Posts tagged ‘Darwin’

30 Aprile, 2024

Dewey

by gabriella
dewey

John Dewey (1859 – 1952)

John Dewey (1859-1952) è il massimo esponente del pragmatismo americano e il pensatore che più d’ogni altro esprime le ragioni profonde, educative e sociopolitiche, dell’attivismo pedagogico del primo Novecento.

«Il futuro è legato al diffondersi dell’atteggiamento scientifico. È questa l’unica garanzia contro uno sviamento su vasta scala per opera della propaganda. Ancor più importante, è l’unico modo per assicurare la possibilità di una pubblica opinione abbastanza intelligente per affrontare i presenti problemi sociali».

J. Dewey, Libertà e cultura

Indice

1. La scuola progressiva

1.1 Non solo scuola attiva, ma una scuola strumento di progresso sociale

1.1.1 Scuola attiva e scuola progressiva

 

2. I fondamenti teorici

2.1 Unitarietà del reale e strumentalismo logico
2.2 L’esperienza e l’interazione individuo-ambiente
2.3 Esperienza e pensiero
2.4 L’origine del pensiero
2.5 Educazione ed autoeducazione

 

1. La scuola progressiva

Nato a Burlington, nel piccolo Stato del Vermont, Dewey risente in particolare delle influenze del pragmatismo di William James, una filosofia che ha come proprio oggetto di riflessione l’esperienza e il processo di interazione tra l’individuo e l’ambiente.

Dietro di essa si può intravedere l’evoluzionismo di Darwin che, come è noto, ha posto l’interazione individuo-ambiente alla base dei processi di adattamento coi quali l’umanità si è evoluta nel tempo.

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26 Febbraio, 2024

Homo sapiens, la filogenesi umana

by gabriella

Homo sapiens

Testo della lezione sull’evoluzione della nostra specie, elaborato sulla base delle lezioni di Telmo Pievani dell’Universitù di Padova.

Indice

1. La filogenesi della specie Sapiens del genere Homo
2. La Rift Valley
3. Il genere Homo
4. Out of Africa

4.1 L’Out of Africa di Homo Ergaster e le sue filiazioni orientali di Homo georgicus e Homo Erectus
4.2 L’Out of Africa di Homo Heidelbergensis
4.3  Gli Out of Africa di Homo Sapiens

 

6. L’evoluzione del cervello umano

6.1 Conclusioni: encefalizzazione, linguaggio e cultura negli ominidi

 

6.2 Cavalli Sforza, Evoluzione culturale ed evoluzione biologica

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21 Gennaio, 2024

Darwin

by gabriella

Lezione su Darwin, la genesi dell’evoluzionismo e dei suoi principi, ispirata a tre lezioni sul tema di Piergiorgio Odifreddi.

Indice

1. Il Beagle e gli anni della ricerca

1.1 I precedenti antichi dell’evoluzionismo

2. L’origine delle specie (1859)

2.1 La fecondazione delle orchidee da parte degli insetti

3. L’origine dell’uomo (1871)
4. L’idea di Dio e le polemiche con il clero

 

1. Il Beagle e gli anni della ricerca

darwin_beagleIl 27 dicembre 1831, il brigantino Beagle salpa con Darwin [1809-1882] a bordo per completare il rilevamento della Patagonia e della Terra del fuoco cominciato dal capitano King tra il 1826 e il 1830.

L’arrivo alle Galapagos è uno dei momenti fondamentali di questo viaggio. Darwin studia le tartarughe, le iguane e soprattutto i fringuelli, stupendosi della enorme varietà di organismi che popolano l’arcipelago.

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18 Luglio, 2016

Olmo Viola, La biodiversità della Terra? Batteri e … poco altro

by gabriella

batteriUn nuovo albero della vita fa luce su come i veri signori del pianeta siano i batteri, le cui scoperte correlate aprono nuove prospettive d’indagine. Forse gli eucarioti sono solo un ramoscello fra gli archeobatteri e i domini principali della vita vanno ancora una volta ridisegnati. Nuovi inattesi microrganismi sono stati scoperti e attendono di essere studiati a fondo. Tratto da La mela di Newton.

