Questo commento, spedito da un lettore alla rubrica Italians di Beppe Severgnini durante la furiosa polemica sul crocefisso a scuola del 2011, mi è sempre sembrata la spiegazione più chiara e convincente di cos’è la laicità.
La laicità non è un concetto positivo, si comprende per sottrazione: non significa negazione di Dio, ma neutralità rispetto alle confessioni, spiega Machera.
In coda al messaggio del lettore, un video più recente andato in onda in una delle reti tedesche in una trasmissione allestita dall’Università Goethe di Francoforte, affronta il tema dell’insegnamento della religione in una società pluralista a base multietnica.
Vorrei intervenire nella discussione sul crocifisso a scuola […] mi pare che quasi sempre si manchi di capire che cosa sia uno stato laico; proverò quindi a usare delle metafore, interpretabili in modo piuttosto letterale.
Uno stato laico è quello che ha deciso che a casa sua ognuno dipinge le pareti del colore che crede, ma che tutti gli edifici pubblici devono essere dipinti di bianco. Innanzitutto, la prima considerazione che dovrebbe essere evidente: finché parliamo di “edifici pubblici” non esiste laicismo, se inteso come eccesso di laicità. La laicità è appunto come il bianco: non ha gradazioni, perché è assenza di “colore”. Quindi, quando qualcuno critica il “laicismo” in realtà sta esponendo una tesi confessionale, e parla a favore di un “colore”. Non cadiamo in questa trappola.
Secondo: la laicità non ha niente a che vedere con maggioranze o minoranze. Se anche tutti i cittadini avessero la casa dipinta di azzurro, è una tutela della indipendenza delle istituzioni e della libertà di tutti avere gli edifici pubblici dipinti di bianco; la maggioranza non ha nessun diritto di “colorare” di sé le istituzioni, ma “solo” l’amministrazione, altrimenti si cade in uno stato confessionale. Chi invoca il principio di laicità non invoca la tutela di una minoranza, ma la tutela di tutti e di ciascuno. Infine, la cosa più assurda, di fronte a chi si appella alla laicità dello stato, è confondere questa istanza con l’idea di pluralismo delle religioni. Mescolando più colori, alla fine si ottiene il nero, non il bianco. Insomma: la causa era evitabile, la sentenza inevitabile.
Cordiali saluti.
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