Non è possibile vivere felicemente
senza vivere con saggezza, virtù e giustizia,
né vivere con saggezza, virtù e giustizia,
senza vivere felicemente.
A chi manchi la saggezza, la virtù e la giustizia,
manca anche la possibilità di una vita felice.
Massime vaticane, 5
Epicuro fondò la sua celebre scuola aperta a tutti, alle donne come agli schiavi, quindici anni dopo (307 a.C.) la morte di Aristotele.
La sua filosofia è un quadruplice rimedio contro la paura, generata dall’ignoranza, e una via per la felicità, intesa come liberazione dalle angosce di una visione non chiara della vita.
Indice
1. Antifinalismo e ritorno al circolo metafisico
1.1 Una filosofia morale
2. Il quadrifarmaco
2.1 Sull’esistenza degli dei
3. La teoria del piacere e la teoria dei bisogni
3.1 Sommo bene è il piacere
3.2 La teoria dei bisogni
3.3 L’impermanenza della vita
4. La lettera a Meneceo
1. Antifinalismo e ritorno al circolo metafisico di Epicuro
Il pensiero di Epicuro è ispirato all’atomismo e al materialismo di Democrito da cui trae quel radicale antifinalismo che, come si vedrà, lo distingue dai quasi contemporanei stoici.
A differenza di Democrito, Epicuro introduce nella prospettiva materialistica e deterministica dell’atomismo un elemento di casualità: il clinámen la deviazione spontanea degli atomi rispetto alla loro traiettoria.
Qui l’osservazione di Lucrezio sul rapporto tra caso e libertà dei viventi:
«se i primi elementi, con la loro declinazione, non producessero un movimento tale da rompere le leggi del fato, sì da impedire che la concatenazione delle cause vada all’infinito, donde deriverebbe questa libera facoltà di sottrarsi al fato che vediamo propria degli esseri animati per tutta la terra, per via della quale possiamo andare ovunque la volontà ci guidi?». De rerum natura, II, 255 ss (p. 56).
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