Indice
1. L’accademia
2. Le botteghe di artisti e stampatori
3. Le biblioteche
4. Gli “studia humanitatis” e l’insegnamento pedagogico
1. L’accademia
Un’istituzione nuova, tipica del 1400 (perché nata in stretta interdipendenza con la corte) è l’accademia.
Poiché tra gli intellettuali umanisti diventa sentito il carattere “dialogico” della cultura, cioè che la cultura si produce essenzialmente nello scambio di idee, nel confronto e nella discussione libera, nasce l’esigenza di trovare un’istituzione, un luogo in cui poter esercitare tutto questo.
E siccome siamo in un’epoca in cui prevale l’imitazione dei classici, si prenderà come riferimento l’accademia platonica, per il fatto che tutto il suo pensiero è basato proprio sul dialogo. Si tratta dunque di cenacoli dove persone dotte, spesso amiche tra loro, si riuniscono per conversare, per discutere, per scambiarsi opinioni e per condurre una vita comune. Naturalmente ci sono personaggi carismatici e soprattutto l’accademia vuole distinguersi dal concetto di scuola e di università, perché nell’accademia non si frequentano dei corsi rigidamente regolamentati (come l’università), ma era un luogo libero e paritetico (cioè nessuno prevaleva sugli altri, tutti erano allo stesso piano).
Inoltre l’accademia non ha più finalità pratiche, come invece aveva l’università (e cioè per avere un titolo, una carica) e va sottolineato che nell’accademia si produce la cultura per cultura, per ricercare le verità del mondo. Naturalmente le università e le scuole permangono, continuano ad essere delle realtà importanti; tuttavia entrano in contrasto fra loro e con l’accademia per il fatto che, mentre l’accademia ha un’impostazione platonica, l’università per tradizione era legata ad un’impostazione aristotelica.
2. Le botteghe di artisti e di stampatori
Centri di cultura tipici di quest’età furono senz’altro le botteghe, cioè quelle dei scultori e dei pittori, con un mutamento della condizione sociale degli artisti.
Vale la pena sottolineare il fatto che verso la fine del 1400 abbiamo la diffusione della stampa e quindi la nascita di un altro centro culturale: la bottega dello stampatore, frequentata da letterati e filosofi. Venezia è il faro illuminante della stampa con Aldo Manunzio, che istituì l’accademia aldina: le sue stampe sono famose tutt’oggi (alcune sono rimaste in biblioteche, altri sono in mano a privati). Un altro stampatore da ricordare è senz’altro Giovanni Gutemberg, che creò i caratteri mobili.
3. Le biblioteche
Tra questi vari centri di cultura, assumono un ruolo importante le biblioteche (che finora esistevano all’interno di monasteri). Petrarca crea una prima biblioteca pubblica: egli immaginò di donare tutte le sue opere alla repubblica di Venezia e sperava che questa biblioteca fosse consultata e frequentata: si diffuse la sua idea presso altri signori, mentre la sua biblioteca non ebbe futuro.
4. Gli “studia humanitatis” e l’insegnamento pedagogico
Il termine “Umanesimo” deriva dal latino studia humanitatis, con cui nel Quattrocento si indicavano gli studi letterari e disinteressati, volti a formare la persona. Per gli umanisti formazione letteraria e formazione spirituale coincidono, e la scelta di restaurare nelle loro opere il latino classico, liberandolo dalle scorie “barbare” del latino medievale è una scelta di civiltà, come mostra ancora Bruni tracciando un profilo della perfezione, decadenza e rinascita della lingua, in cui Petrarca segna il punto della ripresa.
L’interesse per i classici e il perfezionamento della filologia fanno sì che anche il curriculum degli studi subisca alcune modifiche improntandosi al modello degli studi classici. Esse vengono definite ed esaltate come vere e proprie forme di “studia humanitatis”, cioè discipline che promuovono la dignità dell’uomo, studi che formano l’uomo nella sua interezza, secondo un ideale classico di armonia tra le facoltà umane (discipline che esaltano le virtù umane; uomo completo, eclettico, colto, impegnato civilmente e politicamente). Questo fa sì che non ci sia più l’esigenza di seguire in modo rigido la scansione delle discipline in trivio e quadrivio, tipiche del mondo medievale. Più in generale infatti si privilegiano discipline come l’eloquenza, la filosofia e la filologia, ma anche la storia e naturalmente la letteratura: c’è una laicizzazione della cultura. Nel campo filosofico non viene più privilegiato il pensiero aristotelico in quanto assume importanza il pensiero platonico. Accanto agli “studia humanitatis” diventa importante l’insegnamento in quanto c’è sensibilità per l’attività del maestro: viene data grande importanza alla missione educativa di un insegnante, che non deve essere più il tramite di una serie di nozioni, secondo un modello di cultura enciclopedica (dove non prevale il ragionamento, la discussione o la critica, ma l’accumulo di più informazioni possibili). Da tutto ciò scaturisce una nuova visione dell’uomo.
Duplice sia il tuo studio: volto, in primo luogo, a conseguire nelle lettere, non codesta conoscenza comune e volgare, ma un sapere diligente ed intimo, nel quale voglio che tu eccella; in secondo luogo, ad ottenere la scienza di quelle cose che riguardano la vita e i costumi; studi, questi, che si chiamano di umanità, perché perfezionano ed adornano l’uomo. In essi il tuo sapere sia vario e molteplice e tratto da ogni parte, sì che nulla tu tralasci che sembri contribuire alla formazione, alla dignità, alla lode della vita. Credo che ti convenga leggere quegli autori, come Cicerone e simili, che ti possano giovare, non solo per dottrina, ma anche per il nitore del discorso e l’abilità letteraria. Se vorrai darmi ascolto, da Aristotele apprenderai i fondamenti di queste discipline, ma cercherai in Cicerone l’eleganza e l’abbondanza del dire e le ricchezze tutte dei vocaboli e, per così dire, la destrezza nel discorrere di quegli argomenti.
Vorrei infatti che un uomo egregio avesse ricca la conoscenza e sapesse anche illustrare ed abbellire nel discorso le cose che sa. Ma questo non sarà capace di fare chi non abbia letto molto, molto imparato, molto tratto da ogni parte. Quindi non dovrai venire addottrinato solamente dai filosofi, pur fondamento di questi studi, ma anche formato dai poeti, dagli oratori, dagli storici, in modo che il tuo discorso sia vario, ricco e per nulla rozzo. […]
Se, come spero, raggiungerai tale eccellenza, quali ricchezze si potrebbero paragonare ai risultati di questi studi? Per quanto, infatti, lo studio del diritto civile sia più commerciabile, esso è, per dignità e proficuità, superato dalle lettere. Esse infatti tendono a formare l’uomo buono, del quale niente può pensarsi di più utile; il diritto civile, invece, in nulla contribuisce a rendere buono l’uomo.
Leonardo Bruni, Epistulae
Commenti recenti