L’intolleranza sessuale delle religioni monoteiste

by gabriella

bagnasco

Traduco l’ottimo l’articolo – uscito su Le Monde nel dicembre 2012 – dedicato dal drammaturgo francese Olivier Py, all’omofobia cattolica. In coda un articolo di Tahar Ben Jalloun sull’omofobia islamica, uscito su Repubblica  il 15 giugno 2016 e da me tratto da Micromega.

 

Olivier Py, L’intollerabile intolleranza sessuale della Chiesa

LE MONDE | 04.12.2012 à 12h05 • Mis à jour le 04.12.2012 à 12h51 Par Olivier Py, metteur en scène, dramaturge et comédien, ancien directeur du Théâtre de l’Odéon

I cattolici che si oppongono al matrimonio omosessuale e all’omosessualità possono citare le due fonti vetero e neotestamentarie che condannano l’amore tra due uomini (Genesi 19, 1-13; Levitio 18, 22 ; Romani 1, 26-27 ; I Corinzi 6, 9).

Notiamo semplicemente che un cristiano cattolico si rifiuta di prendere l’Antico Testamento o il Nuovo alla lettera, egli sa che l’antica legge deve compiersi, secondo le parole del Cristo, non essere seguita per i secoli dei secoli, cioè che un cristiano deve interpretare le scritture in ragione dell’epoca della loro stesura.

Nessun catechismo cattolico ha mai richiesto che si segua alla lettera le leggi della Bibbia. Quelli che vogliono condannare l’omosessualità lo fanno assai più a partire da un moralismo che gli è connaturato che per rispetto della legge biblica, essi passano evidentemente sotto silenzio l’amore di Saul per Davide e quello di Davide per Jonathan, e mettono la Bibbia  al servizio di un’omofobia nemmeno dissimulata.

Quanto alla Lettera di Paolo ai Romani, 1, 26-27, si potrà immediatamente constatare che essa non definisce il rapporto sessuale tra uomini come un peccato, né nel quadro di una stretta interdizione. Essa parla di infamia perché questi rapporti fanno parte dei riti e dei culti pagani che, in questo passaggio, egli condanna in modo assoluto. Ma è l’idolatria que egli condanna. L’ideale esistenziale paolino resta casto, e dunque non difende alcuna pratica sessuale – pratiche sessuali spesso legate al paganesimo, in particolare al culto della fecondità.

I cattolici si dichiarano protettori della famiglia, è nel loro diritto. Ma obiettiamo che gli omosessuali non vogliono distruggere il matrimonio, perché al contrario essi chiedono “più matrimonio”e “più famiglia”, famiglia atipica, ma famiglia in ogni caso. In cosa il fatto che degli omosessuali abbiamo diritto al matrimonio distruggerebbe il matrimonio eterosessuale, resta un’invocazione assai poco argomentata.

Ma la cosa più grave è che i cattolici, di cui un certo numero in buona fede, dimenticano quanto i valori a loro familiari siano poco cattolici.

Cattolico significa universale, la cattolicità ci ordina di considerare sempre i nostri fratelli come fratelli in Cristo e non nei legami di sangue o della nazione. E’ il senso della parabola.

L’ideale cristiano in Paolo non è un ideale di vita familiare, al contrario, è quello del santo che fa dell’insieme dell’umanità la sua famiglia. I valori familiari sono dei valori della società borghese del XIX° secolo, dei valori della società protestante anglo-sassone, ma certamente non dei valori cristiani.

Cristo non si è creato una famiglia, ai preti è vietato farsi una famiglia in nome dell’imitazione di Cristo. Si  diceva anche che l’abolizione della pena di morte (la chiesa stessa ha atteso gli anni ’90 per ritirare senza restrizioni dal suo catechismo l’approvazione della pena di morte) avrebbe distrutto il sistema penale e infine tutta la giustizia.

Il papa è  arrivato a dire perfino che la sopravvivenza dell’umanità era minacciata dal matrimonio gay, rideremmo se non ci fosse da piangere. Come può un’idea simile essere ragionevolmente enunciata? Il matrimonio omosessuale rimetterebbe in causa la curva demografica terrificante che ci ha fatto oltrepassare la soglia dei sette miliardi? Ci sarebbero più omosessuali se potessero amarsi entro un quadro legale? E in breve tutta l’umanità potrebbe convertirsi all’omosessualità e dimenticare di riprodursi ? Un fantasia delirante, omofobia appena dissimulata, che continua ad allontanare dal messaggio della Chiesa migliaia di uomini e di donne.

La questione dell’adozione sarebbe più delicata? Ma che si abbiano dei genitori o un padre e una madre non è un problema teologico. Ci si può e ci si deve preoccupare della felicità del bambino che sarà adottato, è ciò che fanno i genitori che adottano e che desiderano questi figli che non hanno concepito.

Quale destino preferiremo per queste migliaia di orfani? Un orfanotrofio a Mogadiscio o due genitori dello stesso sesso, amorevoli e attenti? Chi può sostenere che debbano esserci meno bambini del terzo modo che accedano alle nostre cure, alla nostra educazione, alla nostra pace? Perché negare a un bambino d’avere due genitori quando si accetta legalmente che non ne abbia che uno? E infine, quale statuto attribuire a tutti questi bambini che sono stati allevati da due genitori dello stesso sesso, dobbiamo negarne l’esistenza, la storia, l’identità, senza nemmeno aver chiesto il loro parere ?

