Uno stralcio dei materiali di studio di Salvatore Palidda per il corso di Sociologia della devianza di Scienza della comunicazione dell’Università di Genova, a.a. 2015/16.
Questa prospettiva di studio si fonda su un’accezione della devianza che comprende non solo la trasgressione o violazione delle regole e delle norme socialmente condivise, ma anche tutto ciò che contribuisce alla produzione e alla riproduzione di essa come fenomeno insito nei mutamenti sociali.
Si propone quindi una prospettiva di interpretazione della devianza attraverso lo studio delle sue molteplici manifestazioni e delle numerose reazioni che queste suscitano in diversi momenti storici, in diversi contesti sociali e politici. Si potrà allora comprendere come ogni mutamento sociale è mutamento dell’ordine della società, ossia cambiamento del controllo sociale e del disciplinamento dei comportamenti collettivi e individuali e quindi cambiamento di ciò che si considera deviante.
Il 31 agosto 2018 è morto a 96 anni Luigi Cavalli Sforza, il genetista che aveva studiato le migrazioni umane e aveva dimostrato che esiste una sola razza umana.
Le nozioni di «razze superiori» e «razze inferiori» nascono nell’Ottocento con la pubblicazione del Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane (1853-55) di Joseph Arthur de Gobineau (1816-82). Il saggio stabiliva, infatti, l’ineguaglianza originaria delle razze, creando una tipologia fondata su criteri di gerarchizzazione ampiamente soggettivi come la «bellezza delle forme, forza fisica e intelligenza».
Non esistono oggi, almeno in ambito scientifico, sostenitori delle tesi di de Gobineau, perché gli studi di genetica umana hanno dimostrato che lo stesso concetto di razza, fondato su presunte differenze biologiche, è privo di senso. Nei brano seguente il genetista Luigi Cavalli Sforza (1922-2018) rintraccia le origini del razzismo in osservazioni di carattere culturale, smentendo la validità delle motivazioni biologiche [L. L. Cavalli Sforza, Introduzione alla genetica umana, trad. it. di A. Ramazzotti Cavalli Sforza, Milano, Mondadori, 1976, pp. 146-50 e 165-66].
Ugualmente Suman, in quello successivo, ne La mela di Newton che prende spunto dalle dichiarazioni preelettorali di politici e giornalisti.
È facile distinguere le tre razze umane principali: africana, caucasica e orientale. Grossolanamente corrispondono alle razze nera, bianca e bruna; vi sono però molti gruppi di transizione e non è facile, ad esempio, decidere se classificare come africani o caucasici molti africani del nord [ . ..].
Nel settantatreesimo anniversario del bombardamento atomico, un articolo di Simona Maggiorelli uscito su Left.it due anni fa e una clip di RepTV.
Fu il texano Claude Robert Eatherly (1918-1978), pilota e meteorologo, a dare il via libera allo sgancio della prima bomba atomica della storia, “little boy”, che colpì Hiroshima il 6 agosto 1945. Earthely aveva solo 27 anni, ma era già un esperto nel suo settore. Quel giorno agì sulla base di considerazioni pratiche e razionali: il cielo era sgombro e non c’erano perturbazioni in arrivo su Hiroshima.
Un ragazzo disabile fa spostare i bagagli a un passeggero, lui lo insulta, un’anziana interviene e lui si scusa. La storia del coraggioso dietro front di un uomo stanco ma non fiaccato dalla vita. Tratto da Repubblica.it.
“Sono su un treno regionale, sto andando a una presentazione del mio libro, fuori una pioggia obliqua cade contro i finestrini. Il treno ferma a una stazione di cui non leggo il nome, alla stazione sale un ragazzo disabile, lo portano su in tre. Il ragazzo è in carrozzina e ha il busto piegato in avanti da un’evidente malformazione. Lo spazio del vagone riservato alle carrozzine è occupato da due ingombranti valigie, il controllore dice a voce alta:
Di chi sono questi bagagli?, senza ottenere risposta, allora urla: DI CHI SONO QUESTI BAGAGLI?
e d’un tratto un uomo sui cinquanta si volta da due sedili più avanti, il controllore lo vede e gli intima:
Le conclusioni di un panel di esperti consultati dall’Ente nazionale di valutazione americano: gli studenti non imparano più a leggere perché a scuola si fanno solo test e si trascurano storia e letteratura, arte e scienze. Tratto dal Corriere.it.
Perché gli studenti americani non riescono a migliorare le loro capacità di lettura nonostante tutti gli investimenti fatti negli ultimi due decenni proprio per rafforzare questa competenza strategica?
Per tentare di rispondere a questa domanda il Naep, l’Invalsi americano, la settimana scorsa ha convocato un gruppo di esperti a Washington. E la risposta finale è stata: perché leggere non è come andare in bicicletta. Non basta saper pedalare: per capire un testo bisogna poter contare su un solido bagaglio di conoscenze, mentre il sistema scolastico americano da vent’anni a questa parte ha puntato tutto e solo sulle competenze, a scapito della ricchezza del curriculum.
Era il 2001 – presidente George W. Bush – quando il Congresso americano approvò con un voto bipartisan la legge chiamata No child left behind che, almeno nelle intenzioni, doveva servire a dare a tutti i ragazzi – ricchi o poveri – delle solide competenze in lettura e matematica grazie a un sistema di test diventato negli anni sempre più pervasivo.
