Dopo quattrocento anni dalla rivendicazione dell’autonomia della scienza dalla religione (1615) e dalla forzata abiura di Galilei, è ancora impossibile ottenere che la scienza e l’educazione rispondano solo a se stesse, senza doversi inchinare a entità trascendenti e a poteri mondani a queste riconducibili.
Il collega ternano Franco Coppoli è stato sospeso per un mese dall’insegnamento e dallo stipendio per aver tolto il crocefisso dalle aule in cui insegnava, comportamento che secondo l’Ufficio Scolastico Regionale, configura «violazione dei doveri connessi alla posizione lavorativa cui deve essere improntata l’azione e la condotta di un docente».

Dalla lettera a Madama Cristina di Lorena Granduchessa di Toscana, marzo 1615: il progresso della scienza non deve essere ostacolato dalla Rivelazione, «l’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo».
Da anni Franco si batte perche la scuola sia libera da simboli religiosi e nessun credo sia in posizione sovraordinata alla trasmissione del sapere. Contro la decisione del dirigente dell’Ufficio scolastico umbro, ora farà ricorso al giudice del lavoro: «una sanzione ingiustificata. Nell’ordinamento italiano non c’è alcuna legge che impone la presenza del crocefisso in classe nelle scuole superiori pubbliche».
Il sindacato Cobas ha espresso solidarietà al docente, raggiunto ieri dal provvedimento che lo terrà fuori dalla scuola dall’8 aprile al 7 maggio:
“Nel nostro Paese, nel 2015, è ancora vietato rivendicare la separazione tra stato e chiesa e chiedere spazi educativi inclusivi senza simboli religiosi. Continua la crociata integralista, discriminatoria e diseducativa, di quelli che pretendono di imporre la connotazione religiosa delle aule scolastiche della scuola pubblica, nonostante non esista alcuna legge o regolamento che impongano la presenza del crocefisso nelle aule delle scuole superiori”.
5 Aprile 2015 at 16:58
Quali sarebbero i doveri che la motivazione dichiara violati? :/
5 Aprile 2015 at 17:21
Ovviammente sono del tutto indeterminati, perché coincidono con il non rompere le scatole a chi ha deciso cosa si deve insegnare e come. E’ un fatto grave purtoppo, a cui non stiamo reagendo come dovremmo; mi consola solo sapere quanto Franco sappia difendersi egregiamente da solo, un vero panzer, per fortuna.
5 Aprile 2015 at 17:47
Leggo che nei palinsensti delle reti televisive, sia pubbliche che private, papa Bergoglio e la chiesa cattolica sono rappresentati per il 74,7%; il protestantismo il 12,4%; l’ebraismo l’ 11,8%; le altre religioni, fra lo 0,2 e lo 0,3 percento. La scuola, ovviamente, non può andare contro corrente.
5 Aprile 2015 at 20:27
eh però di questi tempi con isis che crocifigge i cristiani io avrei lasciato perdere, ci sono valori più pressanti dellle testimonianze laiche, bisognerebbe valutare, specie se si è iinsegnanti le implicazioni e le valenze di un gesto che si fa.
5 Aprile 2015 at 23:00
Il problema è che se non è laica non è scuola, Vittoria. Non sempre guardo al pianeta quando insegno, ma vorrei conservare la possibilità di parlare di Darwin e di genere, senza dover chiedere la dispensa al vescovo.
6 Aprile 2015 at 16:38
che non è laica e che non è scuola non ce sono dubbi, però qua il rischio grosso che si corre è di chiedere il permesso al tipo sul minareto e troppi non guardano al pianeta e soprattutto alle carneficine che fa isis e simili non solo verso i cristiani ma verso chinque non p in linea con allah delle sante pipeline…..poi io sono convinta che meglio un cristo in croce ad una parte che il ritratto di un presidente, su questo non sono d’accordo perchè per me resta sempre iconoclastia, ma io sono strana ed anomala, comunque sarebbe il caso che gli insegnanti tenessero presente il momdo attuale, poi sinceramente con tutti quelli che impiccano e lapidano per quel che pensano e dicono, mi pare un episodio marginale e facilmente recuperabile, vabbuò non si può essere d’accordo su tutto 😉
7 Aprile 2015 at 22:04
Lo penso anch’io Vittoria, ma quello che volevo dire è che molto spesso ti tocca molto più da vicino (dunque influisce molto di più) l’ingerenza del preside o del genitore che vuol sapere come affronti un argomento controverso (infischiandosene, ovviamente, dell’accademia), piuttosto che eventi di questo tipo. Quanto al merito, ti confesso che non faccio distinzioni tra le fedi. Ciao 🙂
11 Aprile 2015 at 20:40
il fatto è che noi abbiamo aderito alla convenzione europea dei diritti umani, devolvendo ad una apposita corte di dirimere le controversie relative alla sua applicazione. E la corte si è pronuciata chiaramente sui diritti umani degli studenti “non cristiani” a non sentirsi discriminati o estranei in una scuola che, per essere pluralista, deve necessariamente essere aconfessionale. Se poi un insegnante si identifica così tanto nella propria fede si appenda una crocefisso al collo, non disturba nessuno, anzi, sono personalmente convinto che la vera libertà sia il pluralismo. Ma per favore simboli religiosi appesi no, la scuola è di tutti
11 Aprile 2015 at 21:29
già, sembra pacifico, ma siamo ben lontani dall’ottenerlo.
12 Aprile 2015 at 18:24
Sono sconcertata, ma non stupita. Esiste una petizione on line o cartacea per far sentire le nostre voci e dimostrare solidarietà al collega?
In relaziona a quanto scrive Vittoria mi chiedo quali siano i valori più pressanti ai quali allude. Non ritengo possibile rispondere all’isis con un nuovo oscurantismo. La storia mostra cosa questo possa comportare.
12 Aprile 2015 at 18:59
Lo penso anch’io, Silvana. Quanto alla solidarietà a Franco, non abbiamo pensato ad una petizione, ma stiamo organizzando un convegno sui cambiamenti che si vogliono imporre alla scuola e sull’indebolimento dei presidi di democraticità e laicità che saranno accentuati dai prossimi provvedimenti.
Se vuoi metterti in contatto con lui, puoi farlo in modo diretto o indiretto scrivendogli per email (eventualmente ti passo l’indirizzo) o commentando la vicenda sul sito dei cobas-terni (http://cobasterni.blogspot.it/2015/04/per-una-scuola-pubblica-laica-senza.html).