
Piero della Francesca, Polittico di Sant’Antonio (1460-70) – Galleria Nazionale dell’Umbria
La seconda tappa dei Percorsi storico-artistici nella città di Perugia, formazione per docenti curata dalla prof.ssa Caterina Martino, ha toccato la Galleria Nazionale dell’Umbria.
Cara ai perugini che la chiamano col vecchio nome di Pinacoteca, la Galleria Nazionale dell’Umbria, è stata aperta al pubblico, appunto come Regia Pinacoteca, nel 1878 (diventerà Museo Statale nel 1918).
Il primo nucleo della collezione esposta a Palazzo de’ Priori, viene dal patrimonio dell’Accademia cittadina di Belle Arti – allora a Palazzo Murena nell’attuale p.za dell’Università – nella quale, in epoca napoleonica, erano confluite le opere delle congregazioni religiose soppresse.

Beato Angelico, Polittico Guidalotti (1447-9 ca)
Là, gli studenti potevano studiare le opere provenienti dalle requisizioni, tra le quali il Polittico di Piero della Francesca, la Pala dei Guidalotti di Beato Angelico e la Pala di Santa Maria de’ Fossi di Pinturicchio.
La successiva requisizione del patrimonio ecclesiastico, avvenne con l’unità d’Italia del 1860 e il patrimonio continuò ad ingrandirsi anche negli anni successivi rendendo necessario il trasferimento nei nuovi spazi espositivi di Palazzo de’Priori (1879).
Sala 1

Maestro di San Francesco, Croce dipinta, 1272
Nella prima Sala è esposta la Croce del 1272 del Maestro di San Francesco, importante artista, nonostante il suo nome non sia noto, attivo prima di Cimabue.
L’opera, proveniente dalla Chiesa di San Francesco al Prato che ospita le spoglie del Beato Egidio (primo divulgatore del culto francescano, con i suoi Dicta e la costituzione del Romitorio di Monte Ripido, morto nel 1261) è alta 5 metri per una larghezza di 3,5, dimensioni che impedirono che potesse entrare integra a Palazzo de’ Priori: si nota infatti il taglio verticale sul braccio sinistro praticato nel 1863 in occasione della collocazione nella Sala.
Straordinariamente espressiva, la Croce mostra ai piedi del Cristo un San Francesco inginocchiato: è la più antica raffigurazione del santo come alter Christus, immagine vivente di Cristo.
Lo sfondo, su cui si staglia la figura del crocefisso ritrae le geometrie e i decori della tela perugina, importante patrimonio artigianale della città.
Sala 2

Duccio da Buoninsegna, Madonna dei domenicani (1304-1310 ca)
La Madonna dei domenicani è la parte centrale di un Polittico commissionato dai frati domenicani al maestro toscano Duccio da Buoninsegna per rilanciare in città il loro ordine, la cui immagine era oscurata da quella del rivale ordine minore di San Francesco al Prato. Il lavoro fu finanziato dagli introiti dell’indulgenza plenaria indetta da papa Benedetto XI.
Un’analisi a raggi infrarossi eseguita nel 1993 ha rivelato che originariamente la mano sinistra della Vergine era rappresentata con le dita chiuse sulla veste del Bambino. Il dito indice è stato poi allungato dall’artista forse per portare l’attenzione sui piedini su cui verranno piantati i chiodi al momento della Crocefissione, o forse su un elemento perduto, posto al di sotto della tavola, che potrebbe aver ospitato la firma del Maestro.
La sala ospita anche i frammenti di una fontana ormai perduta, realizzata da Arnolfo di Cambio nel 1281, che si trovava nell’area del mercato (in pede fori, ai piedi di p.za iV Novembre) dov’è attualmente la più contenuta p.za della Repubblica.

Arnolfo di Cambio, Frammento della Fontana degli assetati, 1281
Le cinque sculture rappresentano il bisogno d’acqua, reso con due figure femminili che si trascinano verso la fonte e di un malato che si protende verso di essa torcendo il busto, e il diritto universale ad accedervi, reso con le figure di due giuristi a simboleggiare le autorità comunali che hanno patrocinato l’opera pubblica.

il comune assicura il diritto a un bene pubblico
I due magistrati sono rappresentati l’uno intento a scorrere col dito il segno della lettura come nella pratica medievale, l’altro con la chierica dei dominicani.
Dai documenti pervenuti, si sa che la fonte era adornata da sculture in bronzo del Grifo e del Leone, ad indicare, come le figure dei giuristi, il buon governo cittadino.
Nel 1308 lo smantellamento della fontana fu completato, forse per carenza di approvigionamento dell’acquedotto perugino. Alcuni elementi della fontana vennero così impiegato per la costruzione della scalinata della Chiesa di Sant’Ercolano, anch’essa demolita nel 1524.

