Marina Boscaino, Gli insegnanti pronti a proteste eclatanti (mentre arriva l’insegnante Direttore d’orchestra)

by gabriella

Leggo dal sito della FLC-CGIL l’analisi di Marina Boscaino dei provvedimenti sulla scuola in cantiere con il DDL di stabilità. Dopo una descrizione realistica del risveglio dell’insegnante medio registrato in questi giorni, l’autrice dedica poche parole alla prossima misura già annunciata dal Ministro: l’insegnante direttore d’orchestra, della quale non ho ancora letto interpretazioni convincenti. A chi si chieda cosa intendesse dire il Ministro, suggerisco di guardare al mix “contenuti editoriali per la LIM” da un lato, “test INVALSI” dall’altro: quando la burocratizzazione del lavoro insegnante sarà ultimata e con lei la completa banalizzazione della scuola, gli insegnanti potranno lavorare senza stancarsi per ben più di 24 ore; il nostro cesserà di essere un lavoro di costruzione dell’intelligenza al servizio di un paese, per diventare un meccanismo di certificazione di conformità ad un sistema e di contestuale scarto degli inidonei.

Si tratta del più grave attacco alla scuola repubblicana e alla libertà d’insegnamento dal dopoguerra ad oggi, davanti al quale l’aumento in sé dell’orario di cattedra appare quasi un dettaglio insignificante.

«Le attività del docente nella scuola del futuro saranno diversificate,  perché  il  docente  diventerà un direttore d’orchestra in  un  sistema  molto  più  complesso. Ci vorrà maggiore flessibilità, ci potrebbero essere persone  che lavoreranno  un po’ meno e altre un po’ più».

«Il Paese va allenato. Dobbiamo usare un po’ di bastone e un po’ di carota e qualche volta dobbiamo utilizzare un po’ di più il bastone e un po’ meno la carota. In altri momenti bisogna dare più carote, ma mai troppe».

Il progetto e la sofisticata visione del mondo del Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo

Gli insegnanti, il cui orario settimanale è andato via via aumentando, sono diventati delle “macchine per vendere fiato”. Ma “la merce fiato” perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità. Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere impunemente fiato per 20 ore alla…settimana. La scuola a volerla fare sul serio logora. E se si supera una certa soglia nasce una “complicità dolorosa ma fatale tra insegnanti e studenti a far passare il tempo”. La scuola si trasforma in un ufficio, o in una caserma, col fine di tenere a bada per un certo numero di ore i giovani; perde ogni fine formativo.

Gli esiti, nell’articolo di Luigi Einaudi, Corriere della Sera del 21 aprile 1913

«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

         Le ragioni per batterci, in Italo Calvino, Le città invisibili, 1972

«Per la sua legge il popolo ha da combattere
come per le sue mura».

e la guida filosofica all’azione: Eraclito, fr. 44

Sembra che tutti – davvero – dovranno  fare i conti con gli insegnanti. Sorprendenti disagio e mobilitazione in questi giorni: coinvolto anche chi finora ha reagito ai precedenti provvedimenti con inerzia. Tutti, e non solo deputati e senatori del Pd, che stanno ricevendo piogge di  e-mail con domande nette: fino a quanto sono disponibili a dire no a un aumento autoritario del  nostro orario di lezione? Per la cronaca:  dopo 5 giorni di invii, pochissime sono le risposte, attentamente monitorate: i nostri voti non saranno, questa  volta,  a  scatola  chiusa. Tutti,  perché  il  dissenso  è  trasversale  e  la  questione  delle  24 ore sta  finalmente facendo emergere  anche l’altra  insidia che minaccia oggi la democrazia nella scuola: la pdl 953, controriforma  degli  organi  collegiali. Mentre  scrivo, leggo  che la Commissione Bilancio della Camera ha approvato ALL’UNANIMITA’ alcuni emendamenti all’art.3 del ddl di Stabilità, ma nulla relativamente alla proposta indecente di aumentare di 1/3 l’orario di  lezione dei  docenti della secondaria senza  incrementi di salario, prevista in quell’articolo, notizia poi  smentita dal Pd. Bisognava davvero  infierire ancora e  in modo irrispettoso su chi, prendendosi cura dei nostri  figli e  nipoti, forma  i futuri cittadini? Ce n’era bisogno, dopo la “cura da cavallo” di Gelmini, che ha tagliato 83mila cattedre? Dopo la caccia al fannullone inaugurata  dai profeti  del merito, ai  quali Brunetta ebbe buon gioco di accodarsi, per ribadire la sua idea di scuola-caserma?  Dopo le  classi pollaio, dopo un concorso assurdo, umiliante e inutile?

