18 Dicembre, 2012
by gabriella
Non mi viene in mente nessuna delle ricorrenti stragi americane che sia stata perpetrata da una donna. Al di là della modalità e degli strumenti, dunque, la dimensione di genere ci aiuta a collocare queste tragedia in un quadro un po’ meno esclusivamente americano: in fondo, anche in Italia è in corso da un pezzo una strage ininterrotta, solo che invece di un omicidio di massa tutto in una volta con armi convenzionali si tratta di uomini che uccidono le loro vittime una alla volta, usando una varietà di armi, domestiche e non.
Uomini c
he non sopportano di non dominare più le donne, uomini che non sopportano di non riuscire a orientarsi e trovare un senso di sé, che non sopportano di vedersi sfuggire di mano i ruoli e le prerogative patriarcali su cui hanno investito la propria presenza nel mondo. Da noi, è la sfera privata che ti va in pezzi, e uccidi chi ti è vicino; negli Stati uniti è la sensazione che sia il mondo intero che ti assedia, e allora forse è anche per questo che la violenza si scatena in spazi pubblici come vendetta sul mondo, e colpisce vittime sconosciute e senza nome nelle strade, nelle scuole o nelle università, che sono quasi l’unica istituzione residua di socialità, quindi il più immediato segno di presenza della sfera pubblica.
Nell’ultima campagna elettorale si diceva che un candidato che avesse propugnato un qualche limite alla vendita e accessibilità indiscriminata delle armi avrebbe firmato il proprio

suicidio politico.
Ho amici in territori marginali e in sacche di povertà americane che vedono nel possesso delle armi l’unico segno di essere cittadini, il solo diritto di cittadinanza che sentono di esercitare –
in un luogo e un tempo in cui salute, casa, lavoro non sono neanche pensati come diritti, e gli altri diritti democratici, dal diritto di parola al diritto di voto, sembrano spesso puramente virtuali o relativamente insignificanti; dove la politica non ti conosce, i media ti ignorano, e il sacrosanto diritto di proprietà è esploso con la crisi dei mutui che ti cacciano di casa, con la polarizzazione del reddito fra ricchissimi e classe media impoverita, con la intrinseca precarietà del posto di lavoro.
«A chi possiamo sparare?» chiede un contadino sfrattato dalla terra, in Furore di Steinbeck, il romanzo dell’altra Depressione: come fai a sparare a una banca? Oggi il nemico è ancora più senza volto, ancora più inafferrabile, il nemico è il mondo intero, e se il cinismo mercantile dell’industria e la follia ideologica della destra ti mettono a disposizione armi letali tu non hai che da allungare le mani e sparare all’impazzata, contro bersagli che non sono nessuno perché rappresentano tutti.
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9003/
43.11070112.389172
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Sociologia | Commenti disabilitati su Alessandro Portelli, Il furore della depressione
28 Settembre, 2012
by gabriella
La recensione di Sandro Mezzadra a Cittadinanza di Etienne Balibar e, in coda, il seguito del dibattito con l’ottima critica di Badiale.
1. Intervenendo nel dibattito aperto quest’estate da Jürgen Habermas sulla crisi europea (“il Manifesto”, 20 settembre), Étienne Balibar ha riproposto una tesi formulata ormai da diversi anni: l’idea cioè che l’Europa politica sia sì necessaria, ma che al tempo stesso – per essere “legittima e quindi possibile” – essa debba realizzare un “sovrappiù” di democrazia rispetto agli Stati nazione che la compongono. Il punto è, tuttavia, che questo “sovrappiù” di democrazia non sembra più pensabile nei termini di una continuità lineare con i processi di “democratizzazione” che hanno caratterizzato la storia dello Stato nazione in Europa: con quei processi cioè che, per quanto contraddittoriamente (e con la cesura dei fascismi), a partire dall’Ottocento hanno determinato una progressiva estensione del suffragio e un arricchimento “intensivo” dei diritti di cittadinanza, culminato nella costruzione dello Stato sociale democratico.
