Ho scritto questa memoria familiare in occasione dell’iniziativa commemorativa della marcia su Roma promossa dai fascisti perugini il 26-28 ottobre 2012.
I fascisti perugini commemorano la marcia su Roma
A novant’anni dall’avvenimento, l’Hotel Brufani ospita il convegno “Marciare su Roma”, un’iniziativa malamente rivestita di interesse storico e impudicamente dedicata all’apologia delle gesta degli squadristi.
La protesta che si è levata dalla città e dagli studenti, ha però infastidito i proprietari del lussuoso esercizio che, rammaricati di tanto clamore, hanno dichiarato all’Ansa:
«Siamo solo un albergo (fascista) che ospita un convegno (fascista)».
Dal canto suo, l’organizzatore, dopo aver reso pubblico il programma dei “lavori”, che prevede la discussione di temi quali ”L’insurrezione nazionale e popolare che cambiò il volto dell’Europa”, la ”Storia delle donne che hanno partecipato alla Marcia su Roma”, ”Una rivoluzione politica nel segno dello Stato”, ”La Marcia su Roma: elementi di attualità e continuità” ed aver incluso nella scaletta persino l’«omaggio religioso» alle tombe degli squadristi, si è sentito di dichiarare la propria tranquillità, non avendo violato nessuna legge:
«Noi rispettiamo tutti, potremo avere il cuore nero, ma abbiamo le mani pulite».
Pitti non è probabilmente in grado di comprendere l’ossimoro contenuto nella sua dichiarazione: è noto infatti che le mani dei fascisti sono, ora come allora, luride e, conformemente, nere di assassini, soprusi e sopraffazioni, mentre sulla coscienza dei loro morti pesano gli omicidi, le bastonature, le purghe, i rastrellamenti degli ebrei e degli antifascisti condotti insieme alle SS.
I fascisti perugini nel 1944
Mio padre aveva dieci anni quando, con mia nonna e alcuni vicini di casa terrorizzati dai bombardamenti, si rifugiò nella cavità della futura Galleria Kennedy, allora solo uno scavo senza uscita che guardava verso il quartiere popolare di Via Serafino Siepi.
Quel pomeriggio, schiacciati sotto la frana dell’ingresso, vi si stipavano un’ottantina tra donne, vecchi e bambini. Mia nonna, tra le più giovani, era sposata ad un soldato in quel momento internato che l’aveva condotta con sé a Perugia, dov’era di stanza, dal Sudtirolo dove era nata e dov’erano nati i loro primi due figli.
Parlava tedesco e capì la conversazione delle SS che arrivarono insieme ai fascisti a controllare quel rifugio antiaereo improvvisato, dove credevano si nascondessero i partigiani:
«questi imbecilli ci chiedono di far saltare l’ingresso, ma qui ci sono solo donne e ragazzini».
Questi erano i fascisti: imbecilli senza onore disposti ad ammazzare compatrioti innocenti pur di mostrarsi all’altezza della ferocia dei nazisti che, quella volta, risparmiarono i bambini.
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