Una meravigliosa, semplice e persino breve illustrazione del significato profondo del rafforzamento della nostra meritocrazia scolastica.
E’ molto strano che, da quando ci si occupa di educare fanciulli, non si sia immaginato altro strumento per guidarli che l’emulazione, la gelosia, l’invidia, la vanità, l’avidità, il vile timore, tutte la passioni più dannose, più pronte a fermentare e più adatte a corrompere l’anima anche prima che il corpo si sia formato.
Jean-Jacques Rousseau
Se esaminiamo le politiche scolastiche degli ultimi anni, l’unica «idea pedagogica» rintracciabile, accanto a provvedimenti che hanno a che fare con logiche economiche, è quella di rafforzare lo spirito di competizione degli studenti e di far così trionfare la meritocrazia. La recente idea del ministro Profumo di istituire un premio in ogni istituto per lo studente dell’anno non è certo un fulmine a ciel sereno, ma piuttosto il tentativo di dare una risposta sul piano simbolico, e quindi educativo, a questo tipo di discorso. Da un punto di vista storico non è una novità: tutte le società desiderose di introdurre forme di mobilitazione permanente dei loro cittadini hanno sempre utilizzato la scuola per finalità di questo genere.
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