Il 28 maggio 1974, una bomba esplode in Piazza della Loggia, a Brescia, durante una manifestazione antifascista, uccidendo otto persone (cinque giovani insegnanti, tre operai, un pensionato) e ferendone oltre cento.
Quarant’anni dopo la strage, la Cassazione ha riaperto il caso giudiziario autorizzando un nuovo processo d’appello contro l’assoluzione dei neofascisti imputati nel delitto: il medico veneziano Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, uomo dei servizi infiltrato in Ordine Nuovo. La verità giudiziaria è arrivata 43 anni dopo con la loro condanna.
«Ora gli italiani sanno che l’inquinamento delle prove, i depistaggi investigativi, le connivenze degli apparati dello stato con l’eversione neofascista erano parte di una vita democratica incompiuta e minacciata».
Alfredo Bazoli, padre di Giulietta, 34 anni, insegnante
La zuppetta è una delle celebri candid camera di Specchio segreto, la trasmissione di Nanni Loy andata in onda nel novembre 1965 che si ispirava al format americano ma si distingueva dall’originale per la capacità del suo autore di mettere in risalto la psicologia della vittima, andando oltre la comicità fine a se stessa del modello. La trasmissione diventò così una spietata lente di ingrandimento dell’alienazione sociale della civiltà neo industriale propria dell’Italia del boom economico. Furono prodotti venticinque sketch di cui Loy fu spesso protagonista [maggiori dettagli in Wikipedia]: i due, a mio avviso, memorabili sono La zuppetta e (l’ancora introvabile) L’evaso di Regina Coeli. Qui [visualizzarlo con Firefox]: un emigrante a Milano che chiede ospitalità per la cena di Natale.
Ne La zuppetta, Loy testimonia il clima di bonaria accettazione dello “spostato” e l’attitudine alla condivisione della gente comune (operai, pensionati, borghesi) di un bar qualunque del dopoguerra italiano (considerando diversi particolari, sembra un bar della stazione di Bologna). Ne L’evaso di Regina Coeli, Loy dà invece voce alla solidarietà dei passanti verso un sedicente evaso da Regina Coeli al quale, senza domande o moralismi, essi regalano le proprie cinture o i lacci di scarpe che dice di aver lasciato in carcere, perché possa camminare per strada senzavergognarsi e, individuato, non sia riportato in cella.
Negli anni scorsi, La zuppetta è stato uno dei video preferiti dei miei studenti, particolarmente quelli che ho incontrato per una veloce ora di supplenza. Lo stile comunicativo e l’approccio solidale dei clienti del bar bolognese stupisce e rinfranca soprattutto i ragazzi più giovani, abituati ai brutali codici comportamentali delle nostre società urbane. Li aiuta a immaginare ambienti umani più accoglienti e a storicizzare la brutalità che li circonda.
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