 

“I Think”

Darwin Tree, 1837

Darwin Tree, 1837

esordì Charles Darwin a principio di pagina 36 del suo taccuino B, e subito sotto disegnò quello che stava pensando: uno schema ramificato che voleva rappresentare rapporti di parentela e di discendenza fra specie, ciò che noi oggi chiamiamo “albero della vita”.

archeobatteri

Archeobatteri

A dire il vero più che a un albero assomigliava a un più irregolare corallo, tant’è che già nelle pagine precedenti aveva realizzato sui fogli degli schizzi riconducibili proprio a coralli[1]. In quel disegno riassumeva i concetti su cui stava costruendo la sua teoria: evoluzione, discendenza comune, estinzione. Usò quello scarabocchio privato per rendere visibili le idee fondamentali e connetterle graficamente. In un attimo quell’ipotesi visuale diveniva un modello esplicativo fecondo. Negli anni successivi abbandonò la prospettiva di definirlo corallo e si convinse a usare la più comprensibile e popolare metafora dell’albero, che poteva cooptare da un contesto di significati già diffuso: l’albero genealogico che ogni famiglia possedeva (almeno quelle nobili). Ma pochi avrebbero apprezzato l’idea di Darwin di inserire tra i ritratti degli antenati più antichi quella di un progenitore scimmiesco, di un anfibio e di un rettile. E visti gli ultimi aggiornamenti si può immaginare che lo stesso Darwin si sarebbe sorpreso se avesse potuto osservare uno degli ultimi alberi genealogici elaborati quest’oggi: chi non si sorprenderebbe nel vedere in cima alla propria genealogia un archeobatterio?

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29 Marzo, 2016

Andrea Parravicini, Dewey, Darwin e il Ministero del Disturbo

by gabriella
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John Dewey (1859 – 1952)

Alcuni stralci dell’articolo, uscito oggi sulla Mela di Newton.

Nel primo di una collezione di saggi dal titolo The Influence of Darwin on Philosophy (H. Holt & Co., New York 1910), più di un secolo fa Dewey faceva notare come già il titolo del capolavoro di Darwin, L’origine delle specie (1859), contenendo i termini “origine” e “specie”, esprimesse una rivolta intellettuale contro i presupposti della filosofia della natura e della conoscenza che aveva regnato nel pensiero occidentale per duemila anni. Da sempre la cultura occidentale considera tutto ciò che in natura e nel sapere umano è fisso, non cambia, o ha uno scopo finale, come qualcosa di superiore rispetto a ciò che cambia, diviene senza scopo o ha un’origine. Il cambiamento, il divenire cieco, sono sempre stati considerati dalla cultura occidentale come segni di difetto e di irrealtà. L’origine delle specie, scrive Dewey,

Charles Darwin

Charles Darwin (1809 – 1882)

«nel trattare le forme, che erano state considerate come tipi fissi e perfetti, come entità che hanno un’origine, cambiano e scompaiono, […] ha introdotto un modo di pensare che alla fine era destinato a trasformare la logica della conoscenza, e dunque il modo di trattare la morale, la politica e la religione» (pp. 1-2).

Per duemila anni, nota Dewey, cogliere le essenze, le forme immobili insite nella natura (come le cosiddette “specie”), i “fini” permanenti all’interno del perenne divenire delle cose del mondo, è stato lo scopo della conoscenza scientifica. Questa filosofia ha dominato in tutti i campi del sapere umano relativo alla natura, fino a che la scienza moderna, con Galilei e Cartesio, non ha eliminato i principi fissi e le cosiddette cause finali di aristotelica memoria dall’astronomia, dalla fisica, dalla chimica.

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15 Settembre, 2015

15 settembre 1835, il Beagle raggiunge le Galapagos

by gabriella
Isola Bartolomé, Galapagos

Isola Bartolomé, Galapagos

Tratto da Senzasoste.it.

Il 15 settembre 1835, il brigantino Hms Beagle raggiunse le isole Galápagos. Era partito da Plymouth il 27 dicembre 1831 con il compito di effettuare rilevazioni idrografiche in Sudamerica. Tra gli 80 uomini a bordo c’era il giovane naturalista Charles Darwin, che il capitano Robert Fitzroy aveva voluto con sé come antidoto per la depressione, visto che il suo predecessore si era suicidato nello Stretto di Magellano.

