Leggo su Repubblica.it che domani arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri il decreto sul merito. Insomma, la scuola italiana torna per decreto alla versione fine ottocentesca di Franti e De Rossi. Ecco qui la notizia:
Approda domani in Consiglio dei ministri il decreto sul merito (a scuola), ma alla vigilia Francesco Profumo è rimasto solo. Il Partito democratico ha sbattuto la porta. Francesca Puglisi, responsabile scuola, ha lasciato la riunione preparatoria: “Non voteremo mai la scuola competitiva” [poteva aggiungere “perché l’abbiamo già fatto” NDR], dice adesso. L’ex ministro Giuseppe Fioroni rileva il problema:
Il ministro Profumo sta seguendo la strada sbagliata. L’Italia ha bisogno di una scuola di qualità per tutti e non di una scuola di élite per pochi con il rischio di abbandono per molti” [“non ha bisogno cioè della scuola che si sta affermando e che, modestamente siamo stati noi a lanciare, cominciando a finanziare le scuole private” NDR].
La riforma sul merito è divisa in due parti: una per la valorizzazione dei migliori a scuola, l’altra per la valorizzazione dei migliori all’università. Viene istituita la nuova figura dello studente dell’anno, per esempio: ogni scuola potrà eleggere il più bravo fra coloro che avranno preso 100 e lode della maturità. Il prescelto avrà una borsa di studio aggiuntiva e uno sconto del 30% sulle tasse universitarie. Ma anche tariffe abbattute per viaggiare in bus ed entrare nei musei, grazie alla card “IoMerito”. E poi per gli studenti migliori le master class, corsi estivi da seguire gratuitamente. Sono previsti, ancora, premi per le scuole migliori e all’università più test per tutti.
Il provvedimento doveva essere un disegno di legge, ma il governo all’ultimo momento lo ha trasformato in un decreto. Profumo ha compreso la cattiva accoglienza e ora il Parlamento potrebbe riservargli un percorso a ostacoli. Perplessità sul testo, considerato “frettoloso” e troppo “sbilanciato”, sono emerse anche dal Pdl e dai centristi. Per l’Udc
si rischia di allargare lo spread tra bravi e deboli, di coltivare l’individualismo. E poi la riforma delle nuove norme sui concorsi universitari rischia di creare ulteriore caos” [Avete letto bene, ha detto proprio “allargare lo ‘spread’ tra bravi e deboli“, NDR].
A questo proposito l’ex ministro Mariastella Gelmini si è posta a guardia del suo lavoro: “No allo smantellamento delle nostre norme” [non aggiunge “la scuola pubblica l’abbiamo smantellata noi, astenersi imitatori”, ma il lettore attento lo sa già NDR]. Non piace a nessuno il decreto dei migliori, né alla Cisl né alla Rete degli studenti. Alla Camera e al Senato faticherà.
Per approfondire la questione della meritocrazia, si veda M. Boarelli, L’inganno della meritocrazia; Marco Lodoli, Chi ha i soldi il futuro se lo compra o si prepara a meritarselo; e l’articolo dedicato a Pierre Bourdieu, Tecnocrazia e merito.
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