Joseph Halevi, Israele-Palestina, alle radici del conflitto
Intervista rilasciata alcuni mesi orsono da Joseph Halevi e pubblicata oggi (15 maggio 2015) da Contropiano in occasione dell’anniversario della Nakba, il disastro palestinese.
Vincenzo Maccarrone: il recente conflitto di Gaza è stato l’ennesimo episodio nel lungo conflitto fra Israele e il popolo palestinese. Se volessimo risalire alle radici di questa violenza, dove dovremmo scavare?
Joseph Halevi: come dinamica iniziale dovremmo partire già dall’inizio dell’insediamento colonizzatore, non tanto quando arrivarono i primi ebrei a fine ‘800 – in quel caso si trattava di attività private, auto-finanziate – ma da quando iniziò, se vogliamo dare una data, la fondazione della città di Tel Aviv nel 1909. Tel Aviv sorge sulle rovine di sei villaggi arabi. Cosa era successo? Coloro che sostenevano la colonizzazione, in questo caso già colonizzazione sionista, compravano le terre presso proprietari terrieri arabi, che erano in gran parte feudatari assenteisti (la maggior parte stava a Beirut) e poi, con il fido di proprietà, sfrattavano i contadini che lavoravano su quelle terre. E questoQuestion of Palestine è un atto di violenza: usavano il titolo di proprietà come titolo di sfratto, rompendo sostanzialmente quelle leggi consuetudinarie- quasi nulla era codificato, essendo quello ottomano un sistema semi-feudale- per cui i fellahin (contadini) arabi vivevano lì. È simile al processo delle enclosures inglesi.
Marco D’Eramo, Expo
Storia delle esposizioni universali: meraviglie, infamie e declino. Tratto da Micromega.
Indovinello: cosa vi fanno venire in mente i nomi di Genova, Daejon, Lisbona, Hannover, Bienne, Aichi, Saragozza? Scommetto che nessuno ha in tasca la risposta esatta: queste città sono state sedi delle Expo rispettivamente del 1992, 1993, 1998, 2000, 2002, 2005, 2008. Questo per dire quanto indelebile è stata la traccia lasciata dalle più recenti Esposizioni universali nella memoria planetaria.
Chi di noi ricorda che nel 2002 Bienne fu sede di una Expo? E dove si trova Bienne? (Svizzera).
Peggio: quale marchio ha lasciato nei nostri cuori Yeosu? Eppure questa città è stata sede dell’ultima Expo (2012) prima di quella di Milano: appena trentasei mesi fa. Non propongo neanche la domanda di riserva per sapere di quale nazione è Yeosu (Corea).
In soli pochi anni oblio e indifferenza hanno sepolto quegli eventi. Basterebbe questa costatazione a svelare il patetico provincialismo con cui l’italico rullio di tamburi mediatici ha accompagnato l’inaugurazione dell’Expo milanese. Verrebbe da parafrasare la fulminante battuta di un presentatore a un concerto di jazz di qualche anno fa: “Ecco a voi il meglio del trombonismo italiano”, solo che in questo caso “trombonismo” non si riferisce al trombone sostantivo, ma al trombone aggettivo.
Mravinskij interprete di Shostakovich
Evgenij Alexandrovic Mravinskij è stato lo storico direttore d’orchestra della Filarmonica di Leningrado, con la quale ha collaborato per oltre cinquant’anni.
Il video sottostante è la bellissima registrazione della sinfonia n. 7, op. 60 Leningrad di Shostakovich, opera che il musicista dedicò alla resistenza della sua città contro i nazisti [qui una guida all’ascolto].
Shostakovich, in Finlandia allo scoppio della guerra, rientrò in patria con l’intenzione di arruolarsi nell’Armata Rossa. Il 15 luglio 1941 iniziò la composizione della sinfonia che finì di scrivere il 27 dicembre.
Venne eseguita per la prima volta, sotto l’assedio tedesco, il 4 marzo 1942 e continuò ad essere eseguita sotto i bombardamenti fino alla liberazione della città, il 18 gennaio 1944. Nella battaglia contro i nazisti la città aveva perso un milione e duecentocinquantamila abitanti.
Sotto, la puntata dedicata all’assedio di Leningrado del documentario BBC degli anni ’70 The Unknown War, dedicato al ruolo dell’Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale, grande rimosso della guerra fredda.
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L’assedio di Leningrado
Federico Caffé, Processo a Berlinguer (1982)
La storia del presente nelle parole di Federico Caffè sulle politiche di appoggio all’austerity di Berlinguer e la retorica dei “sacrifici” di Amendola.
La lettera-accusa di Caffé [pubblicata sull’Espresso dell’11 aprile 1982] punta, infatti, l’indice sulla posizione assunta dai dirigenti del PCI di fronte alle politiche antipopolari del governo Andreotti (aumento del 25% del prezzo della benzina, del 20% del gas, blocco per due anni della scala mobile, abolizione di festività, aumento delle tariffe dell’energia elettrica, telefoniche, postali) che, nell’autunno 1976, aveva scatenato la rivolta operaia. In quel frangente, la CGIL di Lama appoggiò le misure, mentre i dirigenti del PCI (celebri i discorsi davanti ai cancelli delle fabbriche di Napolitano – che ci saremmo poi abituati a vedere “commosso” – e Berlinguer, appunto) diedero il contributo fondamentale a fermare gli scioperi.
In coda al testo, un incisivo intervento di Luciano Barra Caracciolo che spiega la continuità tra le posizioni ordoliberali assunte dal PCI di Berlinguer e le politiche di contrazione del reddito e della protezione sociale più recenti. Testi preziosi per capire cos’è, nella sostanza, il riformismo.
Mi sembra che la caratteristica di maggior rilievo della linea economica del Partito comunista italiano, durante l’ultimo decennio, sia stata quella di un adattamento alle circostanze, in una sostanziale continuità di ispirazione.
Se si prescinde, cioè, dalle polemiche contingenti, lo spirito che condusse Togliatti ad affermare, nell’immediato dopoguerra, che occorreva soprattutto occuparsi della ricostruzione persiste nelle numerose occasioni di appoggio a misure governative rivolte a fronteggiare le difficoltà complesse e continue di questo tormentato decennio.
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Marjane Satrapi, Persepolis
Persepolis è un film d’animazione del 2007, candidato all’Oscar, basato sulla graphic novel autobiografica omonima. Il film è stato scritto e diretto da Marjane Satrapi, l’autrice delle memorie, e da Vincent Paronnaud.
La storia, narrata come un romanzo di formazione, inizia poco prima della Rivoluzione iraniana. Nel film viene mostrato, attraverso gli occhi di Marjane e di figure familiari significative – particolarmente la nonna e lo zio – la durezza del regime dello scià e la disillusione dalle speranze di cambiamento con la presa del potere dei fondamentalisti islamici. Il titolo è un riferimento all’antica città storica di Persepoli.
Il film completo.
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