L’arcipelago delle Galápagos (in spagnolo le tartarughe giganti) è situato sull’Equatore, ed è formato da 13 isole maggiori e altre più piccole, di origine vulcanica. Gli spagnoli le scoprirono per caso il 10 marzo del 1535, si rifornirono di cibo e acqua e proseguirono per il Perù. Le trovarono disabitate, in quanto non hanno mai avuto una popolazione indigena. In seguito vi si stabilirono pirati, balenieri e detenuti.

Le Galápagos sono interessate da tre correnti oceaniche che hanno portato numerosissime specie marine a ritrovarsi qui, e la lontananza dal continente ha permesso la formazione di un ecosistema unico, con una ricchissima biodiversità. Per un naturalista erano un paradiso: ogni isola aveva specie sue proprie di tartarughe e uccelli e Darwin, esaminando i fossili raccolti, osservò che le differenze si erano prodotte nel tempo a partire da un’unica specie originaria.

Il Beagle ripartì dalle Galápagos il 20 ottobre e fece ritorno in patria un anno dopo.

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8 Marzo, 2014

Telmo Pievani, Vito Mancuso, Del caos e dell’ordine nella natura

by gabriella
Telmo Pievani

Telmo Pievani

Vito Mancuso

Vito Mancuso

Il dibattito in filosofia della scienza tra la posizione finalista di Mancuso – per il quale l’evoluzione è frutto di un disegno intelligente, che produce ordine in un percorso dal più semplice al più complesso – e quella antifinalista, materialistica e atea dell’approccio evoluzionista di Pievani.

E’ stato il filosofo della scienza a lanciare «il sasso nello stagno» con un provocatorio articolo uscito sul numero 1/2014 di Micromega [pp. 3-29] al quale il teologo ha opposto una lunga replica pubblicata sul suo sito, elegantemente ripresa da Micromega.

Precisazione: nella parte dell’articolo non riportata, Pievani si riferisce a livello 1 per “evidenze scientifiche comprovate”; livello 2 per “interpretazioni generali, scientificamente fondate ma ancora dibattute“; livello 3: “ricezione divulgativa della notizia scientifica”; livello 4: “quarto livello della ricezione: festival della fantasia dilettantesca, parole in libertà”; livello 5: “sogno ad occhi aperti, del fantasy filosofico, cioè dei travisamenti intenzionali e truffaldini di chi specula sulle notizie scientifiche per assecondare un proprio convincimento ideologico”.

 

Telmo Pievani, Con buona pace dei teologi (eretici e non)

 principio passione[…] [p. 17] Rispetto alle più edificanti opere precedenti (2007; 2009), in II principio passione (2013) Mancuso si mostra più disponibile ad accettare la realtà di fatto inoppugnabile della contingenza evolutiva. Mutazioni deleterie e imprevedibili, catastrofi su larga scala, derive, accidenti ecologici, perturbazioni non lineari: tutto ciò rappresenta il lato tragico e assurdo della natura.

Ma non per questo è privo di senso: deve pur sempre esserci un senso, e una risposta per tutto! Essendo l’universo una creazione continua, libera e inconclusa, mediata dalla natura – spiega Mancuso – le forze del bene (quelle che aggregano, mettono in relazione, aumentano la complessità e l’armonia della natura) si scontrano con quelle antinomiche del male, del disordine e della disgregazione (il lato oscuro della forza).

E una gran fatica questa lotta manichea, ma la meta è così luminosa che ne vale la pena. Pur in modo tortuoso e non lineare, pur fra mille sofferenze ancora, la giustizia alla fine trionferà. Ora, è chiaro che in questo modo esisterà sempre una teoria filosofica e teologica per giustificare qualsiasi evidenza scientifica e il suo contrario. L’importante è dare a intendere al lettore che i buoni vinceranno, che i mostri saranno sconfitti e la Morte Nera esploderà, che alla fine Luke Skywolker riporterà l’equilibrio nella forza, che il padre Anakin si pentirà in extremis di essere passato al lato oscuro e la sua anima sarà salva. É un lenitivo formidabile.

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18 Luglio, 2013

Piergiorgio Odifreddi, Il 2012 e la fine del mondo

by gabriella

Piergiorgio_OdifreddiIn questo post del suo blog, Odifreddi ironizza sulla credenza nella profezia dei Maia, cogliendo l’occasione per spiegare cosa distingue una previsione scientifica da una superstizione. In coda un’esercitazione per essere certi di aver capito l’argomentazione del matematico.