Si fatica a comprendere come e perché la Chiesa voglia intervenire in un dibattito giuridico laico qual è quello della Repubblica (francese, ovviamente, non si può certo dire altrettanto di quella italiana. NDR). Sembrano dolersi della separazione tra stato e Chiesa. Possiamo immaginare i musulmani chiedere di interdire il prosciutto in nome della loro fede ? Ciò è semplicemente perché i vescovi che condannano l’omosessualità assimilano facilmente il peccato e l’errore, ma il peccato non riguarda la Repubblica.

Infine, ci si dispera quali cristiani di vedere da più di vent’anni la frangia più reazionaria della Chiesa prendere la parola per dirimere questioni secolari e di morale sessuale.

Quale perdita di tempo, quando bisognerebbe mettere tutta la nostra energia a servire la parola di Cristo. Quando i vescovi parleranno più della Trinità che del preservativo, della bellezza dell’eucarestia più che degli omosessuali, della resurrezione più che della contraccezione ? Quando la Chiesa rinuncerà a interferire negli affari secolari per non essere più che fiamma della parola vivente, per essere quella verticalità nel tempo di cui abbiamo così sete, pere essere definitivamente con quelli che soffrono e non con quelli che condannano ?

 

Brescia, viaggio nella comunità di recupero per gay. Inchiesta di Repubblica

 

Tahar Ben Jelloun, L’Islam contro l’omosessualità, un reato dall’Iran alla Nigeria

Nessuna delle tre religioni monoteiste accetta la pratica dell’omosessualità. Per quanto riguarda l’islam, questa è condannata da quattro versetti in tre Sure che la qualificano come un’aberrazione, un crimine, una turpitudine punita molto severamente. Alla giustizia esercitata dagli uomini verso gli omosessuali si aggiunge quella di Dio: l’omosessuale è maledetto, reietto, Dio non poserà gli occhi su «quel peccatore e quel criminale » e nessuna misericordia sarà accordata a chi va contro la legge di Dio.

L’Islam considera l’omosessualità un crimine ben più grave dell’adulterio e dei rapporti prematrimoniali. Peggio di ogni altra cosa, unire due uomini è considerato una rivolta contro Dio, una disobbedienza intollerabile. Questo “crimine” è punito con la lapidazione, o con altre declinazioni della pena capitale, perché introduce nella città delle pratiche che mettono in discussione non tanto la natura quanto l’ordine stabilito da Dio. Questa “decadenza” dei costumi è considerata una forma di smarrimento.

La città di Sodoma era famosa per ospitare degli omosessuali. Ecco che cosa ne dice il Corano:

«Lot disse al suo popolo: Vorreste commettere un’infamità che mai nessuna creatura ha mai commesso? Vi accostate con desiderio agli uomini piuttosto che alle donne. Sì, siete un popolo di trasgressori» (Sura VII, versetto 81).

Il versetto successivo è ancora più chiaro:

«E in tutta risposta il suo popolo disse: “Cacciateli dalla vostra città! Sono persone che vogliono esser pure!”».

Questo concetto di purezza è essenziale nell’Islam e regola lo svolgimento della preghiera, del digiuno di Ramadan e del pellegrinaggio alla Mecca. La purezza o purificazione è alla base di ogni pratica della fede musulmana. È per questo che le piccole abluzioni sono obbligatorie prima della preghiera e le grandi (lavare tutto il corpo) dopo l’atto sessuale. Ebbene, l’omosessuale è colui che, anche se si lava, resta internamente impuro. Non può essere un musulmano perché la sua sporcizia principale deriva dalla ribellione contro Dio. Nella Sura XXVIII la parola del Corano ritorna su questo argomento:

«Scacciate dalla vostra città la famiglia di Lot! È gente che pretende di essere pura».

Il codice civile di alcuni paesi musulmani parla di “pratica contro natura” punita con la prigione. In certi casi si arriva alla pena capitale. In Iran, gli omosessuali sono puniti con la flagellazione e, se perseverano, alla terza recidiva sono condannati a morte. In Nigeria per gli omosessuali è prevista la pena di morte. Il Corano non parla di natura ma di ribellione contro la volontà divina, un po’ come per chi attenta alla propria vita: il suicidio è condannato perché è percepito come una sfida all’ordine divino.

Il Corano parla soprattutto di omosessualità maschile. L’omosessualità femminile è citata, ma senza essere criticata così severamente. Nel suo Dictionnaire du Coran, Mohammad Ali Amir-Moezzi ci informa che

«la punizione delle donne colpevoli di tribadismo (sihâq) è a discrezione delle autorità ».

Lo stesso vale per quanto riguarda l’amore per gli efebi (amrad) e per i travestiti, perché sono effemminati (mukanath): in questi casi l’amore è adorazione e non accoppiamento.

Nelle Mille e una notte, la famosa raccolta di novelle di autori anonimi di diversa provenienza, ci sono riferimenti a tutte le forme di sessualità, ma è una raccolta di racconti di fantasia da cui non si pretende che rispecchino la realtà. Molto probabilmente è proprio per le pagine torride in cui sono rappresentate varie perversioni sessuali che nel mondo arabo e musulmano quel libro è stato spesso messo al bando.

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