Costruendo una civiltà ad alto consumo energetico, ogni giovane popolazione produce conseguenze sul proprio ecosistema.
I modelli matematici costruiti da un team di astrofisici ipotizzano che l’esito catastrofico delle conseguenze indotte da una popolazione sia probabile in rapporto di 3 su 4 ma che esista una possibilità residuale che qualche civiltà abbia potuto rendersi conto prima della fine delle conseguenze del proprio modello di sviluppo.
Una delle domande più importanti per la sopravvivenza a lungo termine della specie umana è il modo in cui le civiltà gestiscono i cambiamenti che apportano ai loro ambienti a mano a mano che diventano più tecnologicamente avanzati. Questa domanda potrebbe anche aiutarci a valutare le possibilità che nell’universo esistano altre forme di vita intelligente.
Uno studio, recentemente pubblicato sulla rivista Astrobiology, suggerisce che ci sono quattro diversi scenari che una civiltà può seguire mentre si sviluppa. Uno di questi quattro percorsi conduce all’esistenza sostenibile. Ma negli altri tre casi le civiltà sfruttano troppo le risorse e collassano e di conseguenza si estinguono.
La domanda più logica, quindi, è: quale dei quattro percorso abbiamo intrapreso?
La scuola italiana continua a tramandare modelli di mascolinità e femminilità rigidi e anacronistici. Lo documenta Irene Biemmi in Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari [Rosenberg & Sellier, 2018] di cui riporto uno stralcio della Postfazione. Tratto da Micromega.
Tutto cambia, ma non i libri di testo (Postfazione)
Se si prende in mano un libro a caso, può succedere che la constatazione non sia immediata. Non tutti i brani sono egualmente risibili, a una lettura rapida certe pagine sembrano accettabili… È solo leggendo con attenzione, rileggendo e ponendo in correlazione le varie pagine che il disegno pedagogico arcaico e regressivo si fa luce.
Umberto Eco, I pampini bugiardi
Nel 1972 Umberto Eco pubblica I pampini bugiardi. Indagine sui libri al di sopra di ogni sospetto: i testi delle scuole elementari, l’anno successivo Elena Gianini Belotti dà alle stampe Dalla parte delle bambine (1973).
Pascal Boyer spiega che, nonostante l’alta variabilità di comportamenti religiosi nelle diverse società, è possibile rintracciare un denominatore comune dell’atteggiamento religioso ovvero la presenza di agenti cui viene attribuita una mente che desidera, ricorda e agisce intenzionalmente, in maniera simile a quella umana. Oltre alle grandi religioni organizzate, esistono quelle che Boyer chiama “attività religiose informali”, le stesse che probabilmente praticavano i nostri antenati e che contenevano il germe dell’evoluzione delle religioni. L’intervista di Francesco Suman all’antropologo per La mela di Newton.
Pascal Boyer è professore al dipartimento di antropologia e psicologia della Washington University di St. Louis, dove detiene la cattedra di Henry Luce Professor of Individual and Collective Memory.
È tra i pionieri dello studio delle religioni da un punto di vista cognitivo. È autore di libri fondamentali per la sua disciplina come Religion explained (2001), tradotto in italiano da Odoya nel 2010 (E l’uomo creò gli dei. Come spiegare la religione). Il suo ultimo libro è Minds make societies – how cognition explains the world humans create (2018), edito da Yale University Press.
Pascal Boyer era tra gli invited speakers della conferenza tenutasi a Erice dal 9 al 14 maggio scorso intitolata “Future directions on the evolution of rituals, beliefs and religious minds” e organizzata dal Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana e dalla Scuola Internazionale di Etologia “Danilo Mainardi” diretta dal prof. Stefano Parmigiani (Università di Parma).
Lo spazio è curvo e la meccanica newtoniana non vale per tutte le dimensioni della materia: se c’è un tratto essenziale nella scienza novecentesca è quello del dubbio, della rivoluzione, del ripensamento di ciò che sembrava più stabile.
In queste bellissime brevi lezioni, Rovelli ci presenta i due principali paradigmi della scienza novecentesca e il loro paradosso di teorie sperimentali empiricamente verificate e al tempo stesso in conflitto.
La più sorprendente delle due, la meccanica quantistica, ci suggerisce che nella realtà microfisica non c’è oggettività, che le cose non sono oggetti collocati in un luogo e capaci di spostarsi o di cambiare nel tempo, ma reti di relazioni, intersoggettività, materia che esiste solo quando va a sbattere con qualcos’altro. La stessa realtà pensata da Eraclito, Democrito, Epicuro, Hegel.
Indice
Lezione prima. La più bella delle teorie
Lezione seconda. I quanti
Lezione terza. L’architettura del cosmo
Lezione quarta. Particelle
Lezione quinta. Grani di spazio
Lezione sesta. La probabilità, il tempo e il calore dei buchi neri
In chiusura: noi
Lezione prima. La più bella delle teorie
Albert Einstein (1879-1955)
Nel 1905, Einstein scrive tre articoli per gli Annalen der Physik: il primo dimostra che gli atomi esistono davvero, il secondo apre la porta alla Meccanica dei quanti, il terzo presenta la prima versione della teoria della relatività: la cosiddetta relatività ristretta.
Isaac Newton (1642 -1726-7)
La teoria della relatività ha un successo immediato, ma Einstein si rende conto che non armonizza con la teoria della gravitazione universale di Newton. Risolverà il problema dopo dieci anni di studi.
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