Posts tagged ‘diritto allo studio’

18 Dicembre, 2012

Ungheria: proteste di massa per il diritto allo studio

by gabriella

A man holds up a sign during a protest in central Budapest.

Stralcio da un articolo di repubblica.it la notizia della protesta studentesca in corso in Ungheria da una settimana.

Migliaia di studenti stanno protestando a Budapest, davanti ai palazzi del governo e alcuni di loro verso il Palazzo della Radio, per il diritto allo studio e il ripristino delle libertà fondamentali.

Le manifestazioni degli studenti si protraggono quotidianamente da quando il governo ha annunciato di voler ridurre drasticamente le borse di studio (già fatto anche da noi) e aumentare le tasse universitarie (già fatto anche da noi). Il che in un paese a basso reddito medio significa riservare l’accesso all’università ai soli benestanti (ovviamente, come da noi). Il governo magiaro ha peraltro già dimezzato il numero delle università in contrasto con la politica di promozione culturale del resto della Mitteleuropa (Germania, Polonia, Repubblica cèca per esempio) e dei paesi scandinavi (è in corso anche da noi).

La protesta è partita dalla Eotvoes Lorand Egyetem, la più prestigiosa delle università della capitale, legata ai migliori atenei del mondo. Gli studenti però sono aiutati solo dalla rete e dai blog, i media ufficiali tacciono (anche i nostri). Dopo un incontro con studenti filogovernativi, Orbàn ha proposto un compromesso rifiutato dai giovani: studi gratis ma se v’impegnate a lavorare poi in patria. Assurdo, vista l’altissima disoccupazione giovanile e l’alta domanda di forza lavoro qualificata poliglotta in Germania e altrove (ecco un aspetto originale: ai nostri studenti si chiede invece di lasciare l’Italia e cercare occupazione lontano da mammà, come ha affermato simpaticamente il ministro Cancellieri).

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18 Novembre, 2012

17 novembre, diritto all’istruzione

by gabriella

Il diritto allo studio è il “diritto umano” n. 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. In dissolvimento nei paesi industrializzati – secondo l’OCSE l’Italia è al penultimo posto tra i paesi occidentali per la spesa nella scuola -, questo diritto non è mai stato conquistato nei paesi poveri nei quali, secondo il Rapporto Unesco 2012, restano oggi 775 milioni di analfabeti di cui 122 giovani, due terzi donne e bambine.

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8 Novembre, 2012

Province: chiuderemo le scuole

by gabriella

Gaetano Bucci ci aveva messi sull’avviso: il pareggio di bilancio è incostituzionale. La riduzione della spesa sta ridisegnando il patto sociale e il sistema dei diritti. Viene tagliata infatti la spesa “sociale”, TAV, ponte sullo stretto e F35 non sono invece in discussione. Per questo trovo il comportamento di Saitta l’unico “consono all’istituzione che rappresenta”.

Aggiornamento del 9 novembre: il giorno dopo la dichiarazione  di Saitta, il Tg2 delle 13 ne ridicolizza il coraggioso atto d’accusa, scatenando contro l’incauto la reazione della scuola pubblica. Va così in onda la triste pesca di presidi ed insegnanti che abboccano prontamente all’amo: “la scuola ha già pagato”, “che taglino piuttosto le auto blu”.

E’ battaglia tra governo e Province italiane. A dichiararla è l’appena nominato presidente dell’Upi, Antonio Saitta: “Le Province faranno ricorso ai Tar contro i tagli del governo”, ha annunciato. “E’ una decisione non più rinviabile: i 500 milioni di tagli imposti alle province con la spending review non sono sopportabili”. E a breve decideranno la chiusura dei riscaldamenti nelle scuole e il conseguente aumento delle vacanze per gli studenti.

E mentre per la nomina a presidente dell’Unione delle Province italiane sono arrivati i complimenti del ministro per la Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, e i suoi auguri ad avere un comportamento “più consono all’Istituzione che rappresenta”, Saitta ha invocato un’iniziativa comune per esortare gli amministratori delle Province ad “aprire uno scontro con gli organi dello Stato”, alzando i toni. “Chiediamo solo rispetto. Non siamo una lobby economica, siamo un pezzo elettivo dello Stato e chiediamo rispetto” [infatti, se foste una lobby economica lo avreste, NDR] ha replicato il neopresidente delle Province d’Italia rispondendo alle affermazioni del ministro della Pubblica amministrazione che questa mattina, intervenendo ad Agorà, su RaiTre aveva parlato di “abolizione totale delle province” ma “su revisione costituzionale e solo se se ne è convinti”.

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13 Settembre, 2012

Alessandro Dal Lago, Scuola. L’inizio e la fine

by gabriella

Quarantacinque anni fa l’università si rivoltò contro un’istruzione ingessata e autoritaria che riservava la «formazione superiore» solo a una quota minoritaria e privilegiata della popolazione. Al di là delle ricostruzioni di comodo e delle incessanti abiure, questo è stato il significato profondo del ’68, almeno per quanto riguarda la scuola. Da Don Milani a Ivan Illich, dalla pedagogia antiautoritaria alla sociologia critica, una pluralità di correnti intellettuali ha contribuito, tra gli anni ’60 e ’70, a un profondo cambiamento degli indirizzi culturali sull’istruzione.

Nel bene e nel male, la società italiana (al pari di gran parte di quelle europee) è figlia di questa rivoluzione. Che cosa resta oggi di tutto ciò? Ben poco, anzi quasi nulla. I dati Ocse riportati ieri da Roberto Ciccarelli su questo giornale fotografano l’esito di un’involuzione iniziata nella seconda metà degli anni Novanta, con la riforma della scuola (autonomia, ecc.) e dell’università («3+2»). Quella che allora era sbandierata (dal governo di centro-sinistra) come una razionalizzazione dell’offerta formativa era in realtà una via di mezzo tra un’illusione e un’utopia conservatrice.

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