Parigi, mostra sulla malinconia al Museo del Grand Palais, 13 ottobre/16 gennaio 2006. Tour guidato delle rappresentazioni artistiche della malinconia in Occidente. Traduzione mia.
Introduzione
La malinconia è un tema che attraversa tutta la storia dell’Occidente, dall’Antichità ai nostri giorni. Sotto diversi nomi e differenti forme non ha mai smesso di interessare medici, filosofi e artisti. Profondamente legata alle arti visive, ha dato luogo ad una iconografia di grande ricchezza nella quale si esprimono dolcezza e violenza, prostrazione e furia, fantasticheria e disperazione. Con più di 200 opere, la mostra offre un panorama molto ampio di rappresentazioni della malinconia, mettendo in evidenza la permanenza e le variazioni che l’hanno attraversata.
I. Prologo: la malinconia antica
«Per quale ragione, gli uomini eccezionali, in filosofia, politica, poesia o arte, sono manifestamente malinconici e alcuni al punto da essere considerati matti a causa degli umori biliari?
Aristotele
All’alba del IV° secolo a.C., Ippocrate distingue nel corpo umano quattro umori: il sangue, il flegma, la bile gialla e la bile nera, o melanKholia, la malinconia. La salute dipende dall’equilibrio di questi umori, la malattia dalla mancanza o dall’abbondanza di uno di questi.
Meno di un secolo dopo, in un testo attribuito ad Aristotele (384 – 322 a. C.), Il Problema XXX, la malinconia è legata al genio e alla follia. Questo testo segna l’inizio della lunga storia della malinconia creatrice. Se esistono delle rappresentazioni di eroi malinconici (Aiace, Ercole ..), la malinconia non è ancora associata a una iconografia precisa. A partire da quest’epoca, in ogni caso, appaiono su alcune stele funerarie dei personaggi in meditazione, la testa appoggiata ad una mano, in un atteggiamento che diventerà caratteristico della rappresentazione della malinconia.
II. Il bagno del diavolo: il Medio Evo
«Il santo abate Antonio, nel deserto, si trovò un giorno preso da accidia e in una grande oscurità di pensieri. Disse allora a Dio: “Signore, io voglio essere salvato, ma i pensieri non mi abbandonano, che farò dunque nella mia afflizione? Come sarò salvato?»
Apotegma dei Padri, V° sec. (un apotegma è un detto memorabile)
A partire dalla fine del III° secolo, in Oriente, dei cristiani lasciano le loro case e le loro famiglie per stabilirsi nel deserto della Siria e dell’Egitto. Vi fanno l’esperienza di una malinconia particolare, una sorta di scoraggiamento propria dell’esperienza monastica: l’accidia (acedia). Assimilata ad una tentazione causata dal demonio, tentazione che il monaco deve combattere, l’accidia è inclusa nella prima lista degli otto principali vizi stabiliti per un monaco eremita nel deserto – Evagro il Pontico. Descritta come un’ossessione, essa si traduce presso i monaci come un torpore e un abbattimento, o al contrario, per una febbrilità che spinge a fuggire la cella. Essa rappresenta la peggiore tentazione che il monaco possa subire.
Ripresa in Occidente dal V° secolo, la lista degli otto vizi stabilita da Evagro darà origine ai nostri sette peccati capitali. Se l’accidia ne è infine esclusa, essa non continua meno a insidiare i monasteri occidentali, come testimoniano gli scritti dei monaci.
Quanto alla malinconia antica, si arricchisce di due apporti. Da un lato, si associeranno gli umori definiti da Ippocrate a certi temperamenti e saranno dunque questi a determinare il comportamento degli individui. Al sangue corrisponde un temperamento sanguigno, al flegma il flemmatico, alla bile gialla il collerico, alla bile nera, infine, il malinconico. Questo sistema, elaborato alla fine dell’Antichità, è trasmesso direttamente al Medio Evo. Dall’altro lato, gli autori arabi che hanno tradotto i testi dell’antichità greca stabiliscono delle corrispondenze tra i pianeti e gli umori. A Saturno, il pianeta più lontano e quello che presenta un aspetto oscuro, viene associato l’umore che presenta il colore più scuro: la bile nera. Quando l’Occidente tradurrà, a sua volta, i testi greci trasmessi dagli arabi, ratificherà il legame stabilito da questi tra Saturno e la malinconia. Nel corso del Medio Evo, questi due apporti si fonderanno – e si sparla ormai di un temperamento melanconico sottoposto all’influenza del pianeta Saturno.
Il cristianesimo del Medio Evo occidentale interpreta negativamente il temperamento malinconico. L’influenza di Saturno è giudicata nefasta: a causa della sua lontananza, il pianeta è associeto alla freddo e alla sporcizia e l’assimilazione di queste due caratteristiche con quelle del dio dallo stesso nome aggrava questa influenza: ci si ricorda che Satruno divorava i suoi figli e che Zeus che sfuggì a questo destino, finì per castrare suo padre, prima di cacciarlo dall’Olimpo. Quanto alla bile nera, è associata al peccato originale. Il temperamento malinconico diventa così il peggiore dei quattro temperamenti. A partire dal XIII° secolo, si vedrà inoltre dotato delle caratteristiche dell’accidia che, edulcorata ed estesa alla società profana, è ormai assimilata alla pigrizia e alla tristezza.
Alla fine del Medio Evo, offre un quadro ben triste della divina malatita, tanto che il nome “figli di Saturno” designerà tutti gli esclusi dalla società. L’iconografia moltiplica le rappresentazioni di figli di Saturno e di malinconici: zoppi, paralitici, sbilenchi .. che formano uno squallido corteo. Essa moltiplica anche le rappresentazioni dei demoni assedianti Sant’Antonio, uno dei primi monaci ad essere vissuto nel deserto. Parallelamente, la posizione della testa appoggiata alla mano, continua a rappresentare la meditazione, l’afflizione o l’attesa.
Immagine sx: Martin Shongauer (1445-1491) Saint-Antoine tourmenté par les démons (Sant’Antonio tormentato dai demoni), Incisione, 31,2X23 cm, Parigi, Biblioteca Nazionale di Francia.
a dx: Maestro strasburghese, Busto di uomo appoggiato sui gomiti, Ultimo quarto del XV° sec. Scultura in legno policromo, 33,5X26X22,5, Strasburgo, Musée de l’Oeuvre Notre-Dame.
Saint Jean-Baptiste au désert (San Giovanni Battista nel deserto). Pittura su legno, 42X28 cm., Berlino, Staatliche Museen, Gemaldegalerie.
in basso: Martin Schongauer, Sant’Antonio tormentato dai demoni (1470-1473), incisione, 31,2×23, Parigi, Biblioteque Nationale de France.
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