Le storie di sette donne inglesi discriminate dall’Università ottocentesca e della laurea postuma concessa loro quest’anno. Tratto da Repubblica.it
Sono sette donne, sette scienziate del Regno Unito. Sophia Jex-Blake, Matilda Chaplin, Isabel Thorne, Emily Bovell, Edith Pechey, Helen Evans, Mary Anderson Marshall. La loro storia non ci è molto familiare, come spesso accade per questi racconti di discriminati della scienza che vengono da molto lontano. Ma in questa vicenda c’è un epilogo interessante, è così bello che vale la pena partire dalla fine.
Il post scriptum è stato scritto nei giorni nostri. Questa estate il Regno Unito ha attribuito sette lauree postume alle sette donne, che avevano avuto la loro immatricolazione all’università 150 anni fa, ma che la società maschilista aveva combattuto. Le prime sette donne che hanno frequentato la facoltà di medicina nella regione, ora hanno il loro certificato di laurea, grazie alla richiesta che hanno fatto alcuni studenti.
La passione di Sophia
Sophia Jex-Blake era inglese, dell’East Sussex, data di nascita 1840. Aveva la passione per la scienza, le piaceva la medicina, decise di raggiungere gli Stati Uniti. Fece domanda di assunzione ad Harvard nel 1867, al New England Hospital, ma fu respinta. La presenza di donne non è consentita qui da noi, le dissero.
Sei donna? Paghi di più
Nel novembre del 1869 ci riuscirono in sei. Sophia, Matilda, Isabel, Emily, Edith, Helen e Mary non ebbero però vita facile all’interno dell’università: dovettero pagare una retta più alta rispetto agli studenti maschi, e avevano restrizioni e divieti.
Il personale universitario presente nella scuola aveva un ordine ben preciso: nessuna autorizzazione poteva permettere ai professori di insegnare alle donne. E così le sette donne si trovarono a fare i conti con le piccole vendette private da parte dei professori intransigenti, che fiorivano in ogni corridoio.
Le sette ragazze trovarono una scappatoia: si procurarono i testi e si prepararono a turno sugli argomenti di esame, autoimpartendosi lezioni, e valutandosi a vicenda. I risultati non tardarono ad arrivare. La loro preparazione era uguale, se non addirittura superiore, a quella dei colleghi maschi, lo dimostrarono i test e gli esami scritti che avevano potuto sostenere. Ma l’invidia, la rabbia, l’ostilità dei maschi divenne sempre più forte. In strada venivano insultate, prese in giro nei corridoi, derise, fino ad arrivare a delle vere e proprie aggressioni, non solo verbali.
Il fango nell’aula del chirurgo
Nel 1870 si verificò l’episodio più grave: una folla si riunì nei pressi dell’aula dove le donne dovevano entrare per una lezione con un chirurgo e tirò loro addosso spazzatura e fango.
Nel 1873 venne presa la decisione che mise fine a questa storia: la suprema corte civile di Scozia stabilì che l’Università di Edimburgo aveva il diritto di non consegnare la laurea alle sette ragazze. L’incubo si era avverato. Ma nel frattempo i giornali parlavano di nuove aperture per le donne, altre capitali mostravano sensibilità e cura per il percorso femminile nella scienza. In tutto, cinque delle sette donne ottennero la laurea in paesi diversi, chi a Berna, chi a Parigi, e tutte esercitarono la professione, in parallelo divennero strenue sostenitrici dei movimenti per la libertà delle donne.
Il finale di questa storia ha del leggendario. Un segnale, un simbolo del cambiamento. Un precedente.
Ps: Adesso aspettiamo che la laurea postuma venga attribuita anche a Mileva Maric, che aveva il sogno di laurearsi in fisica (a prescindere che poi sia diventata moglie di Einstein e madre dei suoi figli e cosa abbia fatto per lui), ma che la società sessista e maschilista del tempo le ha impedito di realizzare.
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