A un anno dal terremoto che ha colpito l’Umbria e le Marche, la scuola dedica una giornata di riflessione alle misure di sicurezza nei luoghi pubblici, con una serie di interventi volti a stimolare la discussione tra gli studenti [il programma della giornata è in coda all’articolo].
Il mio è dedicato al dibattito settecentesco sul terremoto di Lisbona. Il disastro più celebre della storia europea avvia, infatti, una riflessione sulle catastrofi che costituisce uno spartiacque tra le teorie scientifiche e filosofiche intorno ai fenomeni naturali.
Nasce qui la meteorologia moderna e il radicamento di un nuovo pensiero eretico.
Indice
1. Lisbona, 1 Novembre 1755, h. 9.30
2. La filosofia delle catastrofi
2.1 Un nuovo punto di vista
1. Lisbona, 1° Novembre 1755, h. 9,30
È il primo novembre 1755, giorno di Ognissanti. Alle 9,40 del mattino, a Lisbona, le chiese sono affollate di gente e di ceri accesi per le celebrazioni liturgiche, quando tre scosse di terremoto (nono grado della scala Richter) che si susseguono per diciassette minuti fanno crollare i palazzi più grandi e le chiese, causando la fuga disordinata delle persone verso la costa e la foce del fiume Tago che credevano più sicure.
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