Let me take you down, ’cause I’m going to strawberry fields.
Nothing is real and nothing to get hung about.
Strawberry fields forever.
Living is easy with eyes closed, misunderstanding all you see.

Yogi Berra, il grande giocatore di baseball, che divenne famoso anche per i suoi aforismi surreali, disse una volta che fare previsioni è sempre difficile, soprattutto sul futuro. Rispetto al baseball, il gioco della palla dei Maya era sicuramente uno sport meno sofisticato e più grossolano: lo dimostra il supposto colpo di testa sulla fine del mondo, che qualcuno dei suoi giocatori avrebbe fatto.

Sicuramente, infatti, non può essere stato uno scienziato maya a prevedere che il Big Crunch dovrebbe avvenire il 20 dicembre 2012. Anzitutto, perché i Maya non usavano i nostri sistemi numerico e astronomico, mentre una data come il 20.12.2012 puzza troppo apertamente di fumo numerologico occidentale.

Ma, soprattutto, perché gli ottimi astronomi maya, che sapevano benissimo prevedere per davvero una varietà di fenomeni celesti, non avrebbero certo abboccato a gossip parascientifici da strapazzo. Questi gossip sono stati doverosamente riportati dai media. E non nello Yucatan indio, loro supposto luogo d’origine, ma nell’Europa bianca, che invece dovrebbe essere rossa di vergogna! La faccenda, infatti, rivela la confusione mentale che alberga nelle teste di coloro che vivono in un mondo dominato dalla tecnologia e dalla scienza, ma rimangono in balìa dell’ignoranza più tribale. In fondo, sfoggiare una televisione, un computer o un telefono cellulare per sentirvi o leggervi quel genere di notizie, non è molto diverso dall’appendersi orgogliosi una sveglia al collo, come i “selvaggi” di una volta.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=9r4mJ3aEhHo]

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10 Marzo, 2012

Diogene di Sinope

by gabriella

Credo ch’io potrei vivere tra gli animali,
che sono così placidi e pieni di decoro.
Io li ho osservati tante volte e a lungo;
Non s’affannano, non gemono sulle loro condizioni,
Non stanno svegli al buio, per piangere sopra i loro peccati,
Non m’indignano discutendo i loro doveri verso Dio,
Nessuno è insoddisfatto, nessuno ha la mania infausta di possedere cose,
Nessuno si inginocchia innanzi all’altro, né ai suoi simili vissuti migliaia d’anni fa,
Nessuno è rispettabile tra loro, od infelice,
sulla terra intiera.

Walt Whitman

La storia narra che Alessandro Magno, affascinato dalla possibilità di incontrare il filosofo, celebre per il suo autocontrollo e la sua assoluta indipendenza dalle cose e dal potere, gli chiese quale suo desiderio avrebbe potuto esaudire: Diogene gli chiese di spostarsi perchè gli faceva ombra. Alessandro rimase colpito dall’assoluta indifferenza e dalla mancanza di reverenza di un uomo che lo trattava da pari e ne colse, non senza fastidio, la superiorità: «Se non fossi Alessandro – disse – vorrei essere Diogene». Con questo comportamento verso l’autorità, che il filosofo condivide con molti altri, a partire da Socrate e Platone, Diogene si comporta da parresiastes, dice cioè la verità a costo della vita.

Molti aneddoti su Diogene riportano i suoi comportamenti paragonabili a quelli di un cane, e i suoi elogi alle virtù del cane. Non è noto se Diogene sia stato insultato con l’epiteto “cinico (da kynikos, l’aggettivo derivante da kyon, cane) ed abbia scelto di considerarlo un elogio, o se sia stato lui stesso a sceglierlo per sé.

Diogene riteneva, infatti, che gli esseri umani vivessero in modo artificiale e ipocrita e che dovessero studiare gli atteggiamenti del cane. Oltre a praticare in pubblico le fisiologiche funzioni corporee senza sentirsi a disagio, un cane mangerà di tutto e non si preoccuperà di dove dorme. I cani vivono nel presente senza ansietà, e non si occupano di filosofia astratta. Inoltre, sanno istintivamente chi è amico e chi è nemico. Al contrario degli uomini che o ingannano o sono ingannati, i cani riconoscono la verità.

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