Traggo da Voci dall’estero, la traduzione di un articolo di John Weeks – pubblicato su Social Europe – sulla ripresa economica dell’Irlanda che contiene un’analisi di esemplare chiarezza delle politiche mercantiliste attivate anche in Italia e dei loro esiti.
I media spesso si riferiscono all’Irlanda come alla “prima della classe” tra i paesi che lottano per uscire dalla disastrosa crisi Europea. Ma un’analisi del “successo” degli Irlandesi ci rende benissimo l’idea di cosa sia veramente quell’economia dell’ 1% che predica il Vangelo dell’austerità in Europa […]. Se delle importazioni in eccesso possono generare problemi quando perdurano a lungo, […] quando un paese registra un surplus commerciale, i consumi e degli investimenti dei suoi residenti devono essere inferiori alla produzione e al reddito nazionale. Questa eccedenza può finanziare i flussi di capitale, il che spiega perché gli investimenti esteri tedeschi, giapponesi e cinesi si sono moltiplicati nel corso degli ultimi venti anni. Il mantenimento di un surplus commerciale come politica del governo, è definito “mercantilismo”. […]
La forma estrema di quel che Adam Smith riteneva una “follia” si verifica quando i surplus finanziano la povertà e l’instabilità economica. Due esempi infami del ventesimo secolo sono il pagamento delle riparazioni tedesche dopo la Prima Guerra Mondiale, e la crisi del debito dell’America Latina negli anni ’80 e ’90. In entrambi i casi, delle potenze straniere tenevano sotto pressione dei paesi affinché generassero dei surplus commerciali per pote ripagare i loro debiti ai governi (nel caso della Germania degli anni ’20), o alle banche straniere (dei paesi latino-americani negli anni ’80). Il primo caso ha portato a Hitler e il secondo ad una generazione di impoverimento diffuso.
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