Eccidio di Reggio Emilia, 7 luglio 1960

by gabriella

57 anni fa, la polizia sparava sulla folla riunita per una manifestazione antifascista, uccidendo 5 operai tra i diciannove e i quarant’anni. I manifestanti protestavano contro l’appoggio esterno del MSI (partito di esplicita ispirazione fascista) al governo democristiano guidato da Fernando Tambroni. Le foto d’archivio. Mimmo Franzinelli racconta la storia dell’eccidio su Wikiradio.

La sera del 6 luglio la CGIL reggiana proclamò lo sciopero cittadino di protesta contro le violenze dei giorni precedenti. La prefettura proibì gli assembramenti nei luoghi pubblici e concesse unicamente i 600 posti della Sala Verdi per lo svolgimento del comizio.

L’indomani il corteo di protesta era composto da circa 20.000 manifestanti. Un gruppo di circa 300 operai delle Officine Meccaniche Reggiane decise quindi di raccogliersi davanti al monumento ai Caduti, cantando canzoni di protesta.

Lauro Farioli

Alle 16.45 del pomeriggio una carica di un reparto di 350 poliziotti, al comando del vice-questore Giulio Cafari Panico, investì la manifestazione pacifica. Anche i carabinieri, al comando del tenente colonnello Giudici, partecipano alla carica. Incalzati dalle camionette, dai getti d’acqua e dai lacrimogeni, i manifestanti cercarono rifugio nel vicino isolato San Rocco, per poi barricarsi letteralmente dietro ogni sorta di oggetto trovato, seggiole, assi di legno, tavoli dei bar e rispondendo alle cariche con lancio di oggetti. Respinte dalla disperata resistenza dei manifestanti, le forze dell’ordine impugnarono le armi da fuoco e cominciarono a sparare.

Sul selciato della piazza caddero Lauro Farioli (1938), operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino. Ovidio Franchi (1941), operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti. Marino Serri (1919), pastore di 41 anni, partigiano della 76a, primo di sei fratelli. Afro Tondelli (1924), operaio di 36 anni, partigiano della 76a SAP, è il quinto di otto fratelli. Emilio Reverberi (1921), operaio di 39 anni, partigiano nella 144a Brigata Garibaldi, era commissario politico nel distaccamento “G. Amendola”.

reFurono sparati 182 colpi di mitra, 14 di moschetto e 39 di pistola e una guardia di PS dichiarò di aver perduto 7 colpi di pistola.

Sedici furono i feriti “ufficiali”, ovvero quelli portati in ospedale perché ritenuti in pericolo di vita, ma molti altri preferirono curarsi “clandestinamente”, allo scopo di non farsi identificare.

I fatti furono narrati in una celebre canzone di Fausto Amodei, dal titolo Per i morti di Reggio Emilia e, più recentemente, nel romanzo di Paolo Nori del 2006 Noi la farem vendetta e nella canzone del gruppo reggiano degli Offlaga Disco Pax Piccola Storia Ultras (2012). Tratto dalla voce Strage di Reggio Emilia di Wikipedia.

La sequenza dell’eccidio nella documentazione fotografica conservata nell’Archivio di storia patria di Reggio Emilia, resa pubblica solo nel 2000.

La polizia irrompe con le jeep sulla piazza pedonale dove si sono riuniti spontaneamente gli operai

La polizia irrompe con le jeep sulla piazza pedonale dove si sono riuniti spontaneamente gli operai

La polizia usa lacrimogeni e getti di idranti per disperdere la folla

Lauro Farioli, 22 anni, è il primo a morire.

Un agente di polizia si inginocchia, prende la mira e spara su uno dei manifestanti fermo in mezzo ai giardini: è Afro Tondelli, ex partigiano

 

150.000 persone danno l’ultimo saluto ai manifestanti massacrati. La polizia è consegnata nelle caserme e l’ordine pubblico è garantito dagli 85 vigili urbani della città

150.000 persone danno l’ultimo saluto ai manifestanti massacrati. La polizia è consegnata nelle caserme e l’ordine pubblico è garantito dagli 85 vigili urbani della città

La bara di Ovidio Franchi

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