Balibar lo riconosce, e introduce – come a saggiarne la produttività – una serie di categorie che all’interno dei dibattiti critici vengono impiegate per “reagire” a questa soluzione di continuità, che rende problematica ai suoi occhi l’insistenza di Habermas su un «costituzionalismo normativo»: democrazia partecipativa, governance, democrazia conflittuale, costruzione del comune, contro-democrazia. Si tratta di ipotesi teoriche non necessariamente compatibili l’una con l’altra: ma Balibar, lungi dal proporre una sintesi tra di esse, sembra essere interessato – coerentemente con il suo stile di pensiero – a porle in tensione, con l’obiettivo di produrre un campo teorico e politico al cui interno sia possibile avanzare nella ricerca di un’uscita in avanti, a sinistra, dalla crisi europea.
read more »
43.11070112.389172
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Sociologia | Commenti disabilitati su Sandro Mezzadra, Europa, una democrazia in cerca di radicalità. Marino Badiale, Ancora un tradimento dei chierici?
24 Marzo, 2012
by gabriella
Un seminario cui sono stata invitata a partecipare qualche giorno fa presso la Casa delle Donne a Roma mi ha spinta a riflettere ancora sul tema scuola e laicità.
In occasione dell’8 marzo ho pubblicato un pezzo dal titolo Scuola: sostantivo femminile. Anche laicità è un sostantivo femminile. E se è vero – come sostiene Gastone Bachelard ne La poétique de la rÊverie – che esiste un animus e un’anima delle parole nelle differenti lingue, questo qualcosa vorrà dire. Certamente la scuola statale è laicità. La laicità è propria della scuola statale. Esiste un rapporto necessario ed imprescindibile tra questi due termini così cari alla coscienza democratica dell’Occidente.
Il binomio scuola pubblica e laicità evoca automaticamente suggestioni, talune immediate, altre un po’ meno.
Provo a ricordarne alcune, quelle che mi sembrano le più significative.
Scuola e laicità come principio giuridico, che deriva dalla Costituzione. Sono tanti i commi degli articoli 33 e 34 – quelli dedicati alla scuola – che direttamente o indirettamente trattano di laicità. Ancor più dei primi 3 commi dell’art. 33 (L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato), suggestiona straordinariamente il solenne e commuovente incipit dell’art. 34: “La scuola è aperta a tutti”; con poche, semplici parole spiega tutta la grandezza della scuola pubblica e della nostra Costituzione. Eppure il binomio scuola pubblica/laicità ha avuto bisogno – e soprattutto in questi ultimi anni – di essere continuamente riaffermato, oggetto com’è di continue violazioni: dal crocefisso nelle aule, all’insegnamento di religione cattolica, alla legge 62/2000, quella della parità scolastica. Senza contare le continue invasioni di campo che le autorità ecclesiastiche o le istituzioni confessionali http://www.retescuole.net/contenuto?id=20111108091152 compiono – in maniera più o meno diretta – sul terreno della scuola pubblica.
read more »
43.11070112.389172
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Pedagogia, Scuola Pubblica | Commenti disabilitati su Marina Boscaino, La scuola italiana ha bisogno di laicità
4 Febbraio, 2012
by gabriella
La Stampa online di oggi riporta i testi dei quiz di francesità a cui verranno presto sottoposti gli aspiranti cittadini [l’articolo è leggibile subito sotto]. Il riduzionismo dei quiz colpisce così anche la Francia il cui esecutivo si mostra incapace quanto il nostro di cogliere la differenza tra formazione e informazione. Eppure al rozzo inquilino dell’Eliseo basterebbe ascoltare poche battute di uno dei brani rap suonati ad alto volume nelle banlieue della sua città per rendersi conto che persino i beurs nati e istruiti in Francia e in possesso di nozioni ben più sofisticate di cultura francofona si guardano bene dal sentirsi francesi pur sedendosi ogni giorno sul passaporto tricolore.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=SIn2gyNVCqo&list=UUtnD5ajTm2Fddu7Yk6bM4nw&index=1&feature=plcp]
[cliccare sull’icona CC per attivare i sottotitoli in italiano]
read more »
43.11070112.389172
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Sociologia | Commenti disabilitati su Identità culturale e cittadinanza: anche i francesi cadono nell’equivoco dei quiz
Commenti recenti