Avevamo già capito – e da tempo – che la scuola pubblica non è al centro dell’interesse di coloro che negli anni ci hanno governato, se non come fonte di risparmio coatto: in nome di un totem ideologico – il liberismo – travestito da esigenza  “tecnica” e  assolutizzato. Ma non  stiamo a  piangerci addosso, né a  rivendicare il fatto che di ore noi, quasi  tutti, ne lavoriamo ben più delle 18 previste  dal  contratto:  parliamo piuttosto di diritti violati e indignazione.

Trasversali  sono  le iniziative che si susseguono: dopo l’assemblea  nazionale dei precari la scorsa settimana a Firenze (che ha deciso di ricorrere contro il  concorso), mozioni di collegi dei docenti, presìdi, raccolte di firme, petizioni. Circolano sul Web lettere ferocissime, drammatiche, orgogliose, cui nessuno riserverà mai una  risposta. Alcune scuole stanno pensando di  protestare con azioni che ricadrebbero direttamente sugli studenti: blocco dei viaggi di istruzione e delle attività  aggiuntive all’orario di insegnamento. C’è anche la  proposta di recarsi davanti al Parlamento correggendo lì i compiti in classe e la lettera ai genitori, pubblicata sul sito Vivalascuola, per invitarli a riflettere sul disastro  didattico  che  il  provvedimento  comporterà. La  maggior  parte  preferisce condividere protesta e mobilitazione  con le  principali vittime delle dissennate politiche scolastiche  degli  ultimi  anni.  Come sta cercando di fare il Coordinamento nazionale «Per la scuola della Costituzione», che, per sostenere concretamente la mobilitazione,  sta elaborando  una proposta per una legge alternativa  alla  953.

«Le attività del docente nella scuola del futuro saranno diversificate,  perché  il  docente  diventerà un direttore d’orchestra in  un  sistema  molto  più  complesso. Ci vorrà maggiore flessibilità, ci potrebbero essere persone  che lavoreranno  un po’ meno e altre un po’ più».

Dopo il bastone e la carota, ecco un’a ltra  perla  di saggezza del Vate della Scuola 2.0, il ministro Profumo. Dalla  trasformazione  o  sostituzione dell’insegnamento di religione  cattolica, all’accorciamento  di un  anno di  superiori, alle esternazioni sul concorso, al giovanilismo di  maniera, al computer  al  posto degli insegnanti nelle  classi con pochi alunni, non ne ha letteralmente azzeccata una. Come, ad esempio, l’ultima: un suo sito patinato, che nulla ha da invidiare agli spot  dell’era  Moratti, finora insuperato must del millantato  credito  istituzionale. Che scuola sogni?  ci chiede il ministro  con inopinata tempestività rispetto alla catastrofe che stiamo vivendo, dipingendo una scuola che hanno in mente solo lui e Vecchioni, che – testimonial inopportuno ci fa sempre  più  rimpiangere  quando  si limitava a  cantare «Luci  a San Siro» .

Chi  paga  per raccontarci una storia non vera, che parla di Lim,  e-book,  trascurando amianto e precariato? Abbiamo provato, alcuni di noi, a scrivere che il nostro sogno è che si dimetta  e venga  sostituito da  un ministro che abbia un po’ più di rispetto  per  gli  insegnanti.  Ma non siamo stati pubblicati. Perché? Trasparenza è una delle formule retoriche passibili a deroghe  di  comodo. Eccone  un’altra.  Nonostante  il risparmio  sulla  scuola  pubblica continui a rappresentare la stella  polare  di questo  governo (tanto che  Giarda ha affermato che sono disposti a ritirare l’art. 3  del  disegno di  legge,  quello relativo all’orario  di lezione, purché  si ottengano  le stesse economie in altro modo) colpisce  e offende  che nello  stesso provvedimento  vengano  previsti 233 milioni di contributo per la scuola non statale. Legislatura  dopo  legislatura,  il sostegno alla paritaria continua a  metter  d’accordo  tutti.

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