Grifone bronzeo con gioco d’acqua
Completano la sala, due formelle della Fontana Maggiore mostrano l’iconografia di Roma: la lupa e i gemelli, Rea Silvia e il Dio Marte; una statua è dedicata a Roma caput mundi che simboleggia il potere papale e, non a caso, reca i segni delle sassate dei perugini; un Grifone – simbolo funerario etrusco ispirato a un animale immaginario metà acquila e metà leone, poi diventato simbolo cittadino – in bronzo, con un gioco d’acqua.
Sala 3
La Cappella dei Priori, ancora consacrata (1450), è interamente affrescata con il panorama cittadino medievale e rinascimentale, – il pavimento in maiolica invetriata è di Giacomo di Marino detto il Cavalla, il coro ligneo di Gaspare di Giacomo da Foligno e Paolino da Ascoli – e con il ciclo delle Vite di Sant’Ercolano, uno dei patroni della città, e di San Ludovico di Tolosa di Benedetto Bonfigli.
Secondo gli accordi con i committenti, la sala fu affrescata per metà da Bonfigli e sottoposta al giudizio di Filippo Lippi, Domenico Veneziano e Beato Angelico per il pagamento all’artista e l’autorizzazione al completamento che fu concessa.

vestizione di san Lodovico d Tolosa
Il lato sinistro si apre con la consacrazione alla presenza di Bonifacio VIII di Lodovico da Tolosa, figlio dell’alleato di Perugia Carlo d’Angiò e futuro vescovo di Marsiglia, che scelse il saio francescano scontentando il padre, ritratto accigliato mentre volge le spalle alla scena.

miracolo sullo sfondo della città turrita con la bellissima Chiesa di sant’Isidoro che non esiste più
Segue la scena del miracolo di Lodovico, il naufragio di un mercante che recupera il tesoro in un pesce, che ha per sfondo Perugia e non Marsiglia; il Miracolo della guarigione di Giovanni figlio di Filippo VI di Francia e, infine, le esequie del santo.
Accanto alle esequie di un santo francescano, la storia di un santo laico e deforme: sant’Ercolano, il primo patrono della città, il defensor civis ucciso dai goti di Totila durante il terzo anno d’assedio della città nel 540.

Tradimento del chierico, presa di Perugia da parte di Totila, decapitazione di Sant’Ercolano e ritrovamento del suo corpo incorrotto
L’affresco ritrae l’episodio finale dell’assedio, con lo stratagemma di Sant’Ercolano dell’ultimo vitello ingrassato e gettato dalle mura per ingannare i barbari sulla disponibilità di cibo della città. La storia racconta che i goti, allora, tolsero l’assedio, ma vennero informati dell’inganno da un chierico traditore, così tornarono indietro ed entrarono dalle scalette di sant’Ercolano, catturarono il santo, lo scuoiarono vivo e lo decapitarono, uccidendo con lui anche un bambino.
Sant’Ercolano fu sepolto sul luogo del sacrificio con il piccolo ucciso. Le sue spoglie furono prima traslate a san Pietro, poi al Duomo di san Lorenzo. Il ciclo di affreschi ritrae ritrae la città com’era alla metà del ‘400, con le bellissime chiese di sant’Isidoro e dei Serviti, rasa al suolo in occasione dell’edificazione della Rocca di Paolo III Farnese, che non esistono pià
Gli spazi vuoti della Capella dei Priori, ora chiusi da due vetrate, ospitavano i ritratti degli altri due patroni, San Costanzo e San Lorenzo. Nel 1495, sull’altare della Cappella fu collocata la Pala dei decemviri di Pietro Perugino, ora ai Musei Vaticani.
Sala 4
— continua —
Il viaggio alla GNU comincia tra Duecento e Trecento, tra la magnificenza degli affreschi di Benedetto Bonfigli nella cappella dei Priori e la Madonna con Bambino di Duccio di Buoninsegna. Prosegue con il tardogotico perugino di Gentile da Fabriano e si inoltra tra i capolavori di esponenti del Rinascimento come Beato Angelico, Benozzo Gozzoli e Piero della Francesca.
E proprio nella sala 13 si trova il capolavoro simbolo della Galleria Nazionale dell’Umbria: il polittico di Sant’Antonio di Piero della Francesca.
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