VII. La naturalizzazione della malinconia
La depressione è una malattia cerebrale caratterizzata da delirio parziale cronico, senza febbre, intessuto a una passione triste, debilitante o oppressiva. […] la sensibilità concentrata su un solo oggetto, sembra aver abbandonato tutti gli organi: il corpo è insensibile a ogni impressione, così che lo spirito non si esercita più che su un soggetto unico che assorbe tutta l’attenzione e sospende l’esercizio di tutte le facoltà intellettuali. L’immobilità del corpo, la fissità dei tratti e della faccia, il silenzio ostinato, tradiscono il contenimento doloroso dell’intelligenza e delle emozioni. Non è più un dolore che teme, che grida, che piange, è un dolore che tace, che non ha lacrime, impassibile.
Jean-Etienne-Dominique Esquirol, Les passions considérées comme causes, symptomes et moyens curatifs de l’aliénation mentale, 1805
Se la teoria umorale è stata rimessa in causa per la prima volta nel XVII° secolo, con la scoperta della circolazione sanguigna, essa continua nondimeno a governare la percezione della malattia malinconica. Bisogna attendere gli inizi del XIX° secolo e i lavori di Esquirol perchè la malinconia non sia più inclusa nella malattia umorale.
Esquirol e Pinel ne fanno un problema dell’intelligenza, caratterizzato da delirio parziale. Ma, dalla fine del secolo, questa definizione è rigettata: “Non si sarebbe folli a metà o per tre quarti”, scrive Ballarger nel 1890. Da allora, due aspetti della malinconia patologica possono essere messi in relazione: l’abbattimento e il furore, che la medicina fino a quel momento teneva distinti con i termini di “malinconia” o ” mania”, mentre progressivamente si impone l’idea della sofferenza dei malati malinconici dei quali si pensava, fino alla metà del XIX° secolo che non provassero niente. Infine, nel 1915, in un articolo intitolato Lutto e malinconia, Freud mette in evidenza il legame tra la malinconia e il pensiero della morte.
Lypemania o malinconia?
Dal primo decennio del XIX° secolo, la malinconia entra nel campo della nascente scienza psichiatrica e diventa un oggetto di studio privilegiato per i medici. Per isolarla o distinguerla dalle altre forme che ha potuto assumere la malinconia nel corso dei secoli, il medico Esquirol propne un nuovo nome della malinconia: la depressione. “Il termine malinconia, consacrato nel linguaggio volgare per esprimere lo stato abituale di tristezza di alcuni individui, deve essere lasciato ai moralisti e ai poeti che, nella loro espressione, non sono obbligati alla stessa severità dei medici”– scrive. Il nuovo termine sembra imporsi per un certo tempo, ma è la continuità che l’ha vinta: oggi, la malinconia indica la forma più grave di depressione, chiamata anche “psicosi maniaco-depressiva” o anche “depressione bipolare”.
Malinconia, genio e follia in Occidente 1 e 2; 3; 4; 5; 6; 7; 8
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