Esiodo, Le opere e i giorni
L’adornò del cinto
E delle vesti, le donar le Grazie
E Pito veneranda aurei monili,
E de’ più vaghi fior di primavera
L’Ore chiamate, le intrecciar corone.
Ma l’uccisor d’Argo, Mercurio, a lei,
Ché tal di Giove era il voler, l’ingegno
Scaltri d’astuzie e blande parolette
E fallaci costumi …
[…]
Aveva Prometeo a lui
Fatto divieto d’accettar mai dono
Venutogli da Giove, ché funesto
Esser questo potea; ma, del fratello
Obliando Epimeteo i saggi avvisi.
Accettollo, e del male, allor che il dono
Era già suo, di subito s’accorse.
[…]
Di propria mano scoperchiato il vaso,
Che i mali in sé chiudea, questi si sparsero
Tra i mortali, e sol dentro vi rimase
All’estremo dell’orlo la Speranza,
Perché la donna, subito, il coperchio
Riposto, il volo a lei contese. Tale
Era il cenno di Giove.
Jean-Pierre Vernant, L’invenzione della donna nel mito greco
A questo punto si potrebbe pensare che la storia sia conclusa, invece non lo è affatto. Il terzo atto ha inizio. Certo, gli uomini possiedono la civiltà, Prometeo ha svelato e consegnato loro tutte le tecniche. Prima del suo interven- [p. 61]
Esercitazione
1. Spiega perché il mito di Pandora costruisce l’immagine della donna presso i Greci
2. Spiega cosa vuol dire che la società greca era misogina.
3. L’ambiguità della figura femminile è sintetizzata dalla simbologia del ventre: illustrala spiegando perché il matrimonio è desiderato ma anche detestato dai greci.
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