Nelle statistiche vanno sotto le voci di dispersione e insuccesso: ma il fenomeno sta diventando un vero allarme per la scuola italiana. I numeri negli anni crescono, e il ministero pensa a organizzare azioni di recupero [aggiornamento del del 15 novembre: “pensa di organizzare azioni di recupero tagliando i fondi per il miglioramento dell’offerta formativa” (ddl. stabilità), cioè quei fondi utilizzati dalle scuole per organizzare corsi di recupero e attività di rimotivazione allo studio.
La lotta alla dispersione scolastica sarà una delle 10 priorità del governo Monti per la scuola. Lo ha assicurato il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, illustrando le linee guida del suo dicastero in commissione Cultura alla Camera. Il “recupero delle aree scolastiche più compromesse” attraverso “interventi specifici di rafforzamento delle conoscenze e competenze irrinunciabili, ai fini della riduzione dell’insuccesso formativo, della dispersione e dell’abbandono scolastico”, è considerato uno degli obiettivi strategici per rafforzare il sistema di istruzione nazionale.
Per evitare fughe premature dalle scuole di ogni ordine e grado, che consegnano al mondo del lavoro giovani con scarse capacità di imporsi per i bassi livelli di istruzione – al massimo il diploma di terza media e non più in formazione, come avviene per i Neet -, si può pensare “all’apertura delle scuole per tutto l’arco della giornata e al supporto di personale esperto, attuati in sinergia con il ministero della Coesione territoriale per l’immediato recupero della capacità di spesa delle regioni meridionali più carenti”.
Ma cosa si intende per dispersione e insuccesso? E quali sono i numeri che le descrivono? Ogni anno sono oltre 400 mila gli studenti della scuola secondaria che vanno incontro ad una bocciatura, abbandonano i banchi di scuola facendo perdere le proprie tracce o non vengono neppure scrutinati per le troppe assenze. L’ultima rilevazione sulla dispersione effettuata dal ministero, allora della Pubblica istruzione, risale all’anno scolastico 2004/2005. Da allora, il silenzio più assoluto. E oggi? La dispersione scolastica complessiva – somma di bocciati e abbandoni – si è addirittura incrementata. Sei anni fa, alla media si contava il 2,7 per cento di bocciati e l’11,4 per cento al superiore. Il tasso di abbandono era pari allo 0,2 per cento alla media e all’1,5 al superiore. In totale, tra abbandoni “non formalizzati” e bocciature si contavano 2,9 “dispersi” su cento alunni alla media e 12,9 “dispersi”, sempre su cento, al superiore.
Nel 2011, la situazione si è aggravata: alla media la sola quota di bocciati sale al 4,6 per cento e al 12,7 per cento al superiore. Ma occorre sommare la quota di non scrutinati, e quindi bocciati, per le troppe assenze che nel 2004/2005 venivano contabilizzati fra i bocciati: 0,7 per cento alla media e 1,3 per cento al superiore. Se si aggiungono gli abbandoni “senza lasciare traccia” – 0,2 per cento alla scuola media e 0,9 al superiore – la dispersione sale al 5,5 per cento alla media e al 14,9 al superiore: e sono 434mila studenti. L’allarme del ministro è più che appropriato.
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