Tratto con modifiche e integrazioni da Pensierocritico.eu e Roars.it.
I risultati italiani
Nel corso della trasmissione Servizio Pubblico andata in onda il 9 maggio 2013, un politico riformista (Michele Boldrin) sostenne che il sistema dell’istruzione italiana era stato superato nei risultati da quelli della Turchia il che, come si può notare dai grafici OCSE, è falso perché il numero di quindicenni italiani che raggiunge risultati eccellenti o buoni (livelli 5 e 6) è maggiore di quello turco. C’è però una quota di quindicenni che non raggiunge alcun risultato, o quasi, che è pari o lievemente superiore a quella turca, mentre i mediocri italiani sono meno numerosi dei turchi.
Matematica
Il dato non è quindi incoraggiante, soprattutto dando uno sguardo alla classifica generale che ci vede agli ultimi posti tra i paesi ricchi (attualmente l’Italia è l’ottava economia del mondo). Nel rapporto sull’Istruzione dedicato dall’OECD all’Italia (ved. bibliografia), vengono infatti stese alcune conclusioni (p.6):
L’Italia è il solo Paese che registra una diminuzione della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011, ed è il Paese con la riduzione più marcata (5%) del volume degli investimenti pubblici tra il 2000 e il 2011. Le risorse pubbliche investite nelle istituzioni scolastiche e nelle università erano inferiori del 3% nel 2011 rispetto al 2000. Comparativamente, durante lo stesso periodo, la spesa pubblica media dell’OCSE destinata alle istituzioni del sistema d’istruzione è aumentata del 38% (Tabella B3.2b). La spesa pubblica per l’istruzione in Italia è diminuita più della spesa destinata all’insieme delle amministrazioni pubbliche tra il 2008 e il 2011. Nel 2008, l’istruzione rappresentava il 9,4% del totale della spesa pubblica, mentre nel 2011, l’8,6% della spesa pubblica complessiva era dedicato all’istruzione (Tabella B4.2).
Riuscirà l’intelligenza collettiva a sconfiggere la stupidità individuale?
Nel 1996, il filosofo Pierre Lévy pubblicò un testo destinato a provocare un dibattito culturale che dura fino ad oggi. Egli mise in rilievo l’importanza della condivisione dei saperi, favorita da Internet, per lo sviluppo dell’intera società, e così descrisse l’intelligenza collettiva:
« Che cos’è l’intelligenza collettiva? In primo luogo bisogna riconoscere che l’intelligenza è distribuita dovunque c’è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l’una con l’altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l’intelligenza collettiva ».
Mappa della Stupidità: in Italia chi si fida degli altri è considerato un ingenuo
Bibliografia (chi fa delle buone letture è meno manipolabile)
- OECD, Education at a glance 2014 (PDF)
- OECD, Uno sguardo sull’istruzione 2014 in Italia (PDF)
- OECD, Education at a glance Interim Report Jan 2015 (PDF)
- Vincenzo De Florio (2015), On resilient Behaviors in Computational Systems and Environments – Springer
- Nassim Taleb (2012), Antifragile. Prosperare nel disordine – Il Saggiatore
- Pierre Levy (1996), L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio – Feltrinelli editore
- Armando Massarenti (2011), Irresistibile spirito di Cipolla – Sole24ore
- Fabio Chiusi (2014), Il web è da rifare. Parla Ethan Zuckerman ‘C’è troppo ottimismo ingenuo sulla Rete’
- Stefana Broadbent and Mattia Gallotti (2015), Collective Intelligence: How does it emerge? (PDF)
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