Seconda parte del modulo di Psicologia sociale [qui la prima parte] dedicato agli atteggiamenti, all’opinione e al senso comune, cioè a temi condivisi dalla disciplina con la sociologia.
Indice
1. Gli atteggiamenti
1.1 Gli studi sull’atteggiamento 1.2La formazione degli atteggiamenti 1.3 Il rapporto tra atteggiamenti e comportamenti 1.4 Il cambiamento degli atteggiamenti 1.5 L’aggiramento della comunicazione persuasiva a contenuto minaccioso
2. Il conformismo e l’esperimento di Solomon Asch
2.1 L’esperimento Asch 2.2 Il conformismo e i mass media
3. La costruzione dell’ostilità sociale e l’esperimento Sherif 4. Stereotipi e pregiudizi
4.1Gli stereotipi 4.2Come funzionano gli stereotipi 4.3 I pregiudizi 4.4 Come comprendiamo la realtà sociale
«L’adolescenza è l’epoca in cui l’esperienza la si conquista a morsi»
Jack London
L’adolescenza è uno dei momenti più critici della vita di ogni individuo e quella in cui si manifestano cambiamenti fisici, ormonali e soprattutto cerebrali e mentali.
L’adolescenza è un percorso di sperimentazione, può essere vissuta come organizzante o disorganizzante, come una occasione di crescita o rivelarsi luogo mentale di occasioni perdute o può anche presentarsi senza crisi evidenti («adolescenza interminabile»), in cui i processi adolescenziali non vengono elaborati e superati e perdurano indefinitamente come tali per il resto della vita.
Gli adulti significativi presenti nella rete sociale sono in grado di cogliere le diverse espressioni dell’adolescente e le sue possibilità di essere accolto, ascoltato e curato, sostenendo la capacità, da parte dell’adolescente, di interrogarsi sul funzionamento della propria mente, sulle difficoltà di soggettivarsi in modo vitale e creativo?
1.La rivoluzione neolitica e la nascita delle civiltà fluviali nella Mezzaluna fertile
1.1 I cambiamenti economici nel passaggio dal nomadismo alla sedentarietà 1.2 I cambiamenti sociali legati alla trasformazione neolitica
2. La nascita della scuola
2.1 La scrittura come strumento di governo
3. Egitto e Mesopotamia: l’educazione del sacerdote e dello scriba
3.1 La scrittura è il sapere più alto della casta sacerdotale
3.2 La scuola si laicizza
1. La rivoluzione neolitica e la nascita delle civiltà fluviali nella Mezzaluna fertile
1.1 I cambiamenti economici legati al passaggio dal nomadismo alla sedentarietà
Tra i 10.000 e i 3.500 anni prima di Cristo, nella lingua di terra dell’Asia occidentale, bagnata dai fiumi Tigri, Eufrate e Nilo chiamata mezzaluna fertile, si svilupparono alcune delle prime grandi civiltà.
1. L’educazione informale delle società prive di scrittura
Uno degli obiettivi fondamentali dell’educazione è la conservazione e la trasmissione della tradizione culturale alle generazioni più giovani.
Nelle società senza scrittura manca, però, lo strumento indispensabile pertramandare una concezione del mondo al di là del qui ed ora. L’educazione perciò deve essere assicurata attraverso il passaggio diretto e personale di valori, pensieri, modi di vita.
Questa trasmissione diretta e personale è raggiunta con l’educazione informaleche viene realizzata dal gruppo familiare, dai coetanei e dagli adulti della comunità.
Si tratta di una forma di educazione basata quasi esclusivamente sull’osservazione e sull’esperienza diretta che sostituisce in gran parte ciò che nelle società alfabetiche è fornito dalla scuola.
Perché l’essere umano ha bisogno di educazione? Perché ogni società umana si è dotata di un sistema di trasmissione della propria cultura alle giovani generazioni? Che differenza c’è tra il sistema educativo di una società moderna e quello di una società tradizionale?
E, ancora, perché in Occidente gli anni di scuola tendono ad allungarsi sempre di più? A queste domande risponde la pedagogia, anche interrogando saperi diversi come l’antropologia, la paleoantropologia e la sociologia.
I simboli del Giappone: ciliegi in fiore dietro un ponte rosso, attraversato da una donna in abito tradizionale
Jerome Bruner (1915 – 2016)
Come tutti gli esseri viventi, l’uomo trascorre la sua esistenza in un ambiente naturale, retto da leggi fisiche e biologiche.
Ma, a differenza degli animali, organizza anche un ambiente culturale, capace di piegare la natura ai suoi bisogni, controllandola e modificandola.
Questa capacità, come ricorda lo psicologo americano Jerome Bruner, dipende da specifiche caratteristiche, quali la costruzione di strumenti, il linguaggio,l’organizzazione sociale, la prolungata infanzia e il bisogno umano di spiegare la realtà.
Attraverso di esse gli uomini hanno sviluppato ciò che gli antropologi chiamano cultura,ossia l’insieme di valori, norme, modelli, comportamenti, simboli, e strumenti che caratterizzano ogni società umana.
La cultura domina, perciò, l’esperienza di ogni essere umano, ma essa non è iscritta nel codice genetico: per essere conservata, deve essere trasmessa, così che ogni nuovo membro della comunità possa farla propria, rielaborarla e utilizzarla.
Da questa necessità di trasmissione nasce ilprocesso educativo.
In greco antico il termine pharmakon aveva due significati principali: «cura» e «veleno». Indicava tanto quelle sostanze in grado di dare sollievo, curare e guarire, tanto quelle che avvelenavano, guastavano e deturpavano.
Il pharmakon forza sempre la natura e produce un processo «innaturale», che impedisce alla malattia di compiere il proprio decorso, eventualmente destinato alla morte del portatore.
Il pharmakon è contemporaneamente curativo e velenoso proprio perché interferisce nell’ordine delle cose, anche quando agisce per «sanare»: ogni micro-spostamento produce una serie indefinita di micro e macro cambiamenti dagli effetti imprevedibili.
Il 31 ottobre 2014, Blaise Compaoré, l’uomo che dopo l’assassinio di Thomas Sankara ne aveva preso il posto alla presidenza del Burkina Faso, è stato costretto a dimettersi. È del 13 aprile 2021, invece, la notizia che sarà processato per il suo omicidio.
Trentotto anni fa, il 4 agosto 1983, Thomas Sankara aveva dato inizio alla rivoluzione burkinabé che avrebbe portato l’ex Alto Volta ad assicurare, in poco più di due anni, due pasti al giorno e acqua potabile ai sette milioni di abitanti del poverissimo paese del Sahel.
Protagonista delle lottecontro il neocolonialismo e per la cancellazione del debito, Thomas Sankara è stato assassinato nel 1987, grazie al tradimento del suo amico più caro, Compaoré appunto, due mesi dopo il celebre discorso alla conferenza di Addis Abeba per la cancellazione del debito del terzo mondo:
Se il Burkina Faso resterà solo in questa richiesta – disse, consapevolmente Sankara – l’anno prossimo non sarò più qui a questa conferenza.
Dal Discorso all’Assemblea Nazionale dell’ONU, 4 ottobre 1984:
Sono davanti a voi in nome di un popolo che ha deciso sul suolo dei propri antenati di affermare d’ora in avanti se stesso e farsi carico della propria storia. Oggi vi porto i saluti fraterni di un paese di 274.000 Km2 in cui sette milioni di bambini, donne e uomini si rifiutano di morire di ignoranza, di fame e di sete non riuscendo più a vivere una vita degna di essere vissuta. Chi mi ascolta, mi permetta di dire che parlo non solo in nome del mio Burkina Faso tanto amato, ma anche in nome di tutti coloro che soffrono in ogni angolo del mondo.
Parlo in nome dei milioni di esseri umani che vivono nei ghetti perché hanno la pelle nera o sono di culture diverse, considerati da tutti poco più che animali. Parlo in nome di quelli che hanno perso il lavoro in un sistema che è strutturalmente ingiusto e congiunturalmente in crisi, ridotti a percepire della vita solo il riflesso di quella dei più abbienti. Parlo in nome delle donne del mondo intero che soffrono in nome di un sistema maschilista che le sfrutta. Le donne che vogliono cambiare hanno capito e urlano a gran voce che lo schiavo che non organizza la propria ribellione non merita compassione per la sua sorte. Questo schiavo è responsabile della sua sfortuna se nutre qualche illusione quando il padrone gli promette libertà.
Giunto al potere a trentaquattro anni con un colpo di stato militare, Sankara aveva risollevato in pochi anni il Burkina Faso [fascia del Sahel] dalla sua miseria secolare.
L’adornò del cinto E delle vesti, le donar le Grazie E Pito veneranda aurei monili, E de’ più vaghi fior di primavera L’Ore chiamate, le intrecciar corone. Ma l’uccisor d’Argo, Mercurio, a lei, Ché tal di Giove era il voler, l’ingegno Scaltri d’astuzie e blande parolette E fallaci costumi …
[…]
Aveva Prometeo a lui Fatto divieto d’accettar mai dono Venutogli da Giove, ché funesto Esser questo potea; ma, del fratello Obliando Epimeteo i saggi avvisi. Accettollo, e del male, allor che il dono Era già suo, di subito s’accorse.
[…]
Di propria mano scoperchiato il vaso, Che i mali in sé chiudea, questi si sparsero Tra i mortali, e sol dentro vi rimase All’estremo dell’orlo la Speranza, Perché la donna, subito, il coperchio Riposto, il volo a lei contese. Tale Era il cenno